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Sicurezza comune prima del riarmo. La posizione italiana al consiglio Ue

Collante con gli Stati Uniti e pragmatica sul progetto “difesa”, che deve precedere il riarmo. La posizione che Giorgia Meloni porterà al Consiglio europeo ricalca il ruolo di ponte che Roma ha tra Washington e Bruxelles, anche per stemperare il rischio che si metta in discussione quel pilastro chiamato euroatlantismo

“Se sto con Usa o Ue? Sto con l’Italia, che è nell’Unione europea ed è storico alleato dell’America”. La precisazione di Giorgia Meloni alla Camera a chi le chiedeva (ancora) conto delle divergenze di vedute tra Bruxelles e Washington è utile cartina di tornasole per capire come potrà essere indirizzato il Consiglio europeo di giovedì e venerdì, quando i 27 discuteranno del doppio tema “difesa e Ucraina”, ma con una interconnessione precisa alla voce Casa Bianca. La premier, impegnata dopo l’aula nella tradizionale colazione di lavoro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in vista del Consiglio, ha ribadito che le semplificazioni circolate in queste ore non servono a comporre un dibattito utile che si fondi sull’asse costante tra Ue e Usa.

Il concetto di sicurezza comune

Primo punto, le armi e il concetto di difesa, ripresi dalla premier quando ha inteso allargare la visuale del tema in questione ricomprendendo aspetti fondamentali come la cyber sicurezza, i cavi sottomarini, le reti preda degli attacchi hacker che vanno difesi, ma non certo con fucili e proiettili, bensì con una strategia complessiva ed ampia. Un ragionamento che la premier metterà sul tavolo del Consiglio europeo, perché intimamente connesso al tema del Rearm Eu.

“Siamo convintamente europeisti e non saremo in questo governo se non fosse un governo europeista”, ha spiegato nelle stesse ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine di un convegno presso la Fondazione De Gasperi, secondo cui l’Europa ha bisogno di una sicurezza comune che è qualcosa di più importante ed ampio rispetto all’acquisto di armi. “Dobbiamo garantire la sicurezza sia dell’Ucraina sia dell’Europa in accordo con gli Usa. Insomma la Nato deve essere il grande ombrello che protegge l’Occidente, con due pilastri, più forte quello europeo, quindi giusto investire in difesa e quello americano. La sicurezza dell’Europa deve essere garantita da questa solida alleanza transatlantica”.

I riflessi su Nato e Ucraina

Secondo punto, garantire la sicurezza dell’Ucraina con l’appoggio degli Stati Uniti, spiega Tajani, perché giocoforza l’alleanza atlantica deve rappresentare l’ombrello dell’Occidente, “ma con due pilastri: quello americano e quello europeo”. Da un lato quindi, l’Europa che deve fare la sua parte (“non dobbiamo essere sempre costretti a chiedere aiuto agli Stati Uniti, ma dimostrare di essere adulti”); dall’altro lo scenario legato ad emergenze come l’Ucraina, su cui si intreccia il discorso sulla sicurezza dell’Europa che deve essere “garantita da questa solida alleanza transatlantica”. Ma per fare ciò occorre riprendere in mano il pallino del rapporto tra Ue e Usa, su cui alla Camera Meloni torna più volte per ribadire che l’Italia non sarà mai seguace pedissequamente dell’uno o dell’altro semplicemente perché, nel rispetto dei ruoli, avrà sempre la libertà di esprimere la propria posizione, nella consapevolezza che Stati Uniti ed Europa sono per sempre legati.

Italia ponte contro i solchi

Sulla stessa lunghezza d’onda il vicepresidente della Commissione esteri/difesa del Senato, Roberto Menia secondo cui l’Italia deve restare collante naturale tra Ue e Usa, perché “quanti nel vecchio continente tifano oggi per aumentare il solco con l’altra sponda dell’Atlantico, dovrebbero sapere che il legame tra Italia e Usa, e tra Ue e Usa è di carattere storico, politico e sociale, andando ben oltre chi governa ma abbracciando valori robusti e costanti nel tempo. Semmai dietro alcune aspre critiche verso la nuova amministrazione americana c’è forse il tentativo di qualcuno di scalare posizioni tra i 27, ma mettendo così a rischio la coesione atlantica per altri fini. Sarebbe un clamoroso errore”.

Per cui a Bruxelles la premier italiana porterà le proprie tesi contrarie all’invio di militari italiani in Ucraina, mentre invece c’è disponibilità ad una iniziativa che abbia come perimetro politico le Nazioni Unite. Ovvero collante con gli Stati Uniti e pragmatica sul progetto che deve precedere il riarmo. La posizione che Giorgia Meloni sosterrà da domani quindi ricalca il ruolo di ponte che Roma ha tra Washington e Bruxelles, anche per stemperare il rischio che si metta in discussione quel pilastro chiamato euroatlantismo.


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