Non grossi passi avanti, ma senz’altro nessun arretramento sulla governance e sugli sforzi fatti a livello europeo nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Uno snodo, comunque, per rilanciare la centralità dell’Ue su alcuni temi strategici legati allo sviluppo dell’AI, ma soprattutto un’occasione per consolidare i rapporti transatlantici. E l’Italia è un player chiave per la centralità europea su questo fronte grazie al rapporto con gli Usa. Colloquio con Brando Benifei, relatore dell’AI Act e presidente della delegazione per i rapporti Ue-Usa dell’Europarlamento
Non grossi passi avanti, ma senz’altro nessun arretramento sulla governance e sugli sforzi fatti a livello europeo nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Uno snodo, comunque, per rilanciare la centralità dell’Ue su alcuni temi strategici legato allo sviluppo dell’AI, ma soprattutto un’occasione per consolidare i rapporti transatlantici. Sono i cardini su cui poggia la riflessione che Brando Benifei, relatore dell’AI Act e presidente della delegazione per i rapporti Ue-Usa dell’Europarlamento in quota dem, consegna alle colonne di Formiche.net a margine dell’AI Action Summit di Parigi.
Forse non sono state annunciate novità di grande portata, ma anche il presidente Macron ha fatto annunci importanti.
Diciamo che il Summit è stato forse più importante per gli annunci legati ai singoli contesti – come appunto quello francese in particolare sul versante degli investimenti – piuttosto che sul piano globale. Lo definirei piuttosto un vertice di consolidamento di quanto già fatto a livello europeo.
L’ambizione del piano lanciato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen è quello di un significativo cambio di passo a livello comunitario sull’AI. Quali i punti di forza?
L’investimento annunciato da Ursula è importante perché individua il coinvolgimento dei principali player industriali europei come fattore chiave della competitività europea, rilanciando la necessità di investimenti massicci sull’innovazione per migliorare l’economia europea. Resta fondamentale la sfida per l’accesso al credito e ai capitali per chi sviluppa AI, oltre all’accesso a infrastrutture sufficientemente solide. Tutto questo procede in parallelo all’implementazione delle regole che l’Ue si è data per rendere l’AI più sicura e vicina alle esigenze delle persone, per tutelare i lavoratori e i consumatori, con un’attenzione specifica alle vulnerabilità. Penso che l’Ue superando alcune criticità, possa riuscire a veicolare un modello di governance dell’AI con l’uomo al centro.
Approccio regolatorio e crocevia geopolitico. Quale anima dell’Ue prevarrà?
L’Ue deve essere in grado di contribuire ai processi in corso a livello globale per la governance dell’AI e anche rispetto a specifici temi di rilevanza assoluta. Come la cybersicurezza e la trasparenza nell’uso dell’AI generativa per limitare gli abusi. Centrale anche l’impiego dell’AI nell’ambito della Difesa. L’Ue ha deciso di darsi delle regole, per rendere l’AI compatibile con il modello di tutela del lavoro, dei cittadini e della privacy. Questi sono alcuni aspetti che la regolamentazione affronta. Sul piano geopolitico, penso che anche su questo si debba lavorare su una convergenza globale.
Ci sono i presupposti, anche per un consolidamento dei rapporto tra Unione e Stati Uniti?
È importante che al Summit il vicepresidente Vance abbia parlato esplicitamente della necessità di usare l’AI per far cooperare i sistemi democratici di fronte a un mondo dove cresce l’autoritarismo. Certo, oggi gli Usa appaiono come un alleato ambiguo su questi temi rispetto a parole e a espressioni usate da Trump che hanno creato sconcerto anche nel dibattito europeo. È prioritario tuttavia lavorare assieme per la sicurezza dell’AI nell’ottica di contrasto alle minacce geopolitiche: dal ruolo della Russia, passando per l’Iran e la Corea del Nord. Lavorare in condizioni per lo meno di parità con la Cina sull’AI implica una cooperazione transatlantica forte e un consolidamento politico dell’Unione.
La linea italiana è in parte emersa dalle parole del ministro Urso. Quale dovrà essere secondo lei il ruolo del nostro Paese nella compagine globale?
Anche in virtù dei buoni rapporti con la nuova presidenza statunitense, il nostro Paese dovrebbe lavorare, anche sull’Intelligenza Artificiale, per affermare la centralità europea stimolando l’Ue a muoversi in maniera unitaria. In questo modo, aumentiamo il nostro peso politico e la capacità contrattuale. Muoversi singolarmente, ci indebolirebbe in particolare in ottica di prospettiva.