Chi legge il testo dell’Angelus si accorge che Bergoglio non delude neanche quando è gravemente malato. La guerra su larga scala, la guerra vergognosa, la solidarietà ai popoli che soffrono, tutti, tutto ciò di cui in molti nel mondo sentono il bisogno non per essere contro qualcuno, ma per essere per qualcosa, in modo chiaro. La forza di anni di pontificato è anche in queste righe. La riflessione di Riccardo Cristiano
Una domenica anormale a piazza San Pietro. Molti pellegrini l’affollano, nella gincana imposta da una regolamentazione che traccia corsie riservate a chi vuole andare lì o là, senza prevedere la possibilità di uscire, di andare in una direzione o nell’altra ma come si troverebbe più normale. Bisogna seguire percorsi prefissati, stretti: una scelta che nessuno discute, che tutti rispettano. Ma arrivando può accadere di notare un poliziotto municipale che dice a un senza tetto che “non puoi chiedere l’elemosina, è proibito”. Sarà così, ma nella piazza che il papa ha aperto ai senza tetto fa un po’ strano, chissà se il Comune ha dato disposizione stringenti al riguardo.
Si fa mezzogiorno, la gente si ferma, aspetta in qualche modo di sapere qualcosa dell’Angelus. “Chi lo leggerà”, si chiede qualcuno, “nessuno, dicono che verrà diffuso solo in forma scritta”. Ma non stampata; ai molti fedeli o interessati a Francesco presenti nessuno fa avere il testo del papa, bisognerà consultare internet. Ma non tutti sono interessati alle notizie, al web, vorrebbero in piazza sapere cosa dice il papa, ma nessuno li mette al corrente.
La Santa Sede diffonde non a mezzogiorno, poco dopo, l’omelia di Francesco per il giubileo dei diaconi, letta da monsignor Fisichella e seguita dal testo dell’Angelus. Un testo importante, molto importante. Eccolo qui: “Da parte mia, proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie; e anche il riposo fa parte della terapia! Ringrazio di cuore i medici e gli operatori sanitari di questo Ospedale per l’attenzione che mi stanno dimostrando e per la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate. Si compie domani il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l’Ucraina: una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità! Mentre rinnovo la mia vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan. In questi giorni mi sono giunti tanti messaggi di affetto e mi hanno particolarmente colpito le lettere e i disegni dei bambini. Grazie per questa vicinanza e per le preghiere di conforto che ho ricevuto da tutto il mondo! Affido tutti all’intercessione di Maria e vi chiedo di pregare per me”.
Sono parole importanti, anche le ultime, la predilezione per i bambini (ci saranno stati anche potenti tra quanti gli hanno scritto, ma lui cita i bambini) in queste ore rilevantissime: non sono parole di circostanza. Proprio no. Il suo messaggio resta decisivo, anche se scivola un po’.
Il ritorno da Piazza San Pietro è doloroso per chi non pensava che questo mezzogiorno domenicale sarebbe passato così, ma questo probabilmente i più lo sapevano, ma il dato di fondo è l’attenzione per il papa venuto “dalla fine del mondo”.
Chi legge si accorge che Bergoglio non delude neanche quando è gravemente malato. La guerra su larga scala, la guerra vergognosa, la solidarietà ai popoli che soffrono, tutti, tutto ciò di cui in molti nel mondo sentono il bisogno non per essere contro qualcuno, ma per essere per qualcosa, in modo chiaro. La forza di anni di pontificato è anche in queste righe.