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Ecr sempre più centrale in Ue. Ora al lavoro su Difesa e AI ma senza ideologia. Parla Cavedagna

L’allargamento di Ecr anche al Consiglio europeo racconta la scelta dei cittadini di affidarsi ai conservatori e il desiderio di un’azione politica europea guidata dai valori tradizionali e identitari del nostro continente. Sosteniamo la necessità che l’Europa investa adeguatamente sulla Difesa europea. Un tema centrale non solo per il rapporto con gli Usa, ma anche come risposta di deterrenza per ciò che sta accadendo alle porte d’Europa con l’invasione dell’Ucraina. Conversazione con l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna

Stiamo assistendo ad una svolta. In Europa, la bilancia politica, pende verso un’alleanza di centro-destra. Il Gruppo Ecr ha accresciuto il suo peso e, ora, anche il Consiglio europeo con l’ingresso del nazionalista belga Bart De Wever – che guida l’esecutivo nazionale – ha un baricentro decisamente più conservatore. “Il sistema che ha da sempre retto gli equilibri europei, composto da socialisti e popolari, si è infranto. Sono state riconosciute la guida internazionale di Giorgia Meloni e le competenze dei componenti di Ecr”. Lo dice nella sua intervista a Formiche.net l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna. Enfant prodige delle schiere meloniane che, nonostante la giovane età, ha maturato una lunga esperienza politica, partendo dal territorio.

Il Gruppo Ecr ha inaugurato una nuova stagione europea.

La guida internazionale di Giorgia Meloni e il lavoro svolto la scorsa Legislatura da Raffaele Fitto come copresidente del gruppo Ecr, dal capodelegazione di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e da Nicola Procaccini che ha assunto il ruolo di Fitto quando e’ diventato ministro, sono stati riconosciuti, sia nei numeri, sia nelle responsabilità affidate ai componenti di Ecr, in particolare a Fratelli d’Italia.
Proprio FdI è una delle delegazioni più grandi e rappresentative al Parlamento Europeo, dove per la prima volta sono stati eletti due vicepresidenti di Ecr, di cui uno è l’italiana Antonella Sberna. Vorrei anche ricordare le molte vicepresidenze che sono state affidate nelle commissioni parlamentari ai nostri esponenti. Invece, sul fronte Commissione Europea, Raffaele Fitto ha assunto il ruolo di vicepresidente esecutivo, con un portafoglio e deleghe importantissime per l’Italia. Anche in Consiglio sono cambiati gli equilibri. Infatti, con il nuovo premier belga Bart De Wever, i conservatori sono il secondo gruppo più rappresentato, dopo il PPE e al pari dei Socialisti. In attesa delle elezioni tedesche. Tutto ciò racconta la scelta dei cittadini europei di affidarsi ai conservatori e il desiderio di un’azione politica europea guidata dai valori tradizionali e identitari del nostro Continente. Il sistema che ha da sempre retto gli equilibri europei, composto da socialisti e popolari, si è infranto.

Concretamente, al di là del livello più eminentemente politico, come si traduce questo peso di Ecr nella gerarchia delle priorità europee?

Ho già citato Raffale Fitto e le importanti deleghe a lui assegnate, penso ai fondi di coesione, all’agricoltura, alla pesca, ma anche a quelle importanti riforme di cui l’Europa ha tanto bisogno per essere a misura di imprese e cittadini. Inoltre, a fine gennaio scorso, su input del Governo italiano, la presidente von der Leyen ha aperto un tavolo dedicato all’automotive nell’ambito del quale ci stiamo battendo per ottenere da parte delle istituzioni comunitarie una postura meno ideologica su un settore fondamentale per l’Italia e l’Europa. Fra l’altro, dal 10 al 13 febbraio, sarà allestita per la prima volta a Strasburgo, una mostra dedicata ai Martiri delle Foibe. Simbolicamente, un atto molto significativo di ferma condanna – presso le massime istituzioni europee – dei crimini comunisti.

Giorgia Meloni sta consolidando sempre di più i rapporti fra Italia e Stati Uniti. Questo porterà un beneficio anche all’Unione Europea secondo lei?

Mi auguro che questo aspetto possa essere colto anche dagli altri leader europei e canalizzato nella giusta direzione. È indubbio che il governo italiano guidato dal premier Meloni sia il più forte e stabile in Europa in questo momento. Così come sono indubbi gli ottimi rapporti tra lei e il nuovo inquilino della Casa Bianca. Questo significa che Meloni potrà rappresentare una garanzia non solo per l’Italia, nel rapporto con gli Usa, ma per tutti gli altri paesi dell’Europa.

Qual è l’approccio dei conservatori al tema della Difesa Comune europea?

Da sempre sosteniamo la necessità che l’Europa investa adeguatamente sulla Difesa europea. Un tema centrale non solo per il rapporto con gli Usa, ma anche e soprattutto come risposta di deterrenza per ciò che sta accadendo alle porte d’Europa con l’invasione dell’Ucraina. Il presupposto della Difesa comune, che sia complementare alla Nato e non alternativa all’Alleanza atlantica, è che difendendo i confini si garantisce la libertà dei nostri popoli. Proprio in questa legislatura, la sottocommissione Sede (Sicurezza e Difesa) è diventata una vera e propria commissione, con un focus su questo tema. Probabilmente perché per la prima volta, realmente, ci si è resi conto che la difesa dei confini e dei propri cittadini deve essere in cima alle priorità. Viviamo un clima di nuove minacce, anche ibride, che devono essere affrontate senza indugio.

A proposito di difesa dei confini, lei è reduce dalla tre giorni delle Giornate di studio del Gruppo Ecr di Parigi che, fra gli altri, aveva tra i focus l’immigrazione. Cosa è emerso?

Sono stati tre giorni estremamente formativi. E ciò che è emerso mette a tacere – numeri Frontex alla mano – le critiche pretestuose che sono state avanzate verso le politiche del Governo. Di più: la strada individuata da Meloni per combattere l’immigrazione clandestina – ossia la stipula di accordi bilaterali con i Paesi di partenza per evitare che chi non ha diritto di partire, parta – sta diventando la linea di tutta Europa. Frontex, a proposito di questo, ha certificato un abbattimento di oltre il 60% delle partenze dal gennaio 2024 ad oggi nel Mediterraneo Centrale.

La Commissione Europea ha comunicato l’entrata in vigore delle linee guida sull’AI Act. Il timore di molti, come peraltro confermato anche su queste colonne, è che l’Ue si avviluppi nella iper regolamentazione e che di fatto sfavorisca non solo la competitività delle imprese, ma anche i rapporti con gli Usa. Lei come la vede?

Da tempo mi occupo di queste tematiche e purtroppo anche in questo frangente l’Europa si sta confermando un gigante burocratico a detrimento delle imprese italiane ed europee. Al contrario, semplificando le procedure e creando condizioni favorevoli per le imprese, l’Europa potrebbe diventare un player di prim’ordine, fornendo certezze sul trattamento dei dati affinché questi rimangano in Europa. Questa è una questione di interesse continentale, tutt’altro che secondaria. Il caso DeepSeek ha dimostrato che la Cina è all’avanguardia, ma potrebbe non impiegare eticamente i nostri dati.


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