La storia della letteratura e dell’editoria sono costellate da un’infinità di casi di plagi e di appropriazioni, totali o parziali, di lavori letterari e artistici. Il “saccheggio” può anche riguardare gli spunti tratti da saggi e libri che non vengono neanche citati come fonti, come evidenzia il caso della storia della storica famiglia dei Florio
Se davvero come sosteneva Honoré de Balzac, che da romanziere di successo e grande critico letterario se ne intendeva, “gli incompresi si dividono in due categorie: le donne e gli scrittori ”, allora si può ben dire che la scrittrice e giornalista palermitana Anna Pomar rientra pienamente nella definizione, perché ha avuto il grande merito storico mai riconosciutole di essere stata l’autrice del libro Donna Franca Florio, che è a tutti gli effetti la Bibbia dell’epopea dei Florio.
Prima che esplodesse il successo editoriale della dinastia dei Florio, un florilegio commerciale senza alcun pregio letterario e con molti aspetti di sfacciato saccheggio di retroscena, era stata infatti la grande cronista e scrittrice Anna Pomar, purtroppo dimenticata, a delineare in un libro che rimane un esempio di storiografia biografica, la vita di Franca Florio e a prospettare il formidabile ritratto della Regina indiscussa della belle époque siciliana e una delle protagoniste assolute della scena mondana europea del tempo.
Scomparsa il 25 febbraio del 2011 a 78 anni, Anna Savagnone Pomar ha scritto numerosi libri ed è stata una apprezzatissima giornalista professionista, redattrice dei quotidiani L’Ora e Il Diario di Palermo, curatrice di rubriche e collaboratrice di vari giornali e riviste nazionali, nonché autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi per la sede Rai di Palermo.
“ Donna Franca Florio”, lo storico libro del 1985 di Anna Pomar, che ebbe un notevole ma effimero successo editoriale, scaturisce da minuziose ricerche giornalistiche d’archivio e, soprattutto, dalle lunghe e inedite conversazioni della scrittrice con Giulia Afan de Rivera, la figlia più piccola di Donna Franca Florio e ultima erede della dinastia.
Nata a Palermo nel 1909, nella splendida dimora del Villino Liberty dell’Olivuzza, Giulia Florio detta Giugiù, cresce accudita soprattutto dalla sorella maggiore Igiea.
Dopo il matrimonio di quest’ultima e il trasferimento a Roma, anche Giulia si trasferisce nella capitale. Qui, grazie alla conoscenza delle lingue, trova lavoro presso il ministero degli Esteri e conosce il suo futuro marito, Achille Afan de Rivera Costaguti, un gerarca fascista, la nobile famiglia del quale è proprietaria di uno storico palazzo a ridosso dell’antico ghetto.
Il 16 ottobre 1943, quando i nazisti iniziarono a deportare gli ebrei romani, Giulia Florio e suo marito fecero una scelta coraggiosa. Approfittando del fatto che Palazzo Costaguti avesse l’ingresso principale all’esterno del quartiere ebraico ed uno degli ingressi di servizio all’interno di un vicolo del ghetto, lasciarono aperta la porticina secondaria e fecero scappare tutti coloro che, col passa parola, riuscirono ad approfittare della insperata via di fuga.
Ad altre 40 persone che non poterono fuggire fu assicurato per mesi vitto e alloggio nel palazzo del marito di Giulia, che in uniforme da alto gerarca fascista riuscì ad evitare le perquisizioni naziste. Per aver contribuito a salvare tante persone da morte certa, nel 2002 Giulia Florio e Achille Afan de Rivera sono stati dichiarati dallo Yad Vashem di Israele “Giusti tra le Nazioni” e i loro nomi sono ora incisi nel “Giardino dei Giusti a Gerusalemme” e nel “Giardino dei Giusti” a Palermo.
Oltre a tenere presente questi episodi, narrati in una biografia materna da Costanza Afan de Rivera, la figlia di Giulia, dal racconto delle vicissitudini esistenziali di Donna Franca rievocate dall’ultima erede diretta dei Florio, Anna Pomar era mirabilmente riuscita a plasmare letterariamente le eteree sembianze della grande bellezza e della dolcezza di una donna di grandissima classe.
All’anagrafe Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, dopo il matrimonio con Ignazio Florio Donna Franca divenne per i palermitani quella Regina di Sicilia che non avevano più avuto dai tempi dei Normanni. Il Kaiser Guglielmo II la soprannominava Stella d’Italia, Gabriele D’Annunzio la definiva l’Unica.
Sempre in prima linea nell’accogliere nella sua Villa Igiea a Palermo sovrani, principi, zar, ma anche amica e splendida mecenate di artisti, intellettuali e scrittori, anima nobile sempre disposta ad aiutare i bisognosi, moglie comprensiva e innamorata, Donna Franca avrà tuttavia una vita piuttosto travagliata.
Denaro, successo e gioielli, fra cui una mitica collana di perle, non le eviteranno tragedie e grandi dispiaceri. Prima ancora di essere protagonista di un’epoca era una moglie trascurata ed una madre stravolta dal dolore di veder morire tre dei cinque figli, tra cui l’adorato “Baby Boy”, l’erede continuatore della dinastia.
Il libro “Donna Franca Florio” considerato uno dei testi storici primari di tutti i libri sulla dinasty “è stato pubblicato per la prima volta nel 1985 per l’editore Vallecchi”, racconta in una intervista di qualche anno addietro ad Ugo Barbara dell’Agenzia Italia, Marco Pomar, figlio di Anna, che è riuscito a riportare in libreria il volume per la collana Pickwick di Piemme.
“Mia madre – ricorda – ci lavorò per diversi anni e scelse la versione della biografia pura, ricca di dettagli, aneddoti e curiosità, la cui forza essenziale è quella di riportare il clima e le sensazioni che si vivevano in quella Palermo”. Ad affascinare la scrittrice, aggiunge il figlio, era stata una figura “capace di essere al centro dell’attenzione nazionale e internazionale”, volto di una famiglia “come a Palermo non ce ne sono più state”.
“Anzi”, specifica Marco Pomar, “non c’è più stata una Palermo così al centro del Mediterraneo. Con la caduta dei Florio, Palermo ha perso un’occasione straordinaria: essere epicentro delle politiche del mezzogiorno italiano e non solo, di essere un punto di riferimento culturale e imprenditoriale di tutta l’area mediterranea”.
Nonostante le scopiazzature e i dilettanteschi tentativi di imitazione per i quali sono stati mobilitati svariati assistenti alla scrittura e consulenti editoriali, grazie alla mai abbastanza ricordata Anna Pomar, la storia della Sicilia e dell’Italia conserva la memoria di un’autentica epopea imprenditoriale e sociale.
Un’epopea reale, non solo letteraria come quella del Gattopardo più volte utilizzata per additare pregiudizialmente l’Isola. Una saga industriale di livello europeo caratterizzata dalla storia personale di grandi imprenditori che hanno lasciato molteplici esempi delle concrete potenzialità economiche e di sviluppo che aveva, e nonostante tutto, ancora ha il Mezzogiorno.
Per approfondire l’epopea dei Florio bisognerà sempre partire da Anna Pomar. ”La storia non intreccia ghirlande per gli imitatori”, ammonisce Friedrich Schiller. Come dire che agli emuli sono riservati solo gli applausi degli inconsapevoli ignoranti e dei superficiali.