La decisione sull’intelligence, seguita alla sospensione degli aiuti militari, segnala un raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi. Nel frattempo, in risposta al ridimensionamento del supporto statunitense, i leader europei lavorano su una maggiore cooperazione nella difesa. Il punto della situazione
Spostamenti tettonici in corso nelle relazioni tra Kyiv e i suoi partner euroatlantici, con gli Stati Uniti che appaiono sempre più lontani e l’Europa sempre più vicina. Nel primo caso, l’annuncio del Presidente statunitense Donald Trump sulla sospensione della condivisione di informazioni di intelligence con l’Ucraina pare confermare lo sganciamento dall’Ucraina che la Casa Bianca sembra intenzionata a portare avanti. Questa decisione arriva a poche ore di distanza dalla decisione di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina, si inserisce nel più ampio confronto tra l’amministrazione Trump e i vertici ucraini, e in particolare il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha avuto il suo culmine nello scontro verbale avvenuto nello studio ovale pochi giorni fa. Negli ultimi giorni lo stesso Zelensky (e con lui le istituzioni ucraine) ha assunto un atteggiamento più volto al dialogo nei confronti di Trump, con quest’ultimo che nel suo intervento al congresso ha lodato le parole del leader ucraino. Anche il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz ha prospettato l’eventuale riavvio degli aiuti militari all’Ucraina: “Credo che se riusciremo a concludere i negoziati e a procedere in tal senso, mettendo sul tavolo alcune misure di fiducia, il Presidente valuterà con attenzione la possibilità di revocare la pausa”. Ma anziché migliorare, la situazione è peggiorata ulteriormente.
E non solo per quel che riguarda il sostegno diretto a Kyiv. A poche ore di distanza dalla notizia sul blocco all’intelligence, arriva anche quella riportata da Reuters sull’intenzione di Trump di revocare lo status legale temporaneo garantito a 240,000 ucraini fuggiti dal loro Paese a causa dello scoppio del conflitto. Secondo le fonti vicine al Presidente interpellate da Reuters, questa mossa non sarebbe legata allo scontro tra Trump e Zelensky, ma alla più ampia azione di contrasto all’immigrazione promossa dal nuovo presidente Usa.
“L’amministrazione Trump ha esercitato notevoli pressioni sull’Ucraina, i cui leader continuano a offrire concessioni e a dichiarare pubblicamente il loro interesse a raggiungere una fine duratura della guerra. Queste politiche dell’amministrazione Trump stanno minando la leva di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per convincere il presidente russo Vladimir Putin ad accettare qualsiasi accordo di pace che sia nell’interesse degli Stati Uniti, dell’Ucraina e dell’Europa” nota l’Institute for the Study of War nel suo rapporto quotidiano sul conflitto in Ucraina, sottolineando come Zelensky si sia mostrato in più occasioni disponibile a cercare una mediazione e a fare concessioni, mentre il Presidente russo Vladimir Putin e numerosi funzionari del Cremlino, al contrario, non hanno offerto alcuna concessione significativa, ripetendo continuamente richieste che equivalgono alla completa capitolazione dell’Ucraina e all’allontanamento della Nato dall’Europa orientale.
“Lo sforzo bellico della Russia in Ucraina ha comportato una serie di sfide materiali, umane ed economiche per Mosca, che si aggraveranno nei prossimi mesi se l’Ucraina sarà in grado di sostenere le sue operazioni militari difensive. Gli Stati Uniti dovrebbero far leva su queste sfide russe per ottenere le concessioni necessarie a raggiungere una pace giusta e sostenibile”, si legge nel rapporto dell’Isw, “Le politiche statunitensi che sospendono gli aiuti militari e la condivisione di informazioni all’Ucraina riducono l’influenza di cui il Presidente americano Donald Trump ha bisogno per raggiungere il suo obiettivo politico dichiarato di porre fine alla guerra in Ucraina a condizioni accettabili, un compito che richiede una maggiore pressione sulla Russia, non sull’Ucraina”.
Ma, mentre gli Stati Uniti sembrano optare per un raffreddamento dei rapporti con Kyiv, al contrario l’Europa si mostra intenzionata ad andare in direzione contraria. Proprio in questi minuti si sta svolgendo un vertice d’emergenza tra i leader europei incentrato sui temi del riarmo, dello sviluppo di una difesa comune e di come continuare a sostenere autonomamente lo sforzo bellico ucraino, nel caso gli Usa decidessero di proseguire nel loro distaccamento. Al vertice partecipa anche il leader francese Emmanuel Macron, che ieri sera, parlando alla nazione francese, ha lanciato forti segnali di apertura e di stimoli verso una maggiore cooperazione europea nei temi di difesa e sicurezza, proponendo la condivisione dell’ombrello nucleare francese con tutti gli alleati (cogliendo la sponda del leader della Cdu Friedrich Merz, che pochi giorni fa si era pronunciato sulla necessità di un deterrente nucleare europeo) e dipingendo quella di Mosca come una minaccia comune a tutta Europa, non solo all’Ucraina. Difficile ancora presumere quali saranno le evoluzioni concrete, ma il momentum sembra essere positivo.