Presentato oggi a Strasburgo, il Critical medicines act punta a rafforzare l’autonomia produttiva dell’Unione Europea nel settore farmaceutico, riducendo la dipendenza da paesi terzi per i medicinali essenziali. La normativa prevede investimenti strategici, procedure accelerate e criteri di approvvigionamento più rigorosi
L’Unione europea vuole rafforzare la propria autonomia nella produzione di farmaci essenziali, e il Critical medicines act ambisce a essere la risposta a questa sfida. Dopo anni di dipendenza da paesi terzi, come Cina e India – che forniscono l’80% dei principi attivi e la maggioranza dei farmaci generici – Bruxelles punta a riportare in casa la produzione farmaceutica, soprattuto per quanto concerne i medicinali essenziali, spesso soggetti a carenze. “Il Critical medicines act assicura che i pazienti europei abbiano accesso ai medicinali di cui hanno bisogno, quando e dove ne hanno bisogno”, ha dichiarato Olivér Várhelyi, Commissario europeo alla Salute.
PIÚ INVESTIMENTI, MENO VULNERABILITÁ
Il nuovo regolamento punta a incentivare le aziende che aumentano o creano capacità produttiva per questi farmaci, identificando i progetti strategici che potranno godere di procedure accelerate e finanziamenti dedicati. Saranno previste norme che impongono agli appalti di valutare criteri diversi dal solo prezzo, come la diversificazione dei fornitori e la garanzia di consegne tempestive.
CRUCIALE PER LA COMPETITIVITÁ
Secondo Ruggero Razza (FdI), intervenuto a Strasburgo, l’atto normativo era “largamente atteso”, non soltanto per quanto emerso durante la pandemia, che ha messo alla luce le criticità nelle catene di approvvigionamento, ma soprattutto la normativa “mira a rendere competitiva e realizzabile la produzione di medicinali, soprattutto generici, anche in Europa”. “La criticità sta nel fatto che produrre in Europa è diventato antieconomico”, ha concluso.
LE FRAGILITÁ DELLA SUPPLY CHAIN
La pandemia di covid-19 e la crisi geopolitica conseguente alla guerra in Ucraina hanno evidenziato la fragilità delle catene di approvvigionamento. Preoccupa quindi la possibilità che uno shock simile a quanto avvenuto in ambito energetico possa riproporsi anche in campo farmaceutico. “Così come ci è stata tolta l’energia dalla Russia da un giorno all’altro cosa succede se ci vengono tolte queste medicine?” ha sottolineato Adam Jarubas (Epp), presidente della commissione Salute pubblica del Parlamento europeo. Senza interventi strutturali, le criticità rischiano di mettere in pericolo la salute pubblica e la stabilità dei sistemi sanitari europei. “La salute – ha affermato Michele Picaro (FdI) – non può dipendere da attori esterni. È una questione di sicurezza e sovranità. Senza un’industria farmaceutica autonoma resteremo esposti a vulnerabilità inaccettabili”.
UNA QUESTIONE DI SICUREZZA
Ma non si tratta solo di evitare future emergenze sanitarie. Il tema è politico e strategico. L’industria farmaceutica è una delle colonne portanti dell’economia europea, con oltre 800mila posti di lavoro diretti e una leadership consolidata nella ricerca e sviluppo di farmaci innovativi. Tuttavia, negli ultimi decenni, la produzione di farmaci generici e di principi attivi si è progressivamente spostata fuori dall’Europa, soprattutto verso il continente asiatico – da cui proviene il 90% degli antibiotici venduti sul mercato europeo – a causa di costi più bassi e normative ambientali meno stringenti. I ministri della Salute di 11 Paesi europei, tra cui Belgio, Germania, Portogallo e Spagna, hanno recentemente proposto di includere il Critical medicines act nel quadro dei finanziamenti per la difesa. “Questo è altrettanto cruciale per la sicurezza dell’Europa”, ha dichiarato Catarina Martins (Gue/Ngl).