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Vi racconto la telenovela delle polizze catastrofali. L’opinione di Pedrizzi

Quasi tutti i partiti hanno chiesto di spostare, ancora una volta in avanti, il termine per adeguarsi alla disposizione introdotta più di un anno fa per adeguarsi all’obbligo di stipulare polizze contro i danni di calamità naturali ed eventi catastrofali. Riccardo Pedrizzi spiega perché

Attraverso gli emendamenti al decreto Milleproroghe, quasi tutti i partiti hanno chiesto di spostare, ancora una volta, in avanti, il termine per adeguarsi alla disposizione introdotta più di un anno fa, con la legge di bilancio per il 2024, fissato al prossimo il 31 marzo per adeguarsi all’obbligo di stipulare polizze contro i danni di calamità naturali ed eventi catastrofali. Il termine era già stato prorogato rispetto a quello inizialmente fissato a fine 2024. Ora Forza Italia, Movimento Cinque Stelle, Civici d’Italia-Nm, Iv, Pd e Misto propongono ancora uno slittamento al 30 giugno 2025. E Lega, Autonomie, Iv Pd propongono al 31 dicembre 2025, un emendamento Pd rinvia addirittura al 31 gennaio 2026. Campa cavallo.

Con l’aria che tira bisogna sperare che ci si fermi al prossimo giugno. Nel frattempo anche il contenuto del decreto è stato rivisto in alcune parti a seguito dei pareri del Consiglio di Stato, uno dei quali relativo al periodo transitorio lasciato alle imprese prima che scattasse l’obbligo di stipulare la polizza (tre mesi di tempo). Intanto continuano ad arrivare conferme dei disastri procurati dalle catastrofi naturali. In due recenti report dei principali ri-assicuratori mondiali, Swiss Re e Munich Re si certifica che uragani, incendi e inondazioni hanno causato, nel 2024, 320 miliardi di dollari di danni, un terzo in più rispetto ai 268 miliardi del 2023.

Le catastrofi meteorologiche sono state responsabili del 93% delle perdite totali e del 97% delle perdite assicurate. Gli eventi nel 2024 sono stati pari a 136 miliardi di dollari, di cui circa 67 miliardi assicurati. Circa due terzi dei sinistri totali si sono verificati in Nord America, America Centrale e Caraibi.
Uno studio poi di Banca d’Italia ha confermato che l’esposizione delle aziende al rischio idrogeologico potrebbe causare perdite economiche in Europa tali da raggiungere i 44 miliardi di euro l’anno entro il 2100. Con l’Italia che potrebbe subire ingenti danni solo per frane che Ispra ha stimato una frequenza di 1.000 eventi l’anno, 100 dei quali dovrebbero andare a colpire in modo significativo case, aziende e reti stradali. Sempre secondo Bankitalia, il 35% delle aziende manifatturiere è potenzialmente esposto a inondazioni, frane e alluvioni.

Accanto a questi dati che di per sé già sono preoccupanti si aggiunge il quadro che emerge sugli effetti che le catastrofi hanno avuto sulla popolazione italiana, Infatti secondo il Centro di monitoraggio degli spostamenti interni l’Idm ci dice che dal 2008 al 2022 gli spostamenti interni sono stati 147 mila, gran parte dei quali dovuti a eventi sismici. Per le voci Alluvione, Movimenti di massa secca e bagnata, il dato degli sfollati interni arriva a 28.400 che diventa 71 mila, il doppio, nel 2023.

Inoltre il Rapporto periodico sul rischio posto alla Popolazione italiana da frane e inondazioni – Primo Semestre 2024, realizzato dall’Irpi-Cnr, riepiloga che tra il 1973 e il 2022 i morti sono stati 1616, i dispersi 40, i feriti 1867 e gli sfollati 334.245. Tra il 2009 e il 2022, gli sfollati sono stati 55.917 (91 morti e 139 feriti) da gennaio a luglio del 2024 le persone allontanate dalla propria abitazione sono state 655 (sette morti, cinque feriti). Il report Ispra dal titolo “Deserto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” dal 2021 è ancora attuale.

Le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia rappresentano il 5,4% di tutto il territorio nazionale, che raggiungono il 29,4% con il 10% delle aree a pericolosità media e il 14% a pericolosità bassa. Anche secondo il Cnr per il periodo 1973/2022 e il 2019/2023 emerge che le regioni colpite sono tutte le regioni italiane, nessuna porzione del nostro territorio è stata risparmiata. Per quanto riguarda il pericolo alluvione gli italiani che vivono in un’area ad elevato rischio sono 2,4 milioni, in area a medio rischio sono 6,8, a basso rischio oltre 12,2: in totale più di 21 milioni a cui si aggiungono 226 mila imprese per rischio frana. Dunque le persone in pericolo sono 5,7 milioni.

La conferma ci arriva anche dall’Osservatorio “Città Clima” di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, che certifica che gli eventi meteorologici più violenti in Italia sono arrivati a 351, nell’ultimo anno. Si tratta di un numero in costante crescita negli ultimi dieci anni di allagamenti, esondazioni, siccità, frane di quasi 6 volte rispetto al 2015. Il Nord Italia è il più colpito con 198 eventi, seguito dal Sud con 92 e dal Centro con 61. Per quanto riguarda la siccità, le regioni più colpite sono state Sicilia (16 eventi), Sardegna (9), Basilicata (3). Mentre sul fronte degli allagamenti in Lombardia si sono registrati 25 eventi meteo estremi, a seguire l’Emilia Romagna (22) e la Sicilia (15). In tema di esondazioni fluviali l’Emilia Romagna (14) eventi, Lombardia (8), Veneto (5).

Inoltre sempre secondo l’Osservatorio i danni su infrastrutture e immobili provocati dal cambiamento climatico aumenteranno entro il 2050 fino a circa 5 miliardi di euro l’anno, un incremento di circa 12 volte rispetto alle stime dei danni attuali. Di fronte a questi dati, che dovrebbero destare forti preoccupazioni, non si comprende perché alcune forze politiche resistano e cerchino di procrastinare l’entrata in vigore dell’obbligo ad assicurarsi, nonostante il mondo assicurativo sia già preparato a questo appuntamento con prodotti specifici secondo le previsioni del decreto.

Alla luce di questo scenario, che non potrebbe essere più fosco, giustamente il ministro per la Protezione civile e Politiche del mare, Nello Musumeci, continua ormai da tempo a sostenere con grande forza e, soprattutto, con competenza e cognizione di causa che solo “la prevenzione ci può salvare. L’Italia è il paese europeo più esposto ai rischi naturali, dalle alluvioni alle frane, dai terremoti agli incendi boschivi”,  ha dichiarato infatti ad un’intervista data ad Edoardo Rogmagnoli apparsa sul quotidiano Il Tempo. Ma c’è chi continua a far finta di niente o a sperare che siano sempre gli altri a fare qualcosa, assistendo impotente ai danni umani e materiali incontenibili. Con gravi ricadute anche sulla nostra economia”.

Il ministro, che su questo tema delle catastrofi naturali mostra una competenza che pochi, anche nel governo di destra-centro possono vantare, ha recentemente dato alle stampe un libro/intervista Gli italiani e i rischi naturali. Perché la prevenzione ci può salvare, intervista con Giuseppe Caporale, (Rubbettino) nel quale ha fatto il quadro della situazione ed ha anche con proposte serie e praticabili indicato la strada che dovrebbe imboccare il Paese per tentare di affrontare il problema con più consapevolezza. Partendo innanzitutto con l’introduzione della polizza assicurativa già prevista dalla legge di bilancio del 2024 per le aziende e che andrebbe estesa al più presto anche alle abitazioni dei privati che attualmente sono coperti solo per il 6%.


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