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Trucchi russi. Così Mosca finanzia sottobanco la guerra e inguaia le banche

Uno studio del Cepa e della Jamestown Foundation smaschera l’ultima trovata del Cremlino. Sostenere con miliardi di dollari fuori bilancio le industrie belliche. Ma è l’ennesimo boomerang

Il trucco c’è. E si vede. La Russia continua a raccontare al mondo la sua verità sull’effettivo stato dell’economia. Resistente, resiliente, apparentemente immune alle sanzioni e per questo invincibile. Ma è solo un gioco di specchi, nulla più. Agli analisti più attenti, infatti, non sfuggono le alchimie con cui Mosca maschera i suoi problemi strutturali: dall’inflazione, prossima ormai al 10%, al costo del denaro vicino al 23%, al Pil, agli utili delle banche, pompati dai soli tassi ma prossimi a essere spazzati via da uno tsunami di sofferenze. Adesso, secondo alcuni esperti del Center for european policy analysis e della Jamestown Foundation, si aggiunge un altro elemento: quello dei prestiti ombra.

“Il governo russo”, si legge nel documento del Cepa-Jamestown, “ha creato un sistema ombra per finanziare la guerra in Ucraina, ordinando alle banche di concedere prestiti preferenziali all’industria bellica, ma tenendoli ben lontani dai bilanci ufficiali. Ciò ha portato a una forte crescita, circa del 71% nei prestiti aziendali, quasi il 20% del Pil, tra luglio 2022 e ottobre 2024, ed è 6,5 volte maggiore dell’aumento dei prestiti governativi nello stesso periodo. Per scala, la somma è anche maggiore delle entrate annuali di petrolio e gas”. Dunque, se si dovessero iscrivere a bilancio simili uscite, i conti delle banche russe risulterebbero decisamente molto meno in salute di quanto siano.

In questo modo, Mosca “ha tratto in inganno gli osservatori, portandoli a concludere, erroneamente, che la Russia non corre seri rischi per la sua capacità di sostenere i finanziamenti alla guerra”. Del monte crediti ombra, circa 415 miliardi di dollari del tutto fuori bilancio, “ben 250 miliardi sono andati a finanziare imprese legate all’industria bellica e spesso insolventi, contribuendo a far salire l’inflazione. Ora lo stesso governo dovrà assumersi degli obblighi per salvare le aziende indebitate, che consumerebbero metà del suo bilancio e ostacolerebbero la sua capacità di finanziare la guerra se l’Occidente mantenesse le sanzioni in vigore”.

Attenzione, c’è un problema nel problema. Non solo Mosca trucca i conti, ma non ha calcolato come avrebbe dovuto gli effetti dell’inflazione. La quale morde l’economia reale come le stesse aziende attive nella produzione di armamenti, alle prese con un costo sempre più elevato delle materie prime. E allora, prestare denaro, per giunta fuori sacco, a imprese ormai insolventi, vuol dire mettere nei guai anche le stesse banche. Impossibile che al Cremlino non sapessero.

“Già a settembre 2023, quando le sanzioni post-invasione erano in vigore solo da un anno e mezzo, le imprese della Difesa russe erano sempre più incapaci di effettuare consegne a causa di componenti mancanti, per colpa dell’inflazione”. La conclusione del rapporto suona quasi come una sentenza. “Sarà impossibile finanziare la guerra indefinitamente, sia con il bilancio ufficiale sia con sotterfugi, come i prestiti ombra, senza compromettere seriamente il benessere della popolazione comune russa e delle stesse banche”.


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