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Cosa cambia con l’entrata in vigore del nuovo regolamento imballaggi

Si conclude un iter legislativo durato più di due anni che ha visto contrapposte le istituzioni europee da un lato e l’Italia dall’altro, in un braccio di ferro che si è risolto con un sostanziale compromesso che soddisfa entrambi le parti. Il punto di Saturno Illomei

Pubblicato lo scorso 22 gennaio sulla Gazzetta Ufficiale Europea, il nuovo Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio è entrato in vigore l’11 febbraio, e verrà applicato a decorrere dal prossimo 12 agosto. Si conclude così un iter legislativo durato più di due anni che ha visto contrapposte le istituzioni europee da un lato e l’Italia dall’altro, in un braccio di ferro che si è risolto con un sostanziale compromesso che soddisfa entrambi le parti. Grazie all’azione congiunta di governo e imprese, è stata evitata la penalizzazione del grande lavoro svolto negli ultimi vent’anni dagli imprenditori e dai territori del nostro Paese che qualcuno, a Bruxelles, avrebbe voluto sacrificare a favore di una non meglio identificata quanto ideologica politica pseudo green.

Secondo Laura D’Aprile, capo dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “è stato fatto un gran lavoro di squadra in fase di negoziazione del testo, con una collaborazione straordinaria tra istituzioni e imprese. Ora dobbiamo vigilare affinché l’implementazione del regolamento sia coerente con il bilanciamento faticosamente raggiunto, a tutela del sistema nazionale che ha consentito, in questi anni, di raggiungere e superare gli obiettivi europei”.

Settantuno articoli e tredici allegati che riorganizzano e aggiornano la normativa sull’“intero ciclo di vita degli imballaggi per quanto riguarda la sostenibilità ambientale e l’etichettatura, al fine di consentirne l’immissione sul mercato. Stabilisce inoltre prescrizioni per quanto riguarda la responsabilità estesa del produttore, la prevenzione dei rifiuti di imballaggio, come la riduzione degli imballaggi superflui e il riutilizzo e la ricarica degli imballaggi, nonché la raccolta e il trattamento, compreso il riciclaggio, dei rifiuti di imballaggio”. Questo regolamento, si legge all’articolo uno, “contribuisce, inoltre, alla transizione verso un’economia circolare e al conseguimento della neutralità climatica al più tardi entro il 2050”. Si applica a tutti gli imballaggi e a tutti i rifiuti di imballaggio, indipendentemente dal contesto in cui vengono usati o dalla loro provenienza: “industria, altre attività manufatturiere, vendita al dettaglio o distribuzione, uffici, servizi o nuclei domestici”.

In linea con il Green Deal europeo e il nuovo Piano d’azione per l’economia circolare del 2020, il regolamento impegna gli Stati membri a “rafforzare i requisiti essenziali per gli imballaggi al fine di rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili o riciclabili entro il 2030, a prendere in considerazione altre misure per ridurre i rifiuti di imballaggio”, favorire la loro progettazione finalizzata al riutilizzo e al riciclo, introdurre obblighi per il contenuto riciclato negli imballaggi in plastica. Si incardina nella direttiva quadro sui rifiuti, la 2008/98, che stabilisce alcuni principi per la corretta gestione dei rifiuti che non devono mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l’ambiente; senza alcun rischio per l’ acqua, l’aria, il suolo, le piante e gli animali; senza pregiudicare il paesaggio.

In linea con la gerarchia dei rifiuti e con il principio del ciclo di vita dei prodotti, per ottenere i migliori risultati ambientali complessivi, le misure previste dal regolamento mirano a ridurre la quantità di imballaggi immessi sul mercato e a prevenire la produzione di rifiuti, evitando quello superflui e aumentando il riutilizzo. È previsto, inoltre, l’aumento di contenuto riciclato negli imballaggi. Ma è al momento della progettazione che si dovrà agire in modo da produrre e mettere in commercio imballaggi più facilmente riciclabili, così da ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e il conferimento in discarica.

Non dobbiamo dimenticare, comunque, l’importanza delle diverse funzioni che l’imballaggio svolge non solo nel processo produttivo, ma nella vita di tutti i giorni di tutti noi. Sono tre le tipologie di imballaggio, ce lo ricorda lo stesso regolamento: primario, secondario e terziario. Quello primario contiene e protegge il prodotto; sono lattine, bottiglie, sacchi, borse ecc.; riporta anche alcune informazioni, come la data di scadenza. Quello secondario raggruppa più imballaggi primari, come, ad esempio, sei bottiglie vendute insieme; facilita le operazioni di trasporto e stoccaggio. Il terziario è visibile soprattutto nei magazzini e nei discount: quello più noto è il pallet; garantisce la movimentazione e la sicurezza delle merci.

Tutti gli imballaggi immessi al consumo dovranno essere riciclabili. Entro il 1° gennaio 2028 la Commissione adotterà i relativi “atti delegati” sui criteri di progettazione dell’imballaggio, così da poter essere raccolto separato e avviato a riciclo. “Per quanto riguarda i contributi finanziari versati dai produttori per adempiere ai loro obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore”, gli Stati membri devono tener conto della “fattibilità tecnica e della fattibilità economica” del riciclo degli imballaggi stessi. Dal 1° gennaio 2030 è prevista la riduzione al minimo di tutti gli imballaggi, purché venga garantita la loro funzionalità. Ogni Stato dovrà ridurre i rifiuti di imballaggio, “rispetto ai valori corrispondenti del 2018”, del 5% entro il 2030; del 10% entro il 2035; del 15% entro il 2040.

L’auspicio è che possano essere messe in campo tutte le azioni volte a ridurre la quantità dei rifiuti e in linea con gli obiettivi generali della politica comunitaria in materia di rifiuti, comprese quelle che incentivino “ristoranti, mense, bar, caffè e servizi di ristorazione a servire ai loro clienti acqua di rubinetto, se disponibile, a titolo gratuito e a prezzi modici, in formato riutilizzabile o riciclabile”. In ogni caso, è prevista l’istituzione di sistemi di restituzione e raccolta, il cosiddetto “vuoto a rendere”, con relativo deposito cauzionale. Il deposito non si applica ai vini, agli alcoolici, al latte e ai prodotti lattiero-caseari. E comunque, gli Stati membri ne sono esentati qualora raggiungano un tasso di raccolta differenziata almeno dell’80% .

Per quanto riguarda gli obiettivi di riciclo di tutti i rifiuti di imballaggio, sono previsti del 65% entro il 2025 e del 70% entro il 2030. Obiettivi specifici riguardano i singoli materiali di imballaggio: per la plastica rispettivamente 50 e 55%; per il legno 25 e 30%; per l’acciaio 70 e 80%; per l’alluminio 50 e 60%; per il vetro 70 e 75%; per carta e cartone 75 e 85%. L’Italia li ha già superati tutti gli obiettivi di riciclo previsti al 2030: sia quelli generali che quelli dei singoli materiali. Tranne che per la plastica che, a fine 2023, era al 48%, ormai prossima al target previsto per fine anno.

Il punto di vista delle aziende e la ricaduta sulla loro attività, Formiche.net lo ha chiesto a Roberta Rossi, direttore acquisti Italia Lactalis. “L’industria alimentare italiana è da tempo in prima linea nell’eco-progettazione del packaging. La prevenzione dei rifiuti di imballaggio è un obiettivo condiviso da produttori e utilizzatori, integrato con successo nelle politiche aziendali sia delle grandi che delle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, le aziende ne condividono i principi ispiratori, essendo già molto attive nel ridurre significativamente la produzione di rifiuti, nel promuovere un’economia circolare e nell’aumentare l’utilizzo di materiale riciclato”.

“Queste attività – ha concluso Roberta Rossi – vengono realizzate attraverso importanti investimenti avviati nel corso degli anni al fine di aumentare la riciclabilità dei materiali di imballaggio. Sarà però fondamentale comprendere meglio le logiche, le modalità e le tempistiche di applicazione del regolamento sul quale, ad oggi, mancano ancora dei decreti attuativi. Ci auguriamo che questi punti di incertezza possano essere definiti e risolti nel minor tempo possibile così da supportare e valorizzare al meglio l’impegno messo in campo dalle imprese”.


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