Le autorità austriache hanno scoperto una campagna di disinformazione russa, con una cittadina bulgara al centro di un’operazione che coinvolge il fuggitivo Marsalek, già legato alla rete arrestata nel Regno Unito
Al momento del fallimento della fintech tedesca Wirecard nel luglio 2020 per un debito di quasi 4 miliardi di dollari nei confronti dei creditori, l’austriaco Jan Marsalek, oggi 45 anni e allora direttore operativo della società tedesca di elaborazione dei pagamenti, si sarebbe trovato in Russia o in Bielorussia. Su di lui rimane una “Red Notice” dell’Interpol per frode. Non si sa dove si trovi attualmente. Probabilmente in Russia. Secondo un’inchiesta pubblicata l’anno scorso da Der Spiegel, Der Standard, The Insider e ZDF, Marsalek avrebbe incontrato per la prima volta il suo referente del servizio di intelligence militare russo Gru nel 2014.
Inizialmente avrebbe usato la sua posizione in Wirecard per raccogliere informazioni su Bellingcat, il collettivo investigativo che ha rivelato i collegamento tra il Gru e il tentativo di avvelenamento di Sergej Skripal, ex agente britannico nel KGB, e della figlia Yulia Skripal, con l’agente nervino Novichok nella cittadina inglese di Salisbury. Il giornalista bulgaro Christo Grozev, già a capo del team che si occupava di inchieste sulla Russia per Bellingcat, era nel mirino dei tre cittadini bulgari che a inizio mese sono stati condannati nel Regno Unito per spionaggio per conto di Mosca. A guidare i tre era Orlin Roussev, un loro connazionale quarantasettenne reo confesso: gestiva le operazioni dal suo appartamento nel Norfolk, dove sono stati trovati diversi apparecchi per la sorveglianza, prendendo a suo volta ordini da Marsalek sotto lo pseudonimo di Rupert Ticz, definito dalla procura della Corona britannica un “intermediario per i servizi di intelligence russi”.
Ma da dove si trova, Marsalek potrebbe avere avuto un ruolo anche nella campagna di disinformazione russa operante in Austria e recentemente denunciata delle autorità austriache.Secondo quanto riferito dal governo, una cellula al servizio dei servizi segreti russi si attivò poche settimane dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, pianificando di diffondere narrazioni ingannevoli nei Paesi di lingua tedesca, con particolare attenzione all’Austria. Le indagini ruotano attorno a una donna bulgara, accusata di spionaggio e di aver orchestrato la una campagna di disinformazione sull’Ucraina.
La donna ha ammesso di aver operato per la cellula, la quale si presentava come un gruppo pro-ucraino ma, in realtà, mirava a influenzare negativamente l’opinione pubblica contro il presidente Volodymyr Zelensky, utilizzando sia tattiche online sia offline, come i graffiti. Documenti relativi alle attività svolte sono stati inviati a complici situati in Russia e nel Regno Unito, e secondo il governo austriaco, i servizi segreti russi potrebbero aver incaricato la sospettata di distribuire tali contenuti anche in Germania e in Austria. Lei, secondo quanto riferito da fonti investigative ai media, avrebbe anche confermato di avere legami con Marsalek.