Dal 2025 l’Italia guiderà per due anni la Convenzione delle Alpi. Con un piano incentrato su biodiversità, cambiamenti climatici, sviluppo locale e cooperazione internazionale
Se il riscaldamento del pianeta proseguirà come negli ultimi venti anni, i ghiacciai delle Alpi saranno destinati a dimezzarsi entro il 2050. Sono queste le previsioni degli ultimi studi scientifici internazionali. Data la loro sensibilità ai cambiamenti climatici, i ghiacciai sono considerati fra i migliori indicatori terrestri di questi fenomeni. Il 2024 è stato l’anno delle temperature record che hanno provocato l’arretramento dei ghiacciai su tutto l’arco alpino. Secondo il Comitato Glaciologico Italiano “centinaia di ghiacciai sono scomparsi dalle nostre Alpi e la tendenza non sta cambiando per l’impatto che i cambiamenti climatici hanno sul sistema montano, dove la temperatura è aumentata più del doppio rispetto a quella globale”.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2025 “Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai”, con l’obiettivo di sensibilizzare sul ruolo vitale che il ghiaccio e la neve svolgono nel sistema climatico e nel ciclo dell’acqua e sugli impatti che il loro scioglimento comporta. Il 22 gennaio scorso, a Parigi, l’Unesco e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) hanno lanciato ufficialmente le manifestazioni che culmineranno con la presentazione del Rapporto mondiale sullo stato dei ghiacciai. La loro conservazione “è una delle sfide più urgenti per l’umanità. Queste antiche formazioni di ghiaccio non sono solo acqua congelata, sono i custodi della storia climatica del nostro pianeta, la fonte di vita per miliardi di persone”. Il 70% circa dell’acqua dolce mondiale, ricordano le organizzazioni, è immagazzinata nei ghiacciai e fornisce acqua a oltre metà dell’umanità.
I rischi legati alla fusione dei ghiacciai riguardano la disponibilità e la qualità dell’acqua a valle, con implicazioni per gli ecosistemi acquatici, l’agricoltura e l’energia idroelettrica. Nel breve periodo causa l’aumento delle frane, valanghe e inondazioni, mettendo a rischio comunità e infrastrutture. Nel lungo termine rappresenta una minaccia per la sicurezza delle riserve idriche e la perdita di biodiversità. Secondo l’ultimo rapporto “La Carovana dei Ghiacciai” di Legambiente, il riscaldamento climatico non sta soltanto trasformando rapidamente la criosfera, ma il suo impatto si estende profondamente a molti aspetti dell’ambiente montano. Praterie, boschi e fiumi delle Alpi, che per secoli hanno costituito la base di un paesaggio culturale ricco e di una biodiversità unica, sono oggi gravemente minacciati.
Nel 1988 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per stabilire una “Convenzione per la protezione della regione alpine”. Il 7 novembre 1991, a Salisburgo, viene firmata la “Convenzione delle Alpi” da Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Svizzera e dalla Comunità Economica Europea. (Per il nostro Paese, l’allora Ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo). Due anni dopo si aggiunge la Slovenia . La Convenzione “contiene i principi guida per una vita sostenibile nelle Alpi, ora e in futuro”. Costituisce la base per “la salvaguardia dei sensibili ecosistemi alpini, delle identità culturali regionali, del patrimonio e delle tradizioni delle Alpi”.
Da gennaio e per il biennio 2025-’26 l’Italia avrà la presidenza della Convenzione delle Alpi. Raccogliendo il testimone dalla presidenza slovena, il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava ha detto che il nostro Paese guiderà la Convenzione con “approccio pragmatico, promuovendo azioni concrete per un avanzamento in termini di sostenibilità e valorizzazione delle risorse naturali e delle comunità alpine”. “Le Alpi – ha proseguito la Gava – uniche per la loro biodiversità e valore culturale, si trovano oggi ad affrontare nuove sfide a causa del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dei pericoli naturali. La decima Relazione sullo Stato delle Alpi evidenzia come queste minacce stiano incidendo sulla vita delle comunità alpine, ma offre anche una guida per migliorare il benessere e la resilienza della regione”.
Il programma della Presidenza italiana si articolerà su quattro pilastri principali. La biodiversità: sviluppo di un Piano d’Azione per la biodiversità alpina, sulla conservazione degli habitat, il ripristino ecologico e la promozione di azioni per la protezione delle specie minacciate e la gestione sostenibile delle risorse naturali. I cambiamenti climatici: lo stato critico dei ghiacciai, il degrado del permafrost e del ciclo dell’acqua. Popolazione e cultura alpina: valorizzazione del patrimonio culturale, promozione dello sviluppo sostenibile delle comunità locali. Cooperazione internazionale: rafforzare le relazioni con altre regioni montane attraverso lo scambio di buone pratiche.
“Le Alpi dovranno essere una regione modello per un futuro sostenibile in cui tutti gli esseri umani e tutte le specie potranno vivere serenamente nel 2030 e oltre”. E’ questo il manifesto alla base del programma pluriennale 2023-’30 che la Convenzione si è data in linea con gli obiettivi internazionali in materia di clima, biodiversità e sviluppo sostenibile, come gli Obiettivi climatici dell’Unione Europea per il 2030, la Strategia sulla biodiversità e gli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, per giungere ad avere Alpi clima neutrali e resilienti ai cambiamenti climatici entro il 2050, come espresso nella Dichiarazione di Innsbruck del 2019.
Nelle Alpi i cambiamenti climatici hanno un andamento più rapido rispetto alle zone pianeggianti e influiscono sulle condizioni di vita di 14 milioni di abitanti, di 30 mila specie animali e 13 mila specie vegetali. L’impatto dei cambiamenti climatici varia da un luogo all’altro dell’arco alpino e non si arresta ai confini amministrativi. Per questo occorre una cooperazione intersettoriale in tutto il territorio che ne consenta la mitigazione e l’adattamento ai suoi effetti. “La transizione verso una società e un’economia a impatto zero sul clima richiede una vasta applicazione di tecnologie innovative che nelle Alpi devono rispecchiare le esigenze della popolazione locale, fortemente radicata nel proprio ambiente culturale e naturale”.
Tre le priorità tematiche da affrontare: biodiversità ed ecosistemi, cambiamento climatico, qualità della vita. “Limitare il surriscaldamento globale per garantire un clima vivibile e tutelare la biodiversità sono obiettivi che si sostengono a vicenda e il cui raggiungimento è essenziale al fine di fornire benefici sostenibili ed equi alle persone”. Il primo obbligo della Convenzione stabilisce l’obiettivo “di rispettare, conservare e promuovere l’identità culturale e sociale delle popolazioni locali e di assicurare le risorse vitali di base, in particolare gli insediamenti e lo sviluppo economico compatibile con l’ambiente”. E sarà alla base delle varie iniziative che saranno messe in campo dalla Presidenza italiana.