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Dallo stop al Green deal la strategia per un’Ue amica delle imprese. Martusciello spiega la linea del Ppe

È attesa per mercoledì la presentazione del nuovo piano dell’Unione europea legato alla mobilità verde. “Il passaggio sulle auto, che contiene una chiara richiesta di posticipare il termine della sospensione del motore endotermico oltre il 2035, rappresenta uno dei tasselli di una strategia più ampia che il Ppe ha in animo di perseguire. In qualche modo una presa d’atto non solo del cambio di maggioranza, ma del cambio netto di priorità che gli elettori ci hanno segnalato”, afferma a Formiche.net il capo delegazione del Ppe, Fulvio Martusciello

È attesa per mercoledì la presentazione del nuovo piano dell’Unione Europa legato alla mobilità “pulita”. Ancora non se ne conoscono i dettagli, ma una cosa è certa: il Ppe è intenzionato a fare pressione sulla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, affinché alcuni indirizzi assunti nel corso della precedente legislatura, giudicati eccessivamente afflittivi per l’industria dell’automotive e dell’indotto, siano radicalmente rivisti. A confermare l’orientamento dei popolari è Fulvio Martusciello, capodelegazione nazionale e membro dell’ufficio di presidenza del Ppe.

Martusciello, il gruppo dei popolari è al lavoro per rivedere la strategia europea in particolare sulle auto. Qual è la vostra linea?

Il passaggio sulle auto, che contiene una chiara richiesta di posticipare il termine della sospensione del motore endotermico oltre il 2035, rappresenta uno dei tasselli di una strategia più ampia che il Ppe ha in animo di perseguire. In qualche modo una presa d’atto non solo del cambio di maggioranza, ma del cambio netto di priorità che gli elettori ci hanno segnalato.

Concretamente, quali sono gli obiettivi?

Un cambio di paradigma da parte delle istituzioni comunitarie su dossier così impattanti sulle nostre imprese. La perdita di produttività (oltre che di posti di lavoro) che l’applicazione del Green Deal nella sua originaria formulazione avrebbe comportato sarebbe stata disastrosa. Di qui la necessità di un correttivo.

Il raggruppamento italiano in seno al Ppe che ruolo ha svolto nel perseguimento di questo obiettivo?

Un ruolo fondamentale. Tante, infatti, sono state in questi mesi le richieste avanzate dal nostro vicepremier, Antonio Tajani a Manfred Weber. D’altra parte, il nostro è un Paese che da Nord a Sud ha fatto del proprio know-how sull’automotive uno dei propri punti di eccellenza. Non sarebbe stato accettabile l’applicazione pedissequa della prima formulazione del piano europeo sulle auto: anche perché a fare le spese di quelle scelte sarebbero state soprattutto le imprese italiane.

Questa visione sarà alla base del congresso che il Popolari europei hanno in programma a Valencia? 

Certamente. Come ho detto in premessa, quello sulle auto è solo un tassello di una volontà più ampia che passa innanzitutto dal voler eliminare il limite del 2035 ma che sicuramente comporterà anche una richiesta molto chiara alle istituzioni europee di un’inversione di tendenza sull’eccessiva regolamentazione, su un rinvio dell’applicazione del regolamento sulla deforestazione (anch’esso profondamente impattante su alcuni dei nostri settori produttivi strategici). Insomma, vogliamo un’Europa amica delle imprese, in grado di stimolare e di assecondarne le necessità. È finita l’era dell’Ue nemica dei sistemi produttivi.

In vista del Consiglio Europeo straordinario, Ursula von der Leyen domani manderà una lettera ai leader su piano riarmo dell’unione Europea. Cosa si aspetta?

Come orientamento immagino che la mutazione del contesto geopolitico anche in relazione all’atteggiamento degli Stati Uniti, sia quello di un’Europa in grado di difendersi. La prospettiva deve essere quella di un grande esercito europeo, come peraltro ha sempre sostenuto il presidente Silvio Berlusconi. Per l’Italia, anche su questo frangente, mi immagino un ruolo strategico in particolare per l’azienda Leonardo.


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