Avviato il processo per la successione a Sir Richard Moore, che terminerà il suo incarico quinquennale a ottobre. In lizza ci potrebbero essere due delle tre sue vice. La nomina attesa in estate
Su grande e piccolo schermo entrambe le principali agenzie di spionaggio britanniche hanno avuto donne al timone. Basti pensare a Ingrid Tearney, direttrice generale di MI5, il servizio di sicurezza interna, interpretata da Sophie Okonedo nella serie Slow Horses. O a Judi Dench nei panni di M, ovvero la versione di C, il capo di MI6, l’intelligence all’estero, nella saga di James Bond. Ma nella realtà soltanto al Security Service, detto anche MI5 o più semplicemente Five, c’è stata una donna alla guida. Anzi, due: Stella Rimington dal 1992 al 1996; Eliza Manningham-Buller dal 2002 al 2007. Anche il GCHQ, il servizio di signals intelligence, ha avuto una donna a capo: l’attuale direttrice, Anne Keast-Butler, insediatasi nel 2023.
Nei prossimi mesi anche al Secret Intelligence Service (più noto come MI6 al pubblico e come Six agli addetti ai lavori) potrebbe essere rotto il tetto di cristallo, considerato che dalla sua fondazione, nel 1909, il servizio non ha mai avuto una C (che oggi sta per chief, ovvero capo, ma nasce dalla firma del primo capo, Sir Mansfield Cumming, che siglava i documenti con l’iniziale del cognome, la C appunto, in verde). E no, non sarebbe una scena con un James Bond che sfonda le ampie vetrate del quartier generale sul Tamigi, a Vauxhall Cross.
Ieri Chris Wormald, cabinet secretary e numero uno del Civil Service britannico, ha avviato il processo di selezione del successore di Sir Richard Moore, capo di MI6 da ottobre 2020 dopo vent’anni nel servizio e alcuni nella diplomazia (ultimi incarici: ambasciatore in Turchia e direttore Affari politici al Foreign Office). Wormald ha inviato una lettera a tutti i dipartimenti governativi chiedendo suggerimenti per il prossimo capo del Six. I candidati possono provenire dal Civil Service, dal corpo diplomatico, dalle forze armate, dalla polizia e, ovviamente, anche dalle agenzie di intelligence. E tre dei quattro vice di Sir Richard sono donne: si tratta, spiega la stampa britannica, della capa delle operazione, di quella della strategia e di quella della tecnologia (quest’ultima è Q nella saga di James Bond). Nomi e cognomi non sono noti: infatti, nel Regno Unito è nota al pubblico soltanto l’appartenenza al servizio del direttore, e da pochi anni. Si prevede che almeno due di loro si candidino per la posizione, scrive il Times di Londra.
Nella capitale britannica qualcuno pensa che Sir Richard, che a settembre è stato il primo capo del Six ad apparire in pubblico assieme all’omologo americano della Central Intelligence Agency (allora era William Burns) a un evento del Financial Times, puntasse a un anno in più rispetto al mandato tradizionale di cinque anni. Ma la tradizione è stata rotta soltanto dal precedessore, Sir Alex Younger, che è stato capo dal 2014 al 2020 dopo un’intera carriera passata nel servizio, con un anno extra alla luce della più importante svolta politica del Regno Unito negli ultimi anni, la Brexit, ovvero l’uscita dall’Unione europea.
La rosa di candidati verrà ascoltata da una commissione ad hoc che poi farà una raccomandazione al segretario agli Esteri, David Lammy. Quest’ultimo procederà alla nomina, che sarà poi avallata dal primo ministro, Sir Keir Starmer. La firma sull’atto di nomina è attesa in estate. Sarà la prima nomina di peso del nuovo governo laburista (dopo 14 anni tory) nel settore della sicurezza. A Londra si dice che Sir Richard abbia una favorita, che ne stia caldeggiando il nome al governo.
Se la scelta dovesse ricadere su una delle vice attuali, parte del merito sarà da riconoscere proprio all’attuale capo, che nei suoi anni alla guida del Six si è molto battuto affinché il personale del servizio riflettesse la società e i suoi cambiamenti. Per esempio, ha promesso che si sarebbe assicurato di essere stato l’ultimo C scelto da una lista di soli uomini. Ha raccolto il testimone di Sir Alex nella lotta contro gli stereotipi. Anzi, li usati per la sua lotta. Sir Alex si era detto “combattuto” su James Bond: seppur sia un ottimo testimonial per il servizio, ha creato stereotipi sbagliati su chi ci lavora, aveva spiegato. Sotto la direzione di Sir Richard, invece, due director (capi reparto), un nero e un asiatico, sono andati in radio a spiegare che lavorare per MI6 può essere più eccitante di un film di James Bond, che hanno visto cose “che lasciano a bocca aperta”, “ben oltre quelle che si vedono nei film di spionaggio”.
Secondo quanto riporta il Times, uno dei compiti principali del nuovo C sarà quello di rafforzare la cooperazione tra le agenzie di spionaggio britanniche e il ministero della Difesa per affrontare le crescenti minacce. Una delle principali eredità di Sir Richard, tra le pochissime note, è la scelta di essere presente nel dibattito pubblico, con interviste, discorsi e perfino post sui social (in particolare X, già Twitter).