L’industria della difesa europea è a un bivio: rafforzare capacità produttive e autonomia strategica per rispondere a un mondo sempre più instabile. Leonardo, con una nuova struttura organizzativa e una rete di alleanze con i principali attori del settore, da Rheinmetall a Bae Systems, da Thales a Baykar, si posiziona come perno della trasformazione. Un’evoluzione necessaria per affrontare il crescente fabbisogno di mezzi militari europei e sfruttare le opportunità economiche di un comparto in forte espansione
L’industria della difesa europea si trova oggi davanti a una sfida epocale. Accelerare la propria capacità produttiva per garantire agli Stati e alle alleanze continentali un adeguato livello di preparazione militare capace di dissuadere eventuali minacce e proiettare sicurezza ai propri confini. La sfida non è facile, dal momento che la frammentazione industriale rappresenta un freno all’efficienza: mentre negli Usa i principali progetti militari sono concentrati su dodici piattaforme, in Europa se ne contano oltre trenta. Altro elemento da considerare è il livello di interconnessione con il mercato Usa. Secondo il centro di ricerca Sipri, tra il 2020 e il 2024 i Paesi Nato europei hanno più che raddoppiato le importazioni di armi rispetto al periodo 2015-2019, e la quota degli Stati Uniti in questo mercato è salita al 53%. L’ipotesi dell’esistenza di un “kill switch” nei sistemi d’arma americani non ha fatto che accelerare il dibattito, ma la necessità per l’Europa di fare di più è sentita a ogni livello, anche Bruxelles. Per questo la Commissione Europea ha lanciato un piano da 800 miliardi di euro per rafforzare l’industria della difesa del Vecchio Continente, e anche Mario Draghi, nel suo recente rapporto, ha sollecitato un’accelerazione delle aggregazioni industriali.
Un messaggio che Leonardo sembra aver colto. La crescita della spesa militare europea rappresenta un’opportunità per l’intero indotto industriale. Secondo le stime del gruppo guidato da Roberto Cingolani, un aumento della spesa per la difesa dell’1% del Pil in Italia genererebbe due-tre miliardi di euro di attività aggiuntiva. Lo stesso vale per altri Paesi Ue. Anche i mercati sembrano crederci, e negli ultimi dodici mesi, l’indice delle aziende europee della difesa e dell’aerospazio è cresciuto del 44%, con Rheinmetall a +206% e Leonardo a +114%.
Ma l’accelerazione della domanda impone una sfida: dopo anni di investimenti ridotti, l’industria dovrà dimostrare di poter soddisfare il fabbisogno militare europeo con rapidità ed efficienza. E nel suo recente Piano industriale, l’azienda di piazza Monte Grappa ha registrato questa necessità, puntando a incrementare la capacità di esecuzione del backlog di ordini, ma anche a costruire un business sostenibile nel medio-lungo periodo attraverso alleanze strategiche e investimenti in tecnologie digitali. Non è un caso, infatti, che Leonardo si stia posizionando come perno di un vasto network di collaborazioni: i carri armati con la tedesca Rheinmetall, i droni con la turca Baykar, il caccia di sesta generazione Gcap con l’inglese Bae Systems e la giapponese Mitsubishi, i satelliti con la francese Thales. Un mosaico che riflette la volontà europea di ridurre la frammentazione nel settore della difesa.
È in questo quadro che va letta la riorganizzazione dei vertici dell’azienda, che prevede l’istituzione di due Condirezioni generali. Una mossa che, secondo il gruppo, è destinata a rafforzare l’azienda nella competizione globale della difesa. Le nuove condirezioni saranno guidate da Carlo Gualdaroni, responsabile per lo Sviluppo commerciale e il coordinamento dei programmi di business, e Simone Ungaro, che avrà il compito di sovrintendere Strategie, innovazione e alleanze strategiche. A queste si aggiunge l’unità Corporate bodies & institutional affairs, affidata a Filippo Maria Grasso, che si occuperà della gestione degli organi sociali e delle relazioni istituzionali, a livello nazionale e internazionale. Questa riorganizzazione supera la precedente struttura che vedeva Lorenzo Mariani come unico Condirettore Generale. Secondo indiscrezioni, Mariani potrebbe riassumere la guida di Mbda Italia, azienda simbolo della collaborazione multinazionale europea nel settore missilistico.
Nel suo complesso, Mbda può giocare un ruolo chiave. Eric Béranger, Ceo della società missilistica europea, ha ribadito l’impegno a rispondere alla crescente domanda con un’accelerazione produttiva senza precedenti. Nel 2024 la produzione di missili è cresciuta del 33% rispetto al 2023, ed entro il 2025 il volume sarà raddoppiato. Per supportare questa crescita, la società ha annunciato investimenti per 2,4 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. L’impresa sta inoltre sviluppando tecnologie di nuova generazione, come sistemi ipersonici e anti-ipersonici, sciami di droni e laser ad alta energia. Soluzioni pensate per rispondere alle minacce emergenti e garantire all’Europa una difesa sempre più autonoma ed efficace.