Fratello del presidente e consigliere della sicurezza nazionale, sta radicalmente cambiando l’approccio della monarchia del Golfo. L’obiettivo è portarla dall’essere superpotenza degli idrocarburi a hub tecnologico mondiale. Per riuscirci, oltre a investimenti miliardari, si sta spendendo in prima persona con i grandi del settore
Se gli Emirati Arabi Uniti stanno cercando di trasformarsi da gigante petrolifero a potenza tecnologica mondiale, molto se non tutto è dovuto a Tahnoon bin Zayed al Nahyan. Fratello del presidente Mohamed bin Zayed bin Sultan al Nahyan e consigliere per la sicurezza nazionale, la sua passione per l’intelligenza artificiale era sbocciata a inizio secolo, quando il programma Hydra aveva dimostrato di potersela giocare con i più grandi giocatori di scacchi, uno degli hobby preferiti di Tahnoon. L’amore è definitivamente sbocciato vedendo il programma di Google, AlphaZero, battere il miglior programma di scacchi al mondo in sole quattro ore. Da quel momento, Tahnoon sta cercando di portare la monarchia del Golfo su vette inesplorate.
L’obiettivo da raggiungere entro il 2031 è incentrare il 40% del Pil sull’IA e per riuscirci gli Emirati sono diventati il primo paese al mondo a nominare un premier di Stato per questo settore, si sono prefissati di formare un milione di persone entro il 2027 e stanno attraendo talenti oltreconfine. Non da meno, stanno investendo miliardi di dollari nella filiera.
Basti pensare che nel mega-progetto statunitense da 500 miliardi di dollari lanciato da Donald Trump per permettere all’America di compiere uno sprint nella corsa all’IA, Stargate, anche gli Emirati Arabi Uniti svolgeranno un ruolo centrale. Lo faranno tramite il fondo MGX, di cui Tahnoon è alla guida.
La sua visione è chiara e sembra aver compreso il momento storico. Il cambiamento climatico sta spingendo i paesi lontano dagli idrocarburi, o comunque questa è la tendenza che si dovrebbe seguire. E si stanno servendo dell’IA per combattere gli eventi estremi, così come reinventare nuove strategie. Tahnoon è convinto che diventando un hub tecnologico – tramite chip, data center e aziende di primo livello – gli Emirati possano essere un punto di riferimento per un qualcosa di positivo e non di divisivo come il petrolio.
Come racconta il Wall Street Journal in un lungo ritratto, Tahnoon ha recentemente incontrato i pesi massimi dell’IA. Nel 2023 si era visto con Bill Gates, a margine della Cop28, e sempre nello stesso anno anche con il ceo di Microsoft, Satya Nadella, che gli aveva consigliato di leggere il libro del professore della George Washington University, Jeffrey Ding, con cui avrebbe compreso i benefici dell’IA. A gennaio ha discusso di IA anche con il ceo di Amazon, Andy Jassy. Spesso e volentieri a fargli visita è il ceo di BlackRock, Larry Fink, convinto che gli Emirati vantino “un vantaggio unico nell’intelligenza artificiale”. Mentre con quello di OpenAI, Sam Altman, si è instaurato un rapporto di estrema fiducia. Tanto che stavano per chiudere un accordo sulla produzione di chip, in cui rientrava anche TSMC, l’azienda taiwanese sui microprocessori. Poi però non se n’è fatto più nulla.
Quest’uomo, che gestisce uno dei patrimoni più grandi al mondo, sta anche diventando un alleato fondamentale dell’Occidente. Quando due anni fa era stato ricevuto dall’ex segretaria al Commercio statunitense, Gina Raimondo, per discutere della vendita di know-how americano, la richiesta pervenutagli era semplice quanto complessa allo stesso tempo: “Devi scegliere”. Tra chi è ovvio: Stati Uniti o Cina. Stare con due piedi in una scarpa non era possibile, anche perché essere il capo delle spie emiratine e gestire strumenti tech così invasivi potrebbe essere un palese conflitto di interessi. E sebbene Abu Dhabi mantenga ancora legami con Pechino, alla fine la scelta è ricaduta sugli occidentali, dai quali ha acquistato tecnologia sostituendo quella cinese (Huawei) dall’azienda nazionale G42. Tahnoon ha anche tessuto rapporti con l’amministrazione Trump. E con la sua famiglia. Lunate, che gestisce il patrimonio di MGX, ha investito 1,5 miliardi di dollari in Affinity, il fondo di investimento del genero del presidente, Jared Kusher. Quando i due si dovevano vedere cinque anni fa, Tahnoon era stato chiaro: “Non ti incontrerà a meno che tu non passi due ore con me a parlare di IA”.
Dove vogliano arrivare gli Emirati Arabi Uniti è piuttosto evidente. La scorsa primavera hanno annunciato il rilascio del loro modello linguistico di IA generativa, Falcon 2 11B, che vuole diventare la risposta araba a ChatGPT. Nell’incontro con Joe Biden a settembre, i due hanno discusso di un memorandum di intesa sull’IA. Gli Emirati Arabi Uniti hanno capito che per restare al centro del mondo devono cambiare.