Oltre ad alzare muri a protezione delle proprie industrie ed economia, la Casa Bianca dovrebbe aumentare il proprio appeal presso quei Paesi tentati dalle soluzioni low cost del Dragone. Cominciando a giocare d’attacco
Come potranno gli Stati Uniti fermare l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale cinese? Giocare troppo in difesa, dopo il caso DeepSeek, costato miliardi di dollari in termini di capitale bruciato in Borsa dalle big tech, potrebbe non essere una buona idea. Gli esperti del Wilson Center ne sono convinti: l’America “sta esagerando nella difesa mentre deve attaccare di più. Washington è impegnata a costruire muri normativi per limitare l’accesso alla potenza di calcolo dell’Intelligenza Artificiale, quando la Cina sta aggirando queste barriere e sviluppando strategicamente vantaggi asimmetrici”.
Tradotto, la cinta di protezione attorno all’industria tecnologica americana immaginata dal presidente Donald Trump potrebbe non bastare. “Riconoscendo che ci vorrà del tempo prima che la Cina raggiunga gli Stati Uniti nel calcolo AI ad alte prestazioni, le aziende cinesi si sono concentrate sullo sviluppo di tecnologie più efficienti e meno costose. Stanno anche cercando di costruire posizioni dominanti nell’AI open source, nell’infrastruttura cloud e negli ecosistemi di dati globali. Queste strategie consentono alla Cina di offrire un accesso AI più economico e senza restrizioni, integrandosi nei mercati emergenti in modi che saranno difficili da rimuovere. Questa non è solo una competizione, è una battaglia per il controllo dell’infrastruttura digitale globale oggi e in futuro”, chiarisce uno dei più autorevoli centri studi statunitensi.
Il punto è che “le restrizioni degli Stati Uniti creano di fatto un’apertura per le aziende di Intelligenza Artificiale cinesi, nella maggior parte delle nazioni sprovviste di quelle protezioni americane. Se gli Stati Uniti vogliono rimanere in testa, non devono esagerare nel costruire alti muri normativi e non devono sottovalutare la corsa più veloce per rimanere in testa alla Cina, perché altrimenti potrebbero spingere le stesse aziende cinesi ad aggredire mercati meno protetti: queste restrizioni geografiche rischiano di spingere molti Paesi verso fornitori alternativi e più economici”.
E allora, che fare? Semplice, “correre più velocemente: gli Stati Uniti devono accelerare nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e garantire che una politica di diffusione della stessa Intelligenza Artificiale faccia progredire la sicurezza senza indebolire inutilmente l’innovazione del libero mercato e la competitività economica. Per esempio, stabilendo un percorso affinché molti Paesi diventino partner affidabili, in modo che le nazioni chiave possano effettuare la transizione verso un maggiore allineamento con le politiche statunitensi in materia di Intelligenza Artificiale”.
Ancora, “garantire che l’America diventi il luogo più attraente per i data center semplificando le procedure di rilascio dei permessi e dando l’accesso all’energia a prezzi sostenibili nonché continuare ad attrarre i migliori talenti mondiali nel campo dell’Intelligenza Artificiale, assicurandosi che le menti migliori scelgano di sviluppare modelli all’avanguardia negli Stati Uniti. Il rischio è quello di perdere giocando con la tattica sbagliata”.