Skip to main content

Costruire ponti tra Ue e Usa, l’Italia contro i solchi raccontata da Meloni

“In epoca di minacce ibride, la sicurezza è una materia molto vasta”. Dalla difesa dei confini, alla lotta al terrorismo, passando per l’importanza della cybersicurezza e la necessità di sviluppare e difendere il dominio sottomarino “è importante presidiare i gasdotti e le altre infrastrutture energetiche, garantire la sicurezza delle rotte commerciali e delle catene di approvvigionamento alimentari, presidiare il dominio spaziale. Tutte cose che non si fanno semplicemente con le armi”. Ecco cosa ha detto Giorgia Meloni al Senato

Costruire ponti e non scavare solchi. Questo, secondo Giorgia Meloni, il ruolo dell’Italia tra Ue e Usa, nella consapevolezza che Roma non segue acriticamente partner europei o americani, ma è autonoma nelle riflessioni e segnala le criticità che ritiene in tutti i temi più importanti. Il presidente del Consiglio nelle sue comunicazioni alle camere prima del consiglio europeo del prossimo 20 marzo mette l’accento (citando Pericle) su obiettivi e prerogative italiane (dai fondi di coesione all’immigrazione, dalla competitività europea ai dazi), senza complessi di inferiorità o inversioni, ma proseguendo sulla traccia imboccata sin dal suo insediamento e aggiungendo alcuni elementi di merito come sulla difesa.

Quale difesa

Difesa non è comprare armi, precisa, ma significa abbracciare all’interno di un concetto già di per sé ampio il dover presidiare altri ambiti strategici come lo spazio, le aree sottomarine, le reti. Tutti settori che sono parificati ai vecchi terreni di battaglia, ma che oggi presentano ben altre implicazioni, dirette e interconnesse. Quando il premier spiega che l’approccio va cambiato, mette il dito lì dove per decenni in Ue non si sono compiuti passi concreti in avanti sulla difesa europea, magari per la contrarietà di qualche membro.

Rafforzare le nostre capacità di difesa, osserva Meloni, significa occuparsi di molte più cose rispetto al semplice potenziamento degli arsenali. “In epoca di minacce ibride, la sicurezza è una materia molto vasta. Pensiamo alla difesa dei confini, alla lotta al terrorismo, all’importanza della cybersicurezza, soprattutto nell’era dell’intelligenza artificiale, quando un attacco hacker può in un attimo mettere a rischio l’operatività dei servizi essenziali. Pensiamo alla necessità di sviluppare e difendere il dominio sottomarino, laddove passano gran parte delle nostre comunicazioni e dei nostri dati; pensiamo a quanto è importante presidiare i gasdotti e le altre infrastrutture energetiche, garantire la sicurezza delle rotte commerciali e delle catene di approvvigionamento alimentari, presidiare il dominio spaziale. Tutte cose che non si fanno semplicemente con le armi”.

Il nesso con l’Ucraina

Tutto si lega nelle parole del premier, a maggior ragione se l’altro tema connesso è la guerra in Ucraina, su cui rivendica un’oggettività: il sostegno alla causa ucraina da parte di FdI precede la salita di Meloni a Palazzo Chigi, “lo facemmo senza tentennamenti, perché ci sono momenti nei quali, inevitabilmente, i leader si distinguono dai follower, e chi ha a cuore l’interesse nazionale non lo baratta per una manciata di voti facili”.

La posizione italiana è quella di valorizzare cessate il fuoco concordato l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina, definendolo “un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura per l’Ucraina, con garanzie di sicurezza solide, efficaci e di lungo periodo, per l’Ucraina stessa, per l’Europa nel suo complesso, e per i nostri alleati americani, che non possono permettersi di siglare un accordo di pace violabile”.

Accanto a ciò l’attivazione di garanzie di sicurezza, tra l’Ucraina e le Nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato Nato, senza che questo implichi necessariamente l’adesione di Kiev all’Alleanza. “E, vista la confusione che si è fatta anche su questo, ricordo che i termini dell’art. 5 del Trattato Nato non prevedono, come si dice, l’automatica entrata in guerra in caso di aggressione di uno Stato membro. Prevedono l’assistenza alla Nazione aggredita con l’azione che si reputa più necessaria”.

Ue e Usa per sempre insieme

Qui si inserisce il passaggio sui ponti che colmano i solchi, dal momento che il premier lo sottolinea in premessa che “è giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato, fuori da quella cornice euro-atlantica che per 75 anni ha garantito la sicurezza dell’Europa e che in questi ultimi 3 anni ha consentito all’Ucraina di resistere”. Un messaggio a chi forse per altri scopi sta puntando ad allargare le distanze tra le due coste dell’Atlantico da quando è cambiata l’amministrazione americana.

E aggiunge che chi ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e Usa lo fa strumentalmente, per ragioni di polemica domestica o perché non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita, dando a Donald Trump – piaccia o no – il mandato di governare e di conseguenza ai partner occidentali di fare i conti con questa America. “Chi per ragioni diverse alimenta una narrazione diversa, tentando di scavare un solco tra le due sponde dell’Atlantico, non fa che indebolire l’intero Occidente, a beneficio di ben altri attori”.

Per cui il governo lavorerà perché l’Italia spenda le sue energie per costruire ponti, non per scavare solchi. E, pur in uno scenario tutt’altro che facile, “può fare la sua parte”. Infine cita Pericle (“La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio”) quando illustra le mosse future come quella di costruire quel solido pilastro europeo della Nato di cui parliamo da molto tempo e che deve affiancarsi al pilastro nordamericano, in un’ottica di complementarità strategica.

Il ruolo dell’Italia

Chiude con un proposito, perché la demagogia non le interessa e gli italiani giudicheranno: “Penso che gli italiani sappiano bene che sono state proprio le classi politiche concentrate solo su se stesse ad averci consegnato un’Italia debole. Ma non chiedete a me di lasciare questa Nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un’alternativa”.


×

Iscriviti alla newsletter