Novant’anni portati con la leggerezza di chi ha visto tutto e ha capito molto. Con il passo felpato di chi sa stare sempre un mezzo passo indietro, per lasciare spazio agli altri. Ma con la forza silenziosa di chi, senza mai imporsi, ha lasciato un’impronta profonda
Gianni Letta compie novant’anni. E per chiunque abbia fatto o faccia questo mestiere, per chiunque sia passato o passi per la redazione de Il Tempo, questa non è una notizia qualsiasi. Perché Gianni Letta non è stato “un” direttore. È stato il direttore. Quello che ha segnato un’epoca. Quello che ancora oggi, per chi è venuto dopo, resta un punto di riferimento. Per stile, per rigore, per autorevolezza. Non c’è mai stato bisogno di precisarlo: a Il Tempo, quando si dice “il direttore”, tutti sanno di chi si sta parlando: vale anche per il direttore attuale, che è il bravo e coraggioso Tommaso Cerno.
Ma oggi non celebriamo soltanto una carriera straordinaria nel giornalismo, nella comunicazione, nelle istituzioni. Celebriamo una qualità rara, quasi introvabile: la capacità di mettere in luce il valore delle persone (o delle situazioni, dei gesti, delle decisioni) senza mai scivolare nella piaggeria. Un’arte antica, oggi quasi dimenticata. Perché è facile compiacere, ben più difficile è riconoscere il merito con sincerità, con misura, con quella forma di rispetto che non cerca ritorni. Gianni Letta ha sempre saputo farlo, nei suoi editoriali come nei colloqui più riservati, nelle cerimonie ufficiali come nelle pause di lavoro.
È questo il segreto del suo prestigio: non ha mai alzato la voce, ma ha sempre detto ciò che contava. Non ha mai esibito potere, eppure è stato al centro di ogni snodo politico e istituzionale della Seconda Repubblica. Perché Letta ha saputo essere tutto senza sembrare niente: influente senza essere invadente, ascoltato senza essere ingombrante, rispettato da tutti senza appartenere a nessuna fazione. Una forma di presenza discreta e continua che ha fatto scuola, anche se pochi sono riusciti a imitarla.
Certo, è stato il braccio destro di Silvio Berlusconi nei momenti decisivi. Ma è stato anche l’uomo del dialogo con il Quirinale, con il Vaticano, con il mondo dell’impresa e della cultura. Sempre in equilibrio, mai equidistante. Sempre nel merito, mai sopra le righe. E se oggi, a novant’anni, tutti lo cercano ancora per un consiglio, una lettura, una parola giusta, è perché di Gianni Letta ce n’è uno solo. E quando hai avuto un solo maestro, ti resta dentro per sempre.
Novant’anni portati con la leggerezza di chi ha visto tutto e ha capito molto. Con il passo felpato di chi sa stare sempre un mezzo passo indietro, per lasciare spazio agli altri. Ma con la forza silenziosa di chi, senza mai imporsi, ha lasciato un’impronta profonda. E ci ha insegnato che si può dire bene di qualcuno senza adulare, si può raccontare il potere senza accarezzarlo, si può essere stimati da tutti senza piacere a tutti.
Grazie Gianni, per quello che sei.
Tanti auguri Gianni Letta. Le foto più belle con Berlusconi, Cossiga, Pertini