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L’incertezza domina il Mediterraneo allargato. Così l’Italia protegge la sicurezza nazionale

Dalla crisi a Gaza, alle relazioni Riad-Teheran, dalle tensioni nel Corno d’Africa alla Libia. L’intelligence italiana fotografa la situazione nel Mediterraneo allargato, dopo Roma proietta il suo interesse nazionale. Ecco cosa dice la Relazione 2024 sulla vasta regione davanti alla Penisola

La Relazione annuale 2024 sulla politica dell’informazione per la sicurezza dell’Italia pubblicata dal comparto intelligence questa mattina traccia un quadro in cui “l’incertezza” geopolitica segna le dinamiche regionali e inter-regionali tra Mediterraneo e continente africano emergono, ossia gli ambiti geostrategici primari per la proiezione internazionale dell’interesse nazionale di Roma. L’interdipendenza economica, culturale e politica di regioni solo apparentemente geograficamente distanti impone all’Italia un’analisi integrata dei rischi, con un focus sulle minacce alla sicurezza, alla stabilità energetica e alla gestione dei flussi migratori.

Mediterraneo allargato: il nodo strategico per l’Italia

Il Mediterraneo allargato si conferma una regione cruciale per gli interessi strategici della Penisola. L’intelligence italiana valuta che la guerra in Ucraina ha rimescolato, e continua a rimescolare, le posizioni degli attori internazionali, creando nuove linee di faglia tra il blocco filo-occidentale e le realtà più sensibili alle istanze russe. La sicurezza marittima, l’approvvigionamento energetico e la gestione delle crisi regionali sono questioni prioritarie che la Relazione evidenzia.

Il Maghreb, in particolare, è monitorato attentamente. L’Italia ha rafforzato i rapporti di cooperazione già da tempo sviluppati come con Marocco, Algeria e Tunisia, ma permangono tensioni politiche ed economiche. In Algeria, la crisi economica si intreccia con la crescente instabilità nel Sahel, favorendo l’aumento delle sensibilità interne a uno dei partner chiave per la sicurezza energetica italiana. La Tunisia, invece, è alle prese con una difficile gestione dei flussi migratori, che ha innescato episodi di violenza tra migranti sub-sahariani e popolazione locale. Inoltre, le tensioni tra Algeria e Marocco, legate al Sahara Occidentale, complicano ulteriormente il quadro.

La Libia rimane teatro di una forte competizione tra attori regionali ed esterni, con un equilibrio fragile tra le fazioni in lotta. L’aumento della violenza nella capitale Tripoli e nelle regioni meridionali del Paese evidenzia il persistere di un contesto di insicurezza. Anche il Sudan resta una delle principali crisi africane, con un conflitto armato che ha portato alla frammentazione del Paese e alla fuga di milioni di civili.

Libia e Sudan sono due dei Paesi in cui la Russia sta spingendo la propria penetrazione strategica competitiva in Africa, anche a detrimento degli interessi italiani condensati nel “Piano Mattei”.

Crisi e tensioni in Medio Oriente

L’instabilità nel Medio Oriente continua a rappresentare una minaccia per l’Italia. Tuttavia, la Relazione nota che in linea generale, le Monarchie sunnite del Golfo hanno continuato a perseguire una stabilizzazione di tutta l’area, anche al fine di non compromettere i grandi investimenti e progetti avviati, che puntano a una maggiore diversificazione economica nella regione. Ciò, assume particolare rilevanza anche in ottica commerciale, considerando che i traffici confluenti nei nostri mari devono attraversare zone dall’alto valore strategico, come il Canale di Suez o gli stretti di Bab el Mandeb e di Hormuz.

In Iran, la morte del presidente Ebrahim Raisi e le tensioni interne legate alla repressione del dissenso hanno riacceso il dibattito sul futuro della Repubblica Islamica, con possibili ripercussioni sulla stabilità della regione.

Inoltre, viene evidenziato il proseguimento del processo di avvicinamento tra Arabia Saudita e Iran, nonostante la guerra nella Striscia abbia rallentato tali dinamiche. Questo processo resta un elemento di interesse per l’intelligence italiana, dato il ruolo strategico che l’Arabia Saudita potrebbe giocare nel futuro assetto regionale.

Il paradigma Gaza

Si è assistito infatti all’adozione di posizioni da parte saudita “ispirate a forte moderazione e pragmatismo, che puntano a profilare il ruolo regionale di Riyadh nel promuovere una distensione a Gaza senza compromettere i rapporti con Teheran o l’apertura di potenziali finestre di dialogo anche con Israele”, spiega l’intelligence italiana, che sottolinea anche il “significativo” impegno degli Emirati Arabi Uniti, specie sul lato umanitario, a favore della popolazione di Gaza.

La Relazione annuale sottolinea comunque che la crisi a Gaza ha aggravato le tensioni in Medio Oriente e ha contribuito a ridefinire le alleanze nella regione. Uno degli aspetti chiave menzionati è il tentativo di alcuni attori di rafforzare il coordinamento regionale per rispondere alla crisi, sebbene le soluzioni siano ancora in fase di sviluppo.

L’Africa: il cuore delle crisi globali

L’intelligence italiana pone particolare attenzione ai conflitti in Africa, dove l’instabilità politica e l’espansione dei gruppi jihadisti rappresentano una minaccia diretta per la sicurezza nazionale. Il Sahel è ormai un epicentro del terrorismo, con un rafforzamento delle filiali locali di al Qaeda e dello Stato Islamico. La crescente influenza delle giunte militari in Mali, Niger e Burkina Faso, sostenute da attori esterni come la Russia, ha reso la regione ancora più instabile.

Il Corno d’Africa, da sempre una zona strategica per l’Italia, è caratterizzato da tensioni crescenti tra Etiopia ed Eritrea, nonché dalla difficile transizione politica in Somalia, dove il gruppo jihadista Al-Shabaab continua a colpire obiettivi governativi e civili. Il memorandum di intesa tra Etiopia e Somaliland per l’accesso etiope al Mar Rosso viene invece individuato come un elemento che ha alimentato tensioni con la Somalia, con il rischio di nuove crisi nel Corno d’Africa – un’area ancora altamente sensibile per la destabilizzazione prodotta dagli Houthi.

Anche il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo desta preoccupazione. La regione orientale del Paese è teatro di scontri tra esercito congolese e gruppi ribelli sostenuti da attori esterni, con un impatto drammatico sulla popolazione civile e sulla sicurezza della regione dei Grandi Laghi.

Minaccia jihadista: un rischio crescente

Uno degli elementi chiave della Relazione 2024 è l’espansione del jihadismo in Africa. La minaccia terroristica continua a crescere, con gruppi legati ad Al-Qaeda e allo Stato Islamico che si consolidano in diverse aree del continente. L’interconnessione tra queste organizzazioni consente loro di operare su vasta scala, con un’espansione delle attività sia lungo l’asse nord-sud (verso la Libia), sia lungo l’asse est-ovest (in direzione della Somalia).

L’instabilità del Sahel e del Corno d’Africa alimenta inoltre nuovi flussi migratori verso l’Europa, con implicazioni dirette per l’Italia. La crescita demografica, il rallentamento economico e la presenza di traffici illeciti amplificano le sfide legate alla sicurezza.

Sicurezza nell’incertezza

“Le rimodulazioni in tali aree si riflettono sul piano nazionale e con velocità più accentuate rispetto al passato, anche in ragione delle crisi in corso che amplificano le problematiche già esistenti, oltre a crearne di nuove. In tale ottica, l’Intelligence è chiamata non solo a rappresentare i rischi che possono emergere da un contesto di elevata complessità, ma anche a cogliere i punti di connessione o di rottura tra gli eventi, offrendo analisi e valutazioni ad ausilio degli interessi e della sicurezza nazionale”, spiega la Relazione.

L’Italia si trova a dover rafforzare la cooperazione con i partner internazionali e regionali per mitigare i rischi derivanti dalle crisi in corso e garantire la protezione dei propri interessi strategici. La sicurezza di questi è alla base di tutto, soprattutto in un contesto dominato dalla “incertezza”.


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