Ragionevolmente assisteremo a una nuova edizione della Grande Coalizione che comprende Cdu/Csu e Spd. Merz non ha alcuna convenienza ad allargare la coalizione ai Verdi. Il problema dell’affermazione di Afd è solo rimandato. Nella proiezione europea, è importante l’asse Roma-Berlino. Conversazione con Alex Privitera, senior fellow del German Institute alla Johns Hopkins University
Con ogni probabilità, in Germania, assisteremo a una riedizione della Grande Coalizione. Con i Verdi all’opposizione. Perché, al neo cancelliere Friedrich Merz, “non converrebbe fornire una potenziale sponda ai partner socialisti”. Ma andiamo ai risultati. Pressoché tutti i commenti si sono concentrati da un lato sull’affermazione della Cdu-Csu e dall’altro sull’exploit dell’estrema destra Afd. In realtà, come spiega a Formiche.net Alex Privitera, senior fellow del German Institute alla Johns Hopkins University, “l’elemento più interessante è il superamento della soglia di sbarramento da parte di Linke che ha sbaragliato la Bsw”.
Questo risultato cosa cambierà, nei fatti, per il costituendo esecutivo tedesco?
Più che per l’esecutivo in sé, è significativo che gli ex comunisti della Ddr abbiano preso quasi nove punti percentuali a detrimento di un altro partito – la Bsw – che nelle consultazioni locali ha comunque raggiunto risultati significativi. Per il resto, l’altro dato interessante è quello sull’affluenza: mai così alta dal 1990. Un segnale chiaro rispetto a come queste elezioni siano state sentite dal popolo tedesco.
Si aspettava entrambi i risultati, sia di Afd che di Cdu/Csu?
In realtà sì, sono risultati tutto sommato sovrapponibili a quelli emersi nei sondaggi delle ultime settimane. Peraltro Merz, ormai da settimane, si sta comportando come cancelliere tenendo contatti stretti con l’Eliseo e nella volontà di allargare l’asse che guiderà l’Europa alla Polonia e probabilmente a Roma.
La compagine governativa come sarà composta?
Ragionevolmente assisteremo a una nuova edizione della Grande Coalizione che comprende Cdu/Csu e Spd. Merz non ha alcuna convenienza ad allargare la coalizione ai Verdi anche perché potrebbe dare una sponda importante ai socialisti. Invece, mantenendo la compagine solo con la Spd, la Cdu gioca da senior partner.
La leader di Afd, Alice Weidel, dichiara che il partito è pronto a governare. È realistico?
Fino a quando Merz sarà a capo della Cdu lo escludo in maniera categorica. Per Afd non è una svolta epocale. Penso però che il problema di un’eventuale affermazione dell’estrema destra sia solamente rimandato. Dipenderà da come si muoveranno nei prossimi quattro anni.
Trova qualche similitudine in termini di percorso politico, tra Afd e il Rassemblement National francese?
Per la verità il Rn francese ha fatto un percorso diverso, iniziato ormai qualche anno fa. Ormai sono un partito conservatore ma non più dal sentore neo-fascista. Per il Rn c’è già stata una Fiuggi in qualche modo. Di qui il tentativo di Bardella di smarcarsi dopo il gesto di Bannon. Afd tutto questo non l’ha fatto. Non solo, tra i partiti di destra in Europa (anche in Italia, prima delle fughe in avanti della Lega in salsa trumpiana) e Afd non c’è mai stato un grande feeling.
Quale sarà la proiezione tedesca in chiave europea?
Penso che sulle questioni strategiche, a partire dal rilancio dell’economia fino alla costruzione della Difesa comune, Merz sposerà e cercherà di rafforzare il format che si è riunito pochi giorni fa all’Eliseo.
Che ruolo avrà l’asse Roma-Berlino?
Dipende da Roma. Nonostante Merz sia un grande amante degli Stati Uniti e abbia sempre avuto una proiezione transatlantica, sta constatando che l’America si è sostanzialmente smarrita. Quindi occorre trovare un’alternativa a questa sponda. Va, dunque, rafforzata la dimensione europea. A quel tavolo – formato Eliseo – è chiaro che non potrà sedere un Paese come l’Ungheria. Meloni, dunque, dovrà fare una scelta.