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Ipocrisia, la sfiga di noi sfigati

Il nostro è un Paese di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori, trasmigratori. E anche di ipocriti. Possibilmente sfigati. Ieri Michel Martone, sotto la media di età di circa 60 anni del governo (come del resto di tutti i precedenti) ha avuto l’ardire di dire “Se a 28 anni non sei ancora laureato, sei uno sfigato”.
 
Apriti cielo. I depositari del verbo italico si sono scagliati contro il linguaggio osceno e contro Martone colpevole di essere giovane, bravo, fortunato, carino e “figlio di papà”. Naturalmente gli altri esponenti dell’onorata società che hanno genitori più illustri, consorti più autorevoli e magari figli molto più sistemati, proprio perché appartenenti all’onorata società, vengono intervistati da giornalisti slinguettanti. Gli stessi che schifettosi condannano Martone.
 
“Sfigati” sì, proprio sfigati, noi tutti, costretti a commentare una frase che avrebbe il solo difetto di essere persino banale. E invece dobbiamo fare i conti con una quantità industriale e vomitevole di ipocrisia. Che sfiga!


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