Appare molto chiara la direzione di marcia indicata dall’Europa nel documento appena presentato dalla Commissione. Ma occorrerà completarla aggiungendo alcuni pezzi mancanti della mappa, con l’indicazione dei sentieri da percorrere. La discussione presso il Cnel del Gruppo dei 20 raccontata da Luigi Paganetto
La Bussola per la competitività, per dirla in sintesi, si articola su quattro assi: quello dei rapporti Draghi (colmare il gap tecnologico e d’innovazione) e Letta (sfruttare le potenzialità di scala del Mercato unico), la previsione di una road map che dovrebbe mettere assieme decarbonizzazione e competitività, l’intenzione di dare risposta alle esigenze di sicurezza e difesa nonché alle spinte verso forme di concorrenza unfair e l’impegno ad una riduzione della regolamentazione e ad una spinta alla semplificazione.
Sul primo punto c’é l’impegno a una strategia per le start up con accesso alla risk finance con misure a favore di un’European venture capital (Evc) e un’azione di scale up diretta a rimuovere le barriere sul mercato unico a produzioni a scala europea, oltre a una strategia per AI, lo spazio, le biotecnologie, i materiali rari, il digitale e le tecnologie quantistiche. E soprattutto l’impegno a favore di un investimento sulle strutture a rete per energia e comunicazione. La scelta innovativa che viene fatta è quella di un’attività d’investimento fatta attraverso la cooperazione in materia d’investimento con una Strategia del mercato del risparmio (il risparmio europeo è del 65% più grande di quello Usa) e dell’investimento, guidata dall’idea di recuperare i circa 300 miliardi di risparmio europeo che ogni anno sono collocati all’estero. Ed è un’iniziativa che si colloca nell’impegno previsto da Draghi di un investimento addizionale di 700-800 miliardi l’anno fino al 2030
Si tratta come è chiaro di un’impostazione che nel modificare l’ottica dell’intervento Ue richiederà, per avere successo, un intervento pubblico a sostegno del rischio privato di investimento. E una cooperazione tra gli Stati che si esprimerà al momento (giugno 2025) in cui diventerà necessaria una riallocazione del bu dget pluriennale in relazione alle priorità della competitività. Si torna, per questa via ,alla vexata questio del come raggiungere il consenso nelle decisioni da prendere che, con molta probabilità, si potrà realizzare solo con lo strumento delle cooperazioni rafforzate tra un gruppo di paesi-guida.
La stessa questione si pone per il punto due in cui viene avanzata l’idea di varare un piano d’azione abbordabile su energia e reti che mentre propone un’accelerazione degli investimenti su elettricità, reti, sistemi di accumulo e reti assicuri a famiglie e imprese un basso costo dell’elettricità attraverso ulteriori integrazioni dei mercati e acquisti a lungo termine di energia Non c’é forse tema più controverso in Europa (ad eccezione di quello dei migranti)di quello della transizione energetica e del green growth. Eppure si tratta di una scelta necessaria per andare avanti sulla strada dello sviluppo sostenibile e per diminuire la dipendenza energetica dell’Europa dalle forniture di energia dall’estero. Ma per ottenere il consenso necessario a realizzare questi obbiettivi bisogna che sia reso chiaro ai cittadini il percorso da fare e che il piano sia accompagnato da un intervento europeo che, almeno, in una prima fase ne renda meno pesanti i costi in attesa dei benefici che ci saranno ma soltanto in una seconda fase.
Circa le esigenze di sicurezza e difesa c’è da dire che l’annuncio di un prossimo libro bianco sulla Difesa europea non si accompagna all’impegno, che appare peraltro necessario, a favore di un mercato comune delle Difesa. Sul tema della politica estera è importante venga proposta una politica commerciale che ,sulla linea del recente accordo con il Mercosur, continui ad allargare l’accesso europeo ai mercati internazionali, tema di grande importanza, visto che l’export Ue è pari al 45% del suo Pil. Va detto che quest’impostazione andrebbe accompagnata a quella di un aumento della collaborazione ,con i paesi ,in particolare quelli emergenti, impegnati sulle nuove tecnologie in progetti transnazionali.
Infine, nel prendere l’impegno, quanto mai necessario, a favore di una regolamentazione più leggera e una spinta alla semplificazione, la Bussola prevede un omnibus di semplificazioni da presentare a breve. Ma la proposta più innovativa e forse quella della creazione, per le attività d’impresa, di un set di regole europee comuni, attraverso il 28° regime legale. Ed è difficile prevederne l’esito ma é evidente che se funzionasse e, soprattutto, non finisse per sovrapporsi alle regole previste dall’ordinamento dei 27 paesi d’Europa, potrebbe essere una importante spinta verso l’Unione.
Quello che si può dire come conclusione è che la Bussola rappresenta uno sforzo importante per rispondere alle sfide cui è di fronte l’Europa. Ed è, soprattutto, una sintesi delle azioni da portare avanti, la cui validità sarà definita dalle proposte che via via ne nasceranno. Ma non ci si può sottrarre all’impressione che, nonostante i numerosi riferimenti ai documenti in uscita a breve termine, non riesca ad esprimere il senso di urgenza reso evidente dalla velocità degli eventi di questi giorni.