Il voto del Parlamento europeo è “un primo passo” per la costruzione della Difesa europea e sicuramente una “reazione importante da parte dell’Europa” in un tornante della storia complesso. A stretto giro di posta, il Parlamento italiano sarà chiamato a esprimersi sull’acquisto di altri caccia F35. E l’auspicio è che “la politica sappia cogliere, anche su questo dossier, la portata della sfida”. Il Pd? Perplessa sulla linea Schlein. Colloquio con la già ministra della Difesa, Roberta Pinotti
Il voto del Parlamento europeo è “un primo passo” per la costruzione della Difesa europea ma è sicuramente una “reazione importante da parte dell’Europa” in un tornante della storia che si sta rivelando sempre più complesso. A stretto giro di posta, il Parlamento italiano sarà chiamato a esprimersi sull’acquisto di altri caccia F35. E l’auspicio è che “la politica sappia cogliere, anche su questo dossier, la portata della sfida”. L’analisi sulle colonne di Formiche.net, è della già ministra della Difesa, Roberta Pinotti.
Da Strasburgo arriva di fatto il disco verde al piano ReArm Europe presentato da Ursula von der Leyen. Che tipo di segnale arriva dall’Unione?
È una reazione importante perché dà per la prima volta concretezza con risorse rilevanti a un disegno di politica di difesa comune sul piano europeo. Le risorse messe in campo per progetti comunitari sono significative (150miliardi, che verranno reperiti grazie a una procedura di indebitamento comune, una sorta di eurobond) e significativa è anche la decisione assunta a livello europeo di consentire agli stati membri di scorporare gli investimenti sulla Difesa – per un massimo di 650 miliardi complessivi – dal computo del Patto di Stabilità. È molto importante, in questo contesto, che anche la Gran Bretagna si stia riavvicinando alle posizioni europee.
Adesso a suo giudizio quali dovranno essere le prossime mosse?
Il contesto è complesso: partiamo da una condizione nella quale assistiamo a un disallineamento delle posizioni tra Europa e Stati Uniti. Uno scenario abbastanza inedito, con l’inquilino della Casa Bianca che riammette Mosca come interlocutore, nonostante l’invasione dell’Ucraina, e il presidente ucraino che viene estromesso dalle trattative di pace (assieme all’Europa). Alla luce di questo, bene la risposta europea, che però deve essere seguita da altri passaggi importanti e da portare avanti in tempi celeri: definire una governance di indirizzo politico sulla difesa europea e costruire dei comandi militari europei.
Nel merito del voto, come valuta la postura del Partito democratico sulla risoluzione?
Mi rincuora sapere che dieci eurodeputati del Pd abbiamo scelto la linea assunta dal 95% della “famiglia” dei socialisti europei su questo dossier. Sono invece perplessa sull’orientamento espresso dagli altri 11 parlamentari dem che si sono astenuti, sulla linea indicata dalla segretaria Elly Schlein. Su vicende così fondamentali, che hanno a che fare con il futuro dell’Europa, con la costruzione della Difesa comune e con i destini dell’ordine mondiale che si sta definendo, scegliere di astenersi è un errore.
È sbagliato pensare che questo piano riguardi la possibilità per i singoli stati di potersi riarmare?
È una semplificazione che non condivido . La maggior parte dei Paesi che stanno lavorando in Europa per la costruzione della Difesa comune è consapevole di quanto sia dannosa la frammentazione, tant’è che sarebbe auspicabile che anche i 650 miliardi venissero utilizzati per contrastarla. Si possono stabilire indirizzi in tal senso, ad esempio chiedendo ai Paesi che vogliono accedere allo scomputo degli investimenti sulla Difesa dal calcolo nel patto di Stabilità di collegarli a progetti coordinati, che possano comunque essere inter-operabili e portati avanti da più Paesi.
A stretto giro di posta, il Parlamento italiano sarà chiamato a esprimersi sull’acquisto di altri caccia F35. Quale deve essere l’atteggiamento della politica?
La speranza, anche alla luce del quadro complesso che abbiamo delineato, è che venga colta l’importanza e la portata della sfida. Del resto, il progetto F35 – ormai quasi trentennale, il primo approccio al dossier fu di Beniamino Andreatta – è adottato da moltissimi Paesi europei. È un sistema inter-operabile, un caccia di quinta generazione che è ormai sempre più diffuso tra i Paesi europei dall’Olanda alla Germania, passando per la Danimarca e la Gran Bretagna
Si aspetta posizioni ostili?
Ricordo bene il fuoco di resistenza notevole che fecero, all’epoca, i 5 Stelle, quando ero ministra della Difesa. Salvo poi, quando Conte divenne premier, proseguire nel progetto F35. Adesso che il Movimento 5 Stelle ha posizioni molto ostili al riarmo, potrebbero tornare all’antica ispirazione.