Si intitola “La crisi della Repubblica” (Edizioni di Storia e Letteratura) il primo volume che raccoglie il foltissimo rapporto epistolare fra l’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga e l’ex primo ministro Giulio Andreotti. I dissapori su Gladio, le responsabilità di Sigonella e il silenzio dopo il discorso alle Camere. Colloquio con l’ex ministro democristiano, Calogero Mannino
I presupposti sono quelli di un’opera che ha il respiro della grande storia. Intrecci, non detti, sottintesi. Dietro le quinte della Repubblica, nello scambio epistolare fra due pilastri della politica nell’ultima stagione dei galantuomini. Si intitola “La crisi della Repubblica” (Edizioni di Storia e Letteratura) il primo volume che raccoglie il foltissimo rapporto epistolare fra l’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, e l’ex primo ministro, Giulio Andreotti. Il partito di provenienza, la Democrazia Cristiana, era il medesimo. Ma la foggia degli uomini, così come il carattere, sono piuttosto diversi. Per capire cosa si cela dietro le lettere di una storia all’ombra della quale ne nascono tante altre, occorre prima scavare a fondo nel rapporto tra i due. “Un amicizia che non mancava di contrasti, che tuttavia non sfociò in polemica aperta. Un rapporto, insomma, indefinibile”. La voce dall’altra parte della cornetta, è quella dell’ex ministro democristiano Calogero Mannino. Grande amico di Cossiga e leale alleato di Andreotti.
Due grandi personalità, delle quali si ricordano più che altro i dissidi. Quale fu l’elemento sul quale Andreotti e Cossiga ebbero lo scontro più evidente?
Certamente su Gladio. Cossiga non apprezzò i tempi e le modalità con le quali Andreotti scoperchiò la pentola e svelò l’operazione al Parlamento. Quella scelta fu interpretata dall’ex capo dello Stato come una concessione al Partito Comunista e alla Russia.
Per Cossiga tutto questo fu inaccettabile, per via del suo rapporto con gli Stati Uniti?
Anche Andreotti a lungo fu un uomo di fiducia degli Usa, per conto dei quali esercitava anche funzioni di controllo sulle istituzioni statali e parallele. Poi, dalla fine degli anni ’70, con l’evoluzione di alcuni fatti estremamente gravi riconducibili al terrorismo nero, il rapporto fra Andreotti e gli Stati Uniti si incrinò. Venne a mancare la fiducia reciproca. Complice anche la legittimazione del Pci che in quel momento Andreotti stava portando avanti. Un’operazione il cui senso non venne mai compreso fino in fondo dagli americani.
Durante il rapimento di Aldo Moro, ci furono contrasti fra Andreotti e Cossiga?
No. Andreotti era concentrato sull’esigenza di difendere il suo governo e aveva un rapporto molto stretto con Zaccagnini e i suoi collaboratori. Cossiga, invece, aveva benedetto almeno due operazioni di trattativa. Una portata avanti da Signorile, l’altra condotta da Paolo VI. Per la verità, tramite un celebre direttore d’orchestra russo che aveva rapporti sia con il Kgb che con la Cia.
A proposito di Gladio, Marco Follini su queste colonne racconta di una telefonata dell’ex capo dello Stato, una notte di Natale. Durante la conversazione, Cossiga gli rivelò i legami tra suo padre e l’operazione. Era a conoscenza di questo episodio?
Conosco bene questa telefonata che Cossiga fece all’amico Marco. E so che è sempre stata una cosa sulla quale Follini si è arrovellato. Ritengo che scrivendo “Beneficio d’inventario”, Marco abbia fatto un servizio a tutti. Perché dalla vicenda del padre, si snoda una storia molto più articolata che tange anche la segreteria di Moro e che in fondo appartiene a tutti noi.
Durante la crisi di Sigonella, Andreotti era ministro degli Esteri benché si ricordi sempre e solo il presidente del Consiglio Craxi. Anche quell’episodio generò dissapori?
Andreotti ha certamente condiviso con il presidente Craxi le responsabilità di quanto accadde a Sigonella. Poi, notò atteggiamenti del Mossad che non ha potuto apprezzare. Cossiga, d’altro canto, era molto attento agli israeliani e alle sue strutture. Due storie di un’unica storia, due intelligenze, due sensibilità che non si potevano ripetere l’una sull’altra. Quindi amici che avevano anche punti di contrasto. Certamente il messaggio alle Camere del presidente Cossiga non ebbe apprezzamenti né commenti da parte di Andreotti. Un silenzio che Cossiga non apprezzò mai.