Skip to main content

Così i Patrioti metteranno l’Europa al centro. La promessa di Borchia (Lega)

Conversazione con il capodelegazione della Lega al Parlamento europeo, presente a Madrid al conclave dei Patrioti europei: “Serve discontinuità, partendo anche dal presupposto di osservare e capire quanto sta accadendo negli Stati Uniti. L’Italia? Hub energetico e punto di riferimento per il controllo dei flussi migratori. Il Green deal? Non solo noi, anche i dati economici rivelano la limitatezza di un progetto solo ideologico”

Con le politiche praticate fino ad ora l’Europa è diventata una sorta di periferia dell’impero, una sorta di Ztl a livello globale. Lo dice Paolo Borchia, capodelegazione della Lega al Parlamento europeo, raggiunto telefonicamente da Formiche.net a Madrid dove partecipa al vertice dei Patrioti europei. L’esponente leghista veronese è stato presente all’Inauguration Day di Donald Trump, lo scorso 20 gennaio a Washington, e si fa portavoce di una richiesta ben precisa: discontinuità e reciprocità.

Che messaggio inviano all’Ue i nuovi patrioti europei?

Un messaggio di rivoluzione, di speranza. La rivoluzione della speranza penso che sia il messaggio principale lanciato ai vertici Ue, perché c’è molta preoccupazione per quelli che sono gli effetti del green deal sull’economia, sui posti di lavoro, sulla competitività. Da Madrid vogliamo indirizzare una richiesta di discontinuità che parte anche dal presupposto di osservare e capire quanto sta accadendo negli Stati Uniti e soprattutto di capire se ci sarà la voglia di gestire le conseguenze della politica americana dei prossimi anni. Ci troviamo in un periodo di fortissima insicurezza dal punto di vista internazionale. È un periodo nel quale i nodi arrivano al pettine, perché dietro di noi abbiamo di anni di politiche europee che non hanno portato risultati, che hanno visto l’Europa diventare una sorta di periferia dell’impero, una sorta di Ztl a livello globale. In primis dal punto di vista climatico e ambientale, per cui credo che veramente l’Europa si meriti qualcosa di diverso rispetto a quello che stiamo vedendo. La volontà popolare da qualche anno sta andando in una direzione ben precisa. Ci sono delle preoccupazioni alle quali cerchiamo di dare risposta proprio da Madrid.

Uno dei punti più controversi è proprio l’impostazione ideologica sul green deal: si dice che nel 2035 potrebbero continuare a esserci anche le auto ibride. Vi hanno ascoltato?

Non solo le nostre osservazioni ma anche i dati di fatto economici rivelano la limitatezza di un progetto che è stato costruito senza valutazioni di impatto, ma solo con un’impronta prettamente ideologica. Se c’è la volontà di evitare questo suicidio economico, ambientale, industriale dell’Europa noi ci siamo. Però serve onestà da parte di chi sta sta pensando di cambiare linea rispetto a quanto portato avanti fino adesso.

Dopo Maga, Mega è il vostro slogan. Come ricostruire una politica europea diversa rispetto al passato?

Innanzitutto con la reciprocità. Per quanto riguarda l’estero, iniziamo con l’evitare di demonizzare l’agricoltura, che non può essere ridotta alla stregua soltanto di un fattore di produzione di inquinamento. Cerchiamo di essere più realisti, di andare verso la decarbonizzazione, ma con un percorso che sia coerente con la necessità di salvaguardare i posti di lavoro.

Il rapporto con i paesi mediterranei come deve essere, vedendo anche l’impostazione che sta dando Trump?

I Paesi del Mediterraneo hanno un potenziale gigantesco alla voce energia. Negli anni ci si è giustamente concentrati soltanto sul tema migratorio che deve essere oggetto di un totale ripensamento, anche perché oggettivamente altri soggetti stanno comprendendo come una gestione dell’immigrazione senza regole ha portato solo insicurezza, senza risolvere i problemi di qualità della manodopera. Inoltre ha creato anche tanta differenza fra gli europei. Contestualmente i paesi del Mediterraneo possono diventare un hub, in prospettiva, per quanto riguarda il rifornimento di energia all’intera Unione Europea.

Infine il ruolo dell’Italia.

Da questo punto di vista serve tanto realismo, anche perché molte capitali europee guardano a Roma come un modello di stabilità e Londra osserva con interesse il modello-Albania. Chiaramente il Governo deve avere anche il coraggio di andare in discontinuità rispetto a tutte tutte le cose che non hanno funzionato e che sono state gestite male negli ultimi anni in Ue. Da questo punto di vista possiamo veramente diventare i pionieri di un nuovo modo di fare politica e di fare relazioni internazionali. Oltre all’Italia hub energetico, in grado di rifornire tutta l’Europa, il nostro paese deve diventare anche un modello di controllo dei flussi migratori, che devono essere gestiti in maniera coordinata e soprattutto portare vantaggi ai nostri territori.


×

Iscriviti alla newsletter