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Ecco come i Kinzhal russi colpiscono l’economia ucraina

Secondo l’istituzione finanziaria internazionale, gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche hanno ridotto la crescita economica prevista di Kyiv di più di un punto percentuale. Una ripresa più sostenuta potrebbe tornare nel 2026, ma dipenderà dal raggiungimento di una tregua entro quest’anno

Nonostante le speranze di Mosca, i Kinzhal e gli Shahed-136 utilizzati nelle cosiddette “campagne di bombardamento strategico” non sono riuscite a spezzare il morale e la combattività dell’Ucraina, che continua a offrire una forte resistenza all’invasione. Ma il discorso cambia completamente se si sposta il focus sul lato economico. E le nuove stime fornite dall’ European Bank for Reconstruction and Development, ente costituito nel 1991 per sostenere la Russia e altri Paesi dello spazio post-sovietico a sviluppare un sistema di economia di mercato dopo la fine della guerra fredda e il crollo dell’Urss, forniscono un quadro chiaro del peso avuto dalle campagne di bombardamento russe.

All’interno dell’edizione di febbraio 2025 del Regional Economic Prospect l’Erbd ha infatti individuato nei ripetuti attacchi alle centrali elettriche e alla rete elettrica ucraina attraverso missili e droni kamikaze il fattore che li ha spinti ad abbassare le previsioni di crescita economica di Kyiv per il 2025 dal precedente 4,7% al 3,5%. Nonostante l’Ucraina sia entrata nel 2025 con i finanziamenti esterni garantiti per l’anno, il Paese sta affrontando un rallentamento della crescita economica accompagnata da un’accelerazione dell’inflazione, entrambe causate dallo scoppio del conflitto nel febbraio di tre anni fa.

I massicci attacchi della Russia alle infrastrutture elettriche ucraine hanno causato sia carenze di energia elettrica, costringendo gli ucraini a pagare prezzi elevati per l’elettricità importata, sia una forte carenza di manodopera. La crescita del Pil reale è stata rallentata notevolmente, passando da oltre il 5,0% nella prima metà del 2024 a circa il 2,0% nella seconda metà dell’anno, con il Pil complessivo per l’intero anno stimato al 3,0%. I fattori negativi che hanno pesato sulla crescita nella seconda metà del 2024 probabilmente persisteranno anche nel 2025. Ma ci sono anche aspetti positivi, come ad esempio la comprovata resilienza e adattabilità delle imprese, il funzionamento del corridoio commerciale del Mar Nero, il forte stimolo ai consumi pubblici e l’aumento delle commesse militari da parte delle industrie nazionali. Tutti questi fattori dovrebbero andare a sostenere la crescita economica.

Crescita economica che nel 2026 potrebbe tornare ai valori del 5,0% originariamente previsti per quest’anno, afferma la Erbd, “a condizione che venga raggiunto un accordo per la sospensione dei combattimenti entro la fine del 2025”. Specificando anche che una ripresa economica più profonda e sostenuta potrebbe essere difficile da raggiungere, citando le prove dei conflitti militari tra gli Stati negli ultimi due secoli: “Una ripresa dopo la fine di un conflitto non è qualcosa di scontato”, ha dichiarato il capo economista della Erbd Beata Javorcik, “Gran parte di questo è dovuto al fatto che la pace è sfuggente. I conflitti spesso si riaccendono dopo pochi anni. Il significato di una simile risoluzione del conflitto per l’Ucraina dipenderà dalla stabilità della situazione”. Javorcik ha però messo in chiaro che la Bers è pronta a sostenere la ricostruzione dell’Ucraina nel caso in cui i negoziati garantiscano la fine della guerra. “Saremo pronti a investire quando sarà il momento”, ha dichiarato il vertice dell’istituto di credito con sede a Londra, che sino ad ora ha investito 6,2 miliardi di dollari (pari a circa 4,9 miliardi di sterline) in progetti in Ucraina dall’inizio della guerra.


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