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Cosa lega le mosse italiane in Libano, Ucraina e Balcani

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in audizione davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, ha spiegato le prossime missioni con un passaggio anche su dazi, Piano Mattei e difesa Ue. L’obiettivo del governo è proseguire in un percorso strutturato che affronti sì le contingenze (come l’emergenza umanitaria a Gaza) ma, al contempo, programmi nel medio-lungo periodo la gestione di altri fronti

Domani il ministro degli Esteri Antonio Tajani, oggi in audizione davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, sarà di nuovo in Israele per consegnare aiuti umanitari, lunedì ospiterà il vertice sui Balcani a Roma e il 17 volerà in Egitto per il Piano Mattei. Una strategia, quella di Roma, che non si chiude a Gaza, ma che si allarga all’Ucraina, alla difesa Ue e ai dazi, caratterizzata per un percorso strutturato che affronti sì le contingenze ma, al contempo, programmi nel medio-lungo periodo la gestione degli altri fronti. Il tutto mentre da Washington Donald Trump annuncia di poter inviare le truppe Usa a Gaza.

Gaza e Libano

Unifil, corridoi umanitari e militari italiani per la riunificazione della Striscia e la Cisgiordania. Tre sono le direttrici di marcia italiane rivolte a Beirut, su cui il titolare della Farnesina annuncia che Unifil è un attore cruciale, per questa ragione l’Italia ha un “candidato di altissimo livello” per il comando della missione. In questo senso assicura che l’Onu guarda con favore all’Italia alla luce delle precedenti esperienze, ma il passo successivo adesso è la modifica delle regole di ingaggio per dare più forza all’Unifil. Circa la posizione da tenere in questo momento, Tajani osserva che il contingente serve dalla frontiera tra Libano e Israele fino al fiume e a nord del fiume le forze armate regolari libanesi, “in modo da non avere forze di Hezbollah e garantire stabilità a garanzia sia della popolazione libanese sia della popolazione che vive nel nord di Israele”.

A proposito del piano Trump per Gaza, Tajani prende tempo (“ma mi pare difficile, vista la risposta negativa di Giordania ed Egitto per l’evacuazione”), confermando la postura di 2 popoli e 2 Stati.

Israele

Nella missione di domani in Israele, Tajani confermerà il ruolo italiano all’interno del processo di pacificazione e di ricostruzione. Inoltre l’accesso di aiuti umanitari nella Striscia è considerato un ottimo risultato, inseguito anche in occasione della Presidenza italiana del G7. Per la ricostruzione materiale e sociale della Striscia, Tajani e Bernini allargheranno i settori di intervento di ”Food for Gaza”. In questo contesto saranno presto in Italia alcuni bambini palestinesi gravemente ammalati, grazie alle interlocuzioni con il Patriarcato Latino di Gerusalemme e con la Comunità Papa Giovanni XXIII. Per questa ragione domani al porto di Ashdod Tajani sarà presente con il ministro Bernini e il Presidente della Regione Piemonte, Cirio, per la consegna di altri beni di prima necessità oltre a 15 camion donati al Programma Alimentare Mondiale. Non da ultimo la presenza dei Carabinieri a Rafah, “garanzia di equilibrio e stabilità, così come lo sono da tempo al confine tra Serbia e Kosovo”.

Ucraina

Dopo tre anni di guerra in Ucraina è il momento delle riflessioni, propedeutiche alle azioni diplomatiche. Tajani conferma che il conflitto è stato un altro dei temi affrontati nel consiglio Affari esteri, nella prospettiva di una pace giusta e durata (“e non una resa”) da raggiungere entro l’anno. Il decimo pacchetto di aiuti è stato confermato e lo stesso segretario di stato americano Marco Rubio ha confermato a Tajani la volontà di lavorare insieme per il cessate il fuoco e la pace. “Lascia ben sperare il fatto che Zelensky sarebbe pronto a negoziati diretti con Putin, è importante che l’Europa sostenga queste prospettive negoziali in maniera attiva e in stretto dialogo con gli Usa. Dobbiamo rimanere uniti e confermare il necessario sostegno all’Ucraina”.

Siria

Il terzo versante emergenziale riguarda la Siria, dove l’importanza di un processo politico inclusivo che salvaguardi l’unità del paese è priorità, ma purché “garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza dei diritti”. La nuova Siria, hanno promesso gli interlocutori siriani a Tajani, vuole essere un attore di pace nella regione. Appare evidente che dalle intenzioni bisognerà passare ai fatti, che saranno al centro delle prospettive dei rapporti bilaterali. “Siamo l’unico Paese del G7 – ha rivendicato Tajani – con l’ambasciata ancora operativa a Damasco: a Bruxelles c’è ampio consenso per garantire una transizione pacifica e inclusiva. Ho sottolineato l’importanza di accompagnare questa fase con un’azione concreta e decisa sulle sanzioni, che erano state concepite contro Assad e non contro la Siria”.

Ue-Usa

Due i temi su tutti: difesa europea e dazi da parte della nuova amministrazione americana. Prima di arrivare ad un esercito unico europeo bisogna lavorare sull’integrazione dei sistemi di difesa. Parte da questo assunto Tajani, sollecitando tempi più rapidi al fine di costruire “un pilastro europeo” nella Nato. Sullo sfondo resta l’unità di intenti tra le due sponde dell’Atlantico (“cruciale per tutelare i nostri interessi strategici, dal Mediterraneo al mar Rosso”), ma con una chiamata diretta rivolta all’Europa, che “deve dimostrare di sapersi assumere le proprie responsabilità”.

In questo senso una riflessione andrà fatta per le spese legate alla difesa, scorporate dai vincoli del patto di stabilità (“dovremo utilizzare eurobond e attingere ai fondi del Next Gen Eu non utilizzati”).

Africa e Balcani

Non solo Piano Mattei, in Sudan Roma ha evacuato tutti i connazionali, e ha riaperto l’ambasciata. Lo ribadisce Tajani, che Africa è priorità strategica del governo per sviluppare “partenariati paritari, crescita e prosperità condivisa”. Inoltre il governo denuncia “le violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani, chiediamo di porre fine alle violazioni della sovranità e dell’integrità territoriale congolese”. L’obiettivo circa la crisi in Congo è che gli aiuti umanitari possano arrivare senza ostacoli. Al momento sono 800 gli italiani nel Paese, di cui 400 a Kinshasa.

Per quanto riguarda i Balcani, Tajani ha annunciato la nuova riunione a Roma nel formato “Amici dei Balcani” (con Italia, Austria, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Repubblica ceca e Grecia) che si terrà lunedì a Roma, proprio per rimarcare il ruolo italiano di pivot nel costone balcanico e stimolare quello che Giorgia Meloni ha definito il “processo di riunificazione”.


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