I due incidenti americani non possono essere ricondotti a una matrice unica, né presentano punti di contatto con quelli in Corea del Sud e Kazakhstan di fine 2024. Le investigazioni tecniche procederanno speditamente, grazie al recupero dei registratori di volo. Infondate le osservazioni di Trump sulla responsabilità dei controllori di volo incompetenti in quanto provenienti da minoranze
Cosa sta succedendo al mondo del volo? Con due incidenti mortali in pochi giorni negli Stati Uniti, che si saldano ai due di fine dicembre in Corea del Sud e Kazakhstan, la domanda è inevitabile. La risposta breve è che i quattro incidenti solo che la sicurezza del volo è una conquista quotidiana e che il progresso della tecnologia non consente di riposare sugli allori. Detto questo, i quattro incidenti hanno caratteristiche molto diverse tra loro e che non si possono quindi ricondurre a una matrice unica.
Del più recente, il Learjet 55 caduto il 31 gennaio un minuto dopo il decollo da Philadelphia, si conoscono pochi elementi. Oltre alle sei persone a bordo, vi sono una settima vittima e 22 feriti al suolo. Insieme al fatto che i registratori di volo siano stati recuperati a due metri e mezzo di profondità, ciò indica che il bireattore ha impattato il suolo integro e ad alta energia. Immatricolato XA-ICI, il Learjet era stato costruito nel 1982 ed era operato dalla società messicana Jet Rescue Air Ambulance.
Per quanto riguarda la collisione a Washington tra il CRJ700 di American Airlines e l’elicottero Sikorsky UH-60B dell’US Army, è probabile che la causa della tragedia che ha causato 67 vittime trovi presto risposta. Non perché la responsabilità delle 67 vittime sia di una qualche minoranza etnica affrettatamente inserita in organico, come ha detto a caldo il presidente Donald Trump, ma per l’abbondanza di dati disponibili. Dai registratori di volo, subito recuperati dalle gelide acque del Potomac, alle conversazioni con la torre, fino ai numerosi filmati, il National Transportation Safety Board dispone già di moltissime evidenze. Se per esaminarle e confrontarle ci vorrà del tempo, al momento non si vedono particolari difficoltà di tipo tecnico per la ricostruzione degli eventi.
Com’è facile vedere, non vi è nulla in comune con gli incidenti di fine 2024. L’Embraer 190 di Azerbaijan Airlines distrutto in atterraggio in Kazakhstan il 25 dicembre è stato infatti quasi certamente colpito da un missile superficie aria, i segni della cui testa di guerra sono ben visibili sulla fusoliera posteriore. Più complicato il caso del Boeing 737-800 della low cost coreana JeJu. Se la sequenza inizia quasi certamente con l’impatto con dei volatili, meno chiaro è cosa abbia impedito l’estrazione del carrello e dei flap per configurare il velivolo per l’atterraggio.
Tra i diversi fattori che concorrono alla spiegazione degli incidenti, è probabile che a Washington abbia giocato un ruolo importante quello organizzativo. Basta pensare che il Reagan Airport (ex National) è nel cuore di Washington per comprendere i rischi connessi ai voli addestrativi notturni, soprattutto se – come sembra accertato – il bireattore di linea e l’elicottero militare avevano radio diverse: VHF per l’uno, UHF per l’altro. In altre parole, entrambi potevano parlare con la torre di controllo, ma non si potevano sentire tra loro. Grande attenzione verrà prestata ai turni di servizio del personale, per capire se davvero le carenze di personale della FAA si fossero tradotte nella presenza in torre di un solo controllore anziché due.
I quattro incidenti hanno dunque quattro dinamiche diverse, che per i casi americani verranno chiarite dalle investigazioni tecniche del National Transportation Safety Board, equivalente dell’italiana ANSV; qualche dubbio esiste solo per l’Embraer azero, dato che l’Azerbaijan ha detto apertamente di non fidarsi della terzietà dell’analogo organismo russo in un caso in cui la responsabilità è con molta probabilità della difesa antiaerea russa di Grozny. Anche per questo, non è opportuno cedere all’effetto-sciame delle notizie. Il 2024 si è chiuso con 299 vittime in cinque incidenti, ma ben 217 sono attribuibili ai due episodi dell’ultima settimana dell’anno. Nel 2022 erano stati quattro, con 187 vittime; nel 2023 uno, con 72 vittime. Per il 2025 è troppo presto per dire qualsiasi cosa, salvo notare che l’incidente di Washington è il primo con vittime registrato dall’aviazione di linea statunitense dal 12 febbraio 2009, quando un DHC-8 della Colgan Air si schiantò causando 50 vittime, compresa una al suolo. In queste statistiche non entra il Learjet, non tanto perché immatricolato in Messico quanto perché si trattava di un volo ambulanza, non di linea.