Con discrezione e delicatezza o con sfacciato cinismo dopo l’ultimo bollettino medico sulla degenza ospedaliera del Santo Padre che rivela “l’insorgenza di una polmonite bilaterale che richiede un’ulteriore terapia farmacologica” si è scatenata una vera e propria corsa mediatica e delle gerarchie vaticane alla successione di Papa Francesco, l’età e la salute del quale non consentono verbi al futuro, ma solo la valutazione del presente. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Dall’ospedale Gemelli, alle pendici di Monte Mario, le ombre del Conclave sovrastano ogni sera il Vaticano, per poi diradarsi all’alba. Le preghiere dei fedeli di tutto il mondo e l’ottimismo dei medici sulle probabilità di guarigione di Papa Francesco non arginano i retropensieri e le fibrillazioni su quella che viene considerata l’approssimarsi dell’ineluttabile successione al Pontefice.
Il tema della salute del Santo Padre è in cima ai pensieri delle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa Universale. Ad 88 anni Jeorge Mario Bergoglio è il Papa regnante più anziano dai tempi di Leone XIII, che si spense a 93 anni. Giovanni Paolo II scomparve a 84 anni e mezzo. Benedetto XVI si dimise a 86, che pareva esausto, ma morì a 95 anni.
Non sono certo i tempi del crepuscolo di Karol Wojtyła, quando dal Palazzo apostolico uscivano nomine firmate da un Pontefice agonizzante, né l’epilogo della stagione di Ratzinger dominata dall’onnipresenza del segretario di Stato Bertone, ma il piglio del 266° Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma non è più quello, per così dire, dei tramonti che non tramontano mai. Semmai ricorda i tanti accenni alla tomba già fatta preparare, a Santa Maria Maggiore, vicino all’icona della Salus Populi Romani della Cappella Paolina, anche se anni addietro diceva di aver già scelto un “posticino” anche nelle Grotte vaticane.
Mentre c’è chi scommette che Papa Francesco, dopo che il 13 marzo celebrerà il 12° anniversario dell’elezione, festeggerà lucidamente e ben saldo sul Soglio di Pietro anche il 90 esimo compleanno, i sussurri che si rincorrono sul Tevere insistono sui preponderanti pronostici per i successori.
Sospinto dal successo di un film che almeno temporalmente viene spacciato per profetico e dalla concreta ipotesi di dimissioni del Papa in caso di inabilità psico-fisica, l’immaginario collettivo prefigura già il Conclave nella Cappella Sistina.
Attualmente i Cardinali elettori sono 138, dei quali 110 nominati da Papa Francesco. Un assetto di ipotetico Conclave soggetto a variazioni quotidiane. Solo nell’anno in corso 13 Cardinali supereranno infatti la scadenza degli 80 anni e, secondo la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, non potranno prendere parte all’elezione del nuovo Papa.
Il 22 gennaio, per esempio ha compiuto 80 anni e sarà escluso dal Conclave, il Cardinale Arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn considerato uno dei più autorevoli candidati alla successione. Mentre un altro papabile, il Cardinale Robert Sarah festeggerà l’80esimo compleanno il 15 giugno. Sulla base di questi numeri e considerato che la quasi totalità degli attuali cardinali con diritto di voto al Conclave sono stati creati dall’attuale Papa, si potrebbe ipotizzare l’elezione di un successore di Bergoglio in continuità con il suo pontificato.
A parte il ruolo imperscrutabile del mitico spirito della Provvidenza che da sempre aleggia fra gli affreschi della Cappella Sistina, non si può comunque parlare di blocco “bergogliano”, dal momento che molti Cardinali, se si escludono i Concistori, non si conoscono davvero perché residenti in regioni remote e in diocesi disseminate nei vari continenti.
Il Conclave rifletterà esattamente l’intenzione di Papa Francesco di privilegiare la Chiesa di frontiera, meno eurocentrica, sempre meno a trazione curiale, italiana e occidentale, con uno sguardo attento alle periferie del pianeta. Tanto che il Collegio Cardinalizio risulta tutt’altro che monolitico. Inevitabilmente l’intimo, inconfessabile, pre-Conclave che già pervade la coscienza dei Cardinali, annovera nomi molto conosciuti o straordinariamente sconosciuti.
Al primo posto fra i papabili più giovani c’è il Cardinal Matteo Maria Zuppi, sessantanove anni, Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, considerato non solo un forte sostenitore di Papa Francesco ma anche un esponente dell’ala più progressista del Collegio Cardinalizio. Fautore della Chiesa sinodale, più inclusiva e aperta al nuovo, a favore della benedizione per le coppie omosessuali, del celibato facoltativo per i sacerdoti, ma per il momento contrario al sacerdozio femminile.
Seguono tre Cardinali considerati più bergogliani di Bergoglio: l’arcivescovo del Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich, favorevole ad un radicale aggiornamento del Catechismo della Chiesa sull’omosessualità; il brasiliano Sérgio da Rocha, Arcivescovo di São Salvador da Bahia, cha ha celebrato una messa per commemorare tutte le vittime dell’odio omofobico e transfobico; e l’Arcivescovo di Barcellona, Juan Josè Omella, dalla cui diocesi catalana si è levata forte la richiesta dell’abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale e del via libera all’ordinazione delle donne.
Molto più consistenti appaiono invece le chance di successione del segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin. Nonostante venga considerato un bergogliano moderato e la sua candidatura non sia in cima alle opinioni dei porporati più progressisti, potrebbe emergere come una soluzione di buon compromesso in caso di stallo, perché sempre distintosi per saggezza ed equidistanza.
Parecchio in ascesa appaiono i consensi del Cardinale filippino Luis Antonio Tagle, enfant prodige della Chiesa delle periferie, teologo apprezzato e brillante conferenziere, uomo giusto per aprire al cattolicesimo le porte dell’Asia più profonda ed anche quelle della Cina, visto che Tagle ha per parte di madre origini cinesi. “La chiesa del futuro avrà il volto dei ragazzi di oggi, incrocio di nazionalità. Mai immobile, in cerca del dinamismo della fede che può incardinarsi in vari luoghi e varie culture”, sottolineò qualche tempo fa in un’intervista al Corriere della Sera.
Se il successore dovesse essere il Cardinale portoghese José Tolentino de Mendonça, la Chiesa avrebbe ufficialmente il Primo Papa poeta. Uomo di raffinata cultura e attuale Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, il 59enne Tolentino incrocia infatti la penna con poeti e letterati, dialoga con gli intellettuali anche molto lontani dall’Ecclesia, ha una passione per la scrittura, una grande sensibilità poetica e letteraria, ma allo stesso tempo amplifica la cultura nella fede e nella teologia.
Sul versante opposto della Chiesa tradizionalista spicca, almeno fino al 15 giugno quando compirà 80 anni, il Cardinale Robert Sarah considerato uno dei più conservatori più vicini a Papa Benedetto XVI. Fortemente contrario a quasi ogni apertura progressista, dall’aborto ai matrimoni o alle benedizioni di coppie omosessuali, è un sostenitore della “riforma della riforma” della liturgia. Una sorta di revisione in chiave tradizionalista del Concilio Vaticano II, universalmente considerato una tappa in senso progressista del cammino della Chiesa.
Niente in confronto alle posizioni ultra conservatrici del Cardinale statunitense Raymond Leo Burke, che nonostante venga considerato un candidato senza alcuna possibilità di elezione non rinuncia a criticare aspramente e pubblicamente quasi ogni giorno Papa Francesco, che da parte sua ha reagito decurtando al Porporato tutto lo stipendio e la disponibilità di un appartamento a Roma, perché accusato di usare tali disponibilità “per dividere la Chiesa”. Contrapposizioni, dimissioni o meno di Bergoglio, il contesto del Conclave è inesorabilmente avviato.
A meno di una lungimirante replica di un felice compromesso come quello che determinò l’elezione di Giovanni XXIII, il Papa del Concilio, e nonostante la speranza del concorso di Spirito Santo e Provvidenza, sulla Chiesa incombe la sindrome di una secolarizzazione esponenziale, ulteriormente accelerata dai social web.
Un crollo della religione che comporta il rischio che seguendo il prossimo Conclave il mondo sconvolto dallo tsunami Putin-Trump si chieda se è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa? E la risposta dei pessimisti sarà che forse si tratta dell’ultimo Conclave.