Nel solo mese di gennaio il disavanzo federale è aumentato del 74%, esaurendo il budget per il 2025 stimato dal Cremlino. E così i conti dello zar non tornano
Adesso sì che le cose si stanno mettendo male. La sorpresa, per carità, non ci sarebbe nemmeno visto che le condizioni dell’economia russa, quelle reali almeno, sono note a tutti. Quando però è lo stesso governo della Federazione a raccontare la storia, allora qualche domanda bisogna farsela. Nel solo mese di gennaio, secondo il ministero delle Finanze russo, il deficit dell’ex Urss è aumentato del 74% rispetto allo stesso mese del 2024, raggiungendo i 4,4 trilioni di rubli, poco meno di 50 miliardi di dollari. Si tratta, per stessa ammissione del governo, di una quota pari all’intero disavanzo previsto dal Cremlino per il 2025: in altre parole, nel primo mese dell’anno Mosca ha già esaurito il budget di deficit per il 2025.
Come si spiega? Semplice, il punto è la spesa militare per la guerra contro l’Ucraina. Tanto è vero che sempre a gennaio il deficit è aumentato anno su anno di 1,7 trilioni di rubli, quando Mosca prevedeva per fine 2025 un disavanzo di 1,2 trilioni. Gli economisti russi hanno provato a gettare acqua sul fuoco. “Le spese di bilancio e il deficit saranno probabilmente più alti di quelli della legge di bilancio, ma non in modo catastrofico”, ha scritto in una nota Olga Belenkaya, economista presso Finam, a Mosca. “Il rischio principale di una spesa più elevata sarebbe quello di stimolare la domanda interna e di aumentare le pressioni inflazionistiche”.
C’è poi un altro problema, visto che da deficit a debito il passo è breve. E cioé l’esposizione delle imprese russe: dalla metà del 2022 fino all’autunno 2024 l’indebitamento bancario delle imprese in Russia è schizzato verso l’alto del 71%, con un aumento equivalente a 415 miliardi di dollari: circa un quinto dell’intero prodotto interno lordo del Paese. E potrebbe andare sempre peggio con il costo del denaro in costante lievitazione. Elvira Nabiullina, governatore della Bank of Russia, ha rapidamente alzato i tassi ufficiali fino al 21% (e vuole continuare a farlo) per contrastare un’inflazione che proprio lo sforzo bellico sta facendo accelerare in doppia cifra.
Per l’economia è una morsa micidiale: da una parte gli imprenditori e le famiglie è diventato praticamente impossibile chiedere un prestito in banca, oltre al fatto di vedere i depositi erosi giorno dopo giorno dagli alti costi di gestione. Dall’altra, con un’inflazione così alta, fare la spesa è diventato un lusso, così come approvvigionarsi di prodotti finali.