I singoli Stati membri potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi 4 anni, aggiungendo l’1,5% del Pil ai loro bilanci della difesa in 4 anni. Il Consiglio europeo ha aperto a un nuovo strumento finanziario, che sarà chiamato Safe (Security Action for Europe), e che darà agli Stati membri fino a 150 miliardi in prestiti, da investire seguendo alcuni principi di base
Cita De Gasperi, lascia libertà di scelta sul modello dell’indebitamento, certifica che i 27 questa volta hanno non solo il potere economico ma anche “finalmente, la volontà politica”, definisce il piano ReArm Europe come il modo che l’Ue ha dinanzi a sé di prendersi cura della propria difesa. Il numero uno della Commissione europea da Strasburgo lancia l’idea dell’Ue post guerra fredda, che necessita di un piano di riarmo tarato sugli stravolgimenti di cui il Vecchio continente è denso, oltre che manifestare effetti positivi per l’intero comparto industriale.
Dalla pace alla difesa
Ursula Von der Leyen inizia il suo discorso menzionando uno dei padri dell’Europa, Alcide De Gasperi che disse: “Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno, guidato dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione”. Da quelle parole sono trascorsi 70 anni, ma il compito che oggi i decisori hanno dinanzi è lo stesso, dal momento che secondo Von der Leyen la pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata. “Stiamo affrontando una crisi di sicurezza europea. Ma sappiamo che è nella crisi che l’Europa è sempre stata costruita. Quindi, questo è il momento della pace attraverso la forza. Questo è il momento di una difesa comune”.
Che cosa è cambiato in poche settimane lo dice apertamente quando cita “la nuova comprensione del fatto che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza”. Chiaro il riferimento all’evoluzione del quadro internazionale, dettato dalle policies dell’amministrazione Trump relativamente alla guerra in Ucraina. Per cui, annuncia, “nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sarà necessario più coraggio e altre difficili scelte ci attendono”.
Un nuovo ordine mondiale
“Molte delle nostre illusioni sono state infrante”. Questo il passaggio in cui l’ex ministro merkeliano della difesa sottolinea che, dopo la fine della Guerra Fredda, qualcuno riteneva che Mosca potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza europea, mentre altri auspicavano di appoggiarsi indefinitamente sulla piena protezione dell’America. Da quel momento in poi l’Ue ha “abbassato la guardia”, ha tagliato la spesa per la difesa da una media di routine di oltre il 3,5% a meno della metà. “Pensavamo di godere di un dividendo di pace. Ma in realtà, stavamo solo gestendo un deficit di sicurezza. Il tempo delle illusioni è ormai finito. L’Europa è chiamata a prendersi maggiormente cura della propria difesa. Non in un futuro lontano, ma già oggi”.
Che cosa fare adesso lo dice cerchiando in rosso azioni come l’impennata nella difesa europea, l’esigenza di colmare le lacune nelle forniture militari dell’Ucraina e di fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza. La definisce una resa dei conti che però non si limita solo a Kyiv ma riguarda tutta l’Europa e la sicurezza del continente.
Il ruolo russo
Von der Leyen cita Putin, reo a suo dire di aver dimostrato “più e più volte di essere un vicino ostile, non ci si può fidare di lui, lo si può solo scoraggiare. E sappiamo che il complesso militare russo sta superando il nostro in termini di produzione”. Per cui da un lato il Cremlino sta spendendo più di tutta l’Europa messa insieme, dall’altro la produzione europea è ancora su un ordine di grandezza inferiore, mentre al contempo “la gamma di minacce che affrontiamo si sta ampliando di giorno in giorno”. Quindi annuncia che tramite il piano ReArm Europe si potranno mobilitare fino a 800 miliardi di euro.
Il piano di riarmo e i bilanci nazionali
La clausola di salvaguardia nazionale è la principale caratteristica menzionata da von der Leyen, perché ad oggi nei bilanci nazionali dei membri c’è poco meno del 2% del pil per la difesa e tutti concordano che è necessario salire oltre il 3%. Ma dal momento che l’intero bilancio europeo raggiunge solo l’1% del pil, è il suo ragionamento, è ovvio che la maggior parte dei nuovi investimenti può provenire solo dagli Stati membri. “Ecco perché stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale, prevista dalle nostre nuove regole fiscali. Si tratta di un nuovo strumento creato solo l’anno scorso. E proponiamo di attivarlo in modo controllato, vincolato e coordinato, per tutti gli Stati membri”.
I numeri e il Safe
I singoli Stati membri potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi 4 anni, aggiungendo l’1,5% del pil ai loro bilanci della difesa in 4 anni a fronte di cui il Consiglio europeo ha aperto ad nuovo strumento finanziario, che sarà chiamato Safe (Security Action for Europe) che darà agli Stati membri fino a 150 miliardi di euro in prestiti, da investire seguendo alcuni principi di base. Si tratta di prestiti atti a finanziare gli acquisti dai produttori europei, per aiutare a rafforzare l’industria interna della difesa. I contratti dovrebbero essere pluriennali, per dare all’industria la prevedibilità di cui ha bisogno, aprendo inoltre al tema niente affatto secondario degli appalti congiunti.
Il legame con i fondi di coesione
“Questa è una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri”, annuncia von der Leyen, con l’opzione volontaria di reindirizzare parte dei loro fondi non impegnati a progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o ricerca e sviluppo, ma su questo passaggio servirà il via libera del Parlamento e del Consiglio. Per la stessa ragione, assicura, ReArm Europe include anche misure per mobilitare investimenti privati, con la Banca europea per gli investimenti e l’imminente Unione per il risparmio e gli investimenti, nella consapevolezza che “ciò avrà anche ricadute positive per la nostra economia e la nostra competitività” e “saranno necessarie nuove fabbriche e linee di produzione, che creeranno buoni posti di lavoro proprio qui in Europa”.
Le ricadute
La certezza di von der Leyen tocca le ricadute complessive della sua iniziativa, ovvero ben oltre il settore della difesa, menzionando comparti strategici come l’acciaio, lo spazio, le grandi aziende di trasporto, le innovative start-up di intelligenza artificiale. “Se scateniamo il nostro potere industriale, possiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male. È tempo di costruire un’Unione Europea di Difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza. Questo è il momento dell’Europa. E l’Europa saprà coglierlo”, conclude.