Il programma rappresenta un cambio di paradigma nel controllo degli sciami di droni, passando da un modello di supervisione diretta a uno in cui il software prende decisioni strategiche in tempo reale, lasciando all’operatore solo la supervisione generale
Il concetto di drone swarming è uno di quelli più discussi dalla comunità strategica mondiale, che vede nell’impiego di estese reti di sistemi unmanned coordinate da un’unica entità centrale una delle dinamiche che andranno a dominare i conflitti del futuro. L’ultimo prodotto annunciato da L3Harris sembra segnare un passo avanti in questo senso: l’azienda statunitense ha infatti presentato un innovativo software di pilotaggio per droni, denominato come “Amorphous”, capace di permettere a un singolo operatore umano di controllare simultaneamente più droni di diversi tipi e in vari ambienti.
Per raggiungere questo obiettivo, L3Harris ha adottato un approccio che riduce al minimo lo scambio di dati tra l’operatore e lo sciame, garantendo un elevato grado di autonomia ai droni stessi. L’elemento chiave di questa tecnologia è la capacità dei droni di comunicare in modo estremamente efficiente, con lo scambio di dati tra l’operatore e i droni è ridotto alle dimensioni di un semplice messaggio Sms. Questo permette allo “sciame” di non dipendere da un’infrastruttura cloud remota, e di operare in prossimità del campo di battaglia senza lunghe catene di comunicazione.
Il sistema si basa su un meccanismo di assegnazione delle attività tra i droni, che operano come un’intelligenza collettiva, di cui “Amorphous” rappresenta una vera e propria “mente alveare”. Una volta ricevuto un comando generale, come l’ordine di perlustrare un’area, i droni “si propongono” per svolgere diverse porzioni del compito, con il processo di scelta che avviene in base alla loro posizione, alle capacità operative e alle informazioni provenienti dal resto dello sciame. Questo sistema di collaborazione consente di ottimizzare le risorse, riducendo il consumo di potenza computazionale per compiti più complessi.
Un ulteriore vantaggio del software è la sua compatibilità con qualsiasi hardware di terze parti, rendendo più semplice l’integrazione con droni di diversi produttori. Con il Pentagono che sta espandendo fortemente il suo programma di acquisizione di droni coinvolgendo diverse aziende produttrici, questa capacità risulta essere quasi fondamentale.
È però la capacità di controllo ridotta dell’operatore rispetto ai metodi tradizionali, in cui gli analisti militari monitoravano per ore i feed video dei droni, a rappresentare il cambio di paradigma più significativo, segnando un passaggio dal concetto di operatore “in the loop” (con pieno controllo su ogni decisione) a “on-the-loop”, in cui il controllo umano è ridotto alla supervisione delle operazioni. Aumentando esponenzialmente l’efficacia operativa, ma anche i possibili rischi. Per questo Amorphous è stato dotato della possibilità di interrompere immediatamente le operazioni se il comportamento dello sciame non rispecchia le intenzioni del comando.
Con soluzioni come Amorphous, il futuro del combattimento con sciami di droni si avvicina rapidamente, promettendo maggiore autonomia, efficienza operativa e adattabilità ai contesti di guerra moderni. Tuttavia, il dibattito sull’equilibrio tra autonomia e controllo umano rimane aperto, con la necessità di garantire sempre la possibilità di intervento per evitare scenari fuori controllo.