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Più cassa e ritorno al dividendo. La svolta di Tim

Il gruppo telefonico chiude il 2024 con ricavi in crescita a 14,5 miliardi e un debito a quota 7,3 miliardi. Labriola vede di nuovo la cedola per gli azionisti, mentre si chiude la vendita di Sparkle al tandem Tesoro-Retelit. Occhi del mercato sulla partita con Poste e Iliad

Da qui al 2028 Tim potrebbe tornare al dividendo, ricominciando a remunerare gli azionisti. Tutto merito di conti, quelli del 2024, che segnano una piccola svolta nell’ex Telecom, orfana della rete ceduta alla cordata Kkr-Tesoro, la scorsa estate. E al fotofinish per la cessione della società dei cavi Sparkle, venduta per 700 milioni al tandem Retelit e ancora una volta al Mef. Senza dimenticare la partita per un ingresso di Poste nell’ex monopolista, tramite uno swap tra la quota di Cassa depositi e prestiti (di quasi il 10%) e quella di Poste in Nexi.

Al momento, stando alle ultime indiscrezioni, sarebbero stati convocati i board di Cdp e Poste proprio per il fine settimana. ma C’è da dire che un’eventuale operazione con Poste non fermerebbe l’interesse per Telecom del gruppo Iliad, per un’operazione di carattere industriale con Tim che porterebbe a una riduzione dei soggetti nel mercato e dunque a un ulteriore consolidamento dopo l’operazione tra Vodafone e Fastweb. Il governo, però, è pronto a fare la sua parte e a rimanere giocatore di primo piano e a difendere i propri interessi, come ha chiarito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del question time alla Camera. “Con riferimento a Tim, ricordo che al ministero i soggetti che chiedono di parlare e presentare i propri progetti sono accolti. Quello che farà il ministero sempre, in qualsiasi partita e in ogni settore coperto da golden power, sarà tutelare l’interesse nazionale attraverso gli strumenti consentiti golden power inclusa”.

Detto questo, nell’attesa di capire se e come prenderà forma e colore il riassetto in Tim, la cura di Pietro Labriola miete altri frutti. Lo scorso anno il gruppo telefonico ha riportato ricavi in crescita del 3,1% a 14,5 miliardi e un ebitda after lease a 3,7 miliardi (+10,1%). Ma la vera notizia, come detto, è che il ceo Labriola indica il possibile ritorno del dividendo nel triennio 2026-2028 grazie a una generazione di cassa di 2,5 miliardi tra il 2025 e il 2027. Merito anche del debito già sceso sotto 7,3 miliardi. E decisamente forte anche la crescita dell’ebitda del gruppo, che aumenta dell’8,3% a 4,3 miliardi, con la stessa percentuale di aumento anche isolando l’Italia (2,2 miliardi).

Tim nella medesima giornata ha anche aggiornato i target finanziari del gruppo incastonati nel piano industriale che guarda al 2027, ovviamente senza considerare nel perimetro Sparkle. Stimata una crescita di circa il 3% medio annuo nell’arco di piano dei ricavi dai 13,7 miliardi del 2024, con i dati di Tim Domestic attesi in aumento del 2-3% medio annuo. Nel 2025 prevista una crescita tra il 2 e il 3% per il gruppo e tra l’1 e il 2% per Tim Domestic.

“Il 2024 è stato un anno di grande trasformazione per il nostro gruppo, segnato dal completamento della cessione di Netco (la società della rete nata dopo lo spin off, ndr) e dal rafforzamento della nostra posizione nei mercati di riferimento. Per il terzo anno consecutivo abbiamo centrato tutti gli obiettivi fissati, trasformando l’azienda in un gruppo più solido e focalizzato. Proprio oggi abbiamo portato a compimento l’ultimo tassello del piano presentato nel 2022, approvando la vendita di Sparkle al Mef e Retelit. Anche grazie all’incasso relativo a questa offerta, puntiamo a ripristinare la remunerazione per gli azionisti dal 2026 e prevediamo, per il biennio successivo, un payout pari al 70% della cassa generata”.

Incontrando gli analisti, poi, Labriola ha spiegato come “essere un’azienda normale significa anche generare un flusso di cassa strutturale per sostenere gli investimenti futuri, mantenere un bilancio sano con un rapporto di leva finanziaria oggi allineato alle migliori pratiche del settore. Restituire valore ai nostri azionisti, cosa che sembrava impossibile anche solo un anno fa ora è a portata di mano”. E ancora, “abbiamo raggiunto per il terzo anno consecutivo la guidance cosa che non è mai successa. Oggi Tim è una società diversa. Abbiamo realizzato progressi significativi sul canone di concessione da 1 miliardo che rafforzerà la nostra posizione. Oggi è una società diversa, siamo di nuovo in controllo del nostro futuro. Ciò che sembrava impossibile solo tre anni fa oggi è diventato una realtà”.

Il numero uno di Tim è poi tornato sulle possibili sinergie con Poste o Iliad, facendo una distinzione. “Le uniche due possibilità di un`attività sono possibili o con Poste o con Iliad e abbiamo anche spiegato in passato che sotto un profilo industriale un accordo con Illiad è un accordo con tante sinergie industriali”. Con Poste “potrebbe essere un deal che ha meno sinergie industriali non avendo noi una rete e non avendo le frequenze ma con un approccio commerciale molto differente perché potrebbe comportare l’accelerazione della nostra strategia di Customer platform”.


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