Kyiv accetta il cessate il fuoco proposto dagli Usa, riattivando così gli aiuti americani. Ora la palla passa al Cremlino, che valuta le sue prossime mosse prima di dare una risposta ufficiale
In Arabia si apre una nuova fase all’interno dei negoziati sul conflitto in Ucraina. Tra gli esiti dell’incontro di ieri tra Washington e Kyiv, vi sono pochi dubbi che quello principale sia stato la disponibilità mostrata da Kyiv sull’accettare la proposta statunitense di mettere in atto un cessate il fuoco immediato dalla durata di trenta giorni. Disponibilità che ha spinto Washington a revocare la sospensione degli aiuti militari e dell’intelligence decisa dal presidente statunitense Donald Trump nelle scorse settimane. Tra le proposte avanzate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky negli scorsi giorni vi erano delle “parziali” sospensioni delle ostilità legate ad aree e dimensioni specifiche, come ad esempio la conduzione di operazioni navali militari nel bacino del Mar Nero o la sospensione di attacchi in profondità (l’ultimo dei quali avvenuto nella notte di ieri), per mostrare alla controparte statunitense appunto la disponibilità ucraina ad avviare un processo negoziale. Proposte che a quanto pare si sono rivelate però insufficienti per la delegazione Usa, che ha invece cercato, con successo, di portare Kyiv ad accettare l’opzione di una cessazione totale (seppur teoricamente temporanea) delle ostilità.
L’ingrediente mancante rimane l’assenso del Cremlino. Trump ha dichiarato di sperare che la Russia accetti il cessate il fuoco e di avere intenzione di parlare con Vladimir Putin: “L’Ucraina ha accettato e speriamo che la Russia accetti”, ha detto Trump ai giornalisti dopo la fine dell’incontro. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che Mosca “non esclude contatti con i rappresentanti statunitensi nei prossimi giorni”, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale Tass. Anche il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha dichiarato che intende parlare con il suo omologo russo “nei prossimi giorni”.
Adesso, dunque, l’iniziativa passa a Mosca, che potrebbe sfruttare a suo vantaggio la situazione. Prima dell’effettiva implementazione della tregua, il Cremlino potrebbe voler accellerare la spinta offensiva delle sue forze armate per portare sotto il suo controllo la più ampia porzione di territori possibile, così da sedersi al tavolo delle trattative da una posizione di forza maggiore. La sospensione dell’intelligence decisa dalla Casa Bianca negli scorsi giorni ha infatti avuto ripercussioni immediate sull’andamento degli scontri attraverso l’indebolimento delle generali capacità operative delle forze armate ucraine, che in settori come quello di Kursk hanno dovuto cedere terreno di fronte all’incalzare degli attacchi russi, rischiando addirittura l’accerchiamento. Recuperare il controllo dell’oblast di Kursk, unico pezzo di territorio russo occupato dal nemico, rafforzerebbe esponenzialmente la posizione di Mosca nella trattativa che si delinea all’orizzonte.
Tesi, questa, che viene confermata dalle parole rilasciate alla Reuters da una fonte russa di alto livello, secondo cui la Russia avrebbe dovuto definire i termini di qualsiasi cessate il fuoco e ottenere qualche tipo di garanzia prima di impegnarsi al riguardo. “È difficile che Putin accetti questo accordo nella sua forma attuale”, ha detto la fonte, che ha parlato a condizione di anonimato a causa della delicatezza della situazione, “Putin ha una posizione forte perché la Russia sta avanzando”.
Una risposta positiva da parte del Cremlino potrebbe essere soltanto una mossa tattica all’interno di una strategia più ampia. Come già delineato poche settimane fa a Formiche.net da Nona Mikhelidze, il Cremlino avrebbe tutto l’interesse a gestire l’andamento delle trattative, cercando volutamente lo stallo o il fallimento delle stesse per i suoi obiettivi di lungo termine. Non è da escludere il verificarsi di un simile scenario.