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L’intelligence come strumento di tutela delle democrazie. Le parole di Guerini

“L’Intelligence è indispensabile per conoscere, per difendersi, per anticipare le minacce, risultando quindi un’attività indispensabile”. Le parole del presidente del Copasir alla cerimonia conclusiva delle lezioni del Master dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri

“Il salto tecnologico obbliga le democrazie a riflettere sui principi fondamentali su cui si reggono. E l’intelligence rappresenta uno strumento fondamentale”. Sono le parole di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica, intervenuto alla cerimonia conclusiva delle lezioni del master in Intelligence dell’Università della Calabria assieme al presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) Antonio Uricchio, del presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun) Paolo Pedone e del vicepresidente della Società Italiana di Intelligence (Socint) Domenico Talia.

L’occasione è stata propizia per sottolineare il ruolo dell’intelligence in un mondo sempre più frammentato ed esposto a rischi di natura cibernetica, ma non solo. “Abbiamo consolidato l’intelligence – ha detto il direttore del master Mario Caligiuri – come punto di incontro della conoscenza, rompendo decrepiti recinti disciplinari, processo determinante per chi ha saputo cogliere la profonda anima della nostra proposta culturale, che interpreta l’intelligence come intelligenza del mondo. Potremmo quindi considerarla una disciplina sconfinata, che unisce passato, presente e futuro, poiché offre occhi diversi per interpretare la realtà offuscata dalla disinformazione”.

“Di fronte alle questioni globali l’intelligence affina gli strumenti di riflessione e di analisi in scenari molto complessi”, ha detto il presidente dell’Anvur Antonio Uricchio. Inoltre, “l’intelligence è preposta alla difesa della persona e dell’umanità in un mondo caratterizzato dalla dimensione del rischio”. Anche secondo Paolo Pedone, presidente del Cun, L’intelligence è indispensabile per capire il mondo, poiché oggi il fenomeno dell’eccesso delle informazioni conduce alla disinformazione ed è talmente rilevante da mettere a rischio la democrazia che si basa su elettori consapevoli ed élite responsabili”. Pertanto – secondo Pedone – “diventa necessario formare una classe dirigente che stimoli nella cittadinanza una consapevolezza del presente e del futuro. Gli evidenti fallimenti delle élite e l’inconsapevolezza dei cittadini stanno determinando il crollo di fiducia nelle istituzioni”. Ed è per questo che è necessaria la formazione, sempre più alta e avanzata.

“Al momento – ha proseguito – c’è il rischio di trasferire più emozioni che pensiero critico e quindi il sistema pubblico dell’università rappresenta un baluardo nella formazione delle competenze e della scienza del futuro delle future classi dirigenti”. Per Pedone, l’eccesso di conoscenza porta a individuare meccanismi di verifica sempre più attenti sulla qualità della produzione scientifica, che prima era condotta da pochi e consentiva di confrontare i risultati, mentre adesso i campi di studio sono molto più estesi. Diventa pertanto essenziale tenere alto il livello delle pubblicazioni scientifiche, approfondendo la cultura della correttezza e dell’attendibilità dei dati. Il presidente del Cun ha poi ricordato che “abbiamo tante informazioni e avanzati strumenti di ricerca, che richiedono una mente capace di leggere la realtà con cittadini consapevoli che assumano decisioni informate basate su dati attendibili e analisi accurate. C’è bisogno di una svolta, perché non possiamo lamentarci dell’eccesso di dati, che invece rappresentano una eccellente opportunità”.

Il vicepresidente della SOCINT e componente del Comitato scientifico del Master in Intelligence Domenico Talia ha richiamato le competenze che gli studenti hanno acquisito durante il percorso formativo proposto dall’Università della Calabria, precisando che “le sfide del Master sono le sfide del mondo, poiché le discipline trattate sono sempre più significative.

“Riflettere su come le macchine ci stanno sfidando, significa capire che una serie di tecnologie hanno una funzione fondamentale, in particolare nel mondo dell’intelligence, dove c’è l’intelligenza umana e una parte dell’intelligenza delle macchine che assume un ruolo sempre più sostanziale”, ha sottolineato il vicepresidente della Socint richiamando le competenze che gli studenti hanno acquisito durante il percorso.

“Attualmente – ha sostenuto Talia – usiamo le macchine per capire di più, ma nello stesso tempo c’è chi le utilizza per confondere la percezione della realtà, per cui diventa vitale possedere competenze su questi argomenti che significa comprendere le tendenze del futuro”. In definitiva, per il professore “la sicurezza del Paese e della società sono la premessa della forza di una democrazia. Di conseguenza, occorre davvero capire l’importanza della posta in gioco e gli argomenti in cui si articola il percorso formativo del nostro Master cercano di rispondere a questa necessità”.

Ad intervenire anche il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, che ha evidenziato come gli studi sull’intelligence costituiscano occasioni di apprendimento e di verifica. Guerini ha sottolineato che “è decisiva la coltivazione del pensiero critico e la formazione di classi dirigenti, aspetti sempre più importanti, in un contesto segnato da profondi cambiamenti, che investono la dimensione geopolitica, le strutture sociali ed economiche, determinati da un impressionante salto tecnologico, del quale non c’è piena consapevolezza nell’opinione pubblica e nel dibattito politico, poiché ogni salto tecnologico porta con sé cambiamenti fondamentali in tutte le strutture. La tecnologia comporta anche il potenziamento della disinformazione, che è un tema assolutamente oggettivo e sfidante per le democrazie, in quanto le obbliga a riflettere sui principi fondamentali su cui si reggono”.

“La disinformazione – ha aggiunto – merita più attenzione nel dibattito pubblico, in una fase in cui tutto viene ricondotto al concetto della sicurezza, come la disponibilità di semiconduttori. Le recenti posizioni di Donald Trump vanno interpretate nell’ambito della sicurezza economica e della sicurezza nazionale, poiché cambiano il paradigma per affrontare i cambiamenti degli ultimi vent’anni. Per Guerini, il confronto tra potenze oggi assume la sicurezza nazionale come tema attraverso il quale interpretare tutti gli altri. Pertanto, occorre mantenere salde e vive le prospettive delle relazioni multilaterali e dello stato del diritto, per contenere i conflitti ed è questo il grande contributo che possono apportare le società liberali.

“La mia iniziativa di legge sulla definizione della strategia della sicurezza nazionale – ha ricordato – è basata su un approccio trasversale e condiviso che è sempre più necessario, in quanto l’Italia è l’unico paese del G7 che ne è privo. Esistono strategie parziali, elaborate dal ministero della Difesa oppure sul nostro ruolo nel Mediterraneo e altre prospettive strategiche, ma è assente finora una strategia complessiva, comunicata all’interno e all’esterno per indicare dove vuole andare, sia all’opinione pubblica nazionale che è la base della democrazia di un Paese, e sia agli attori internazionali. Occorre pertanto definire tre linee: comunicare all’interno, fissare i propri obiettivi di interesse nazionale e comunicare ai paesi terzi le nostre intenzioni perché ne prendano atto”.

In tale quadro, per Guerini “diventa importante fare capire cosa è davvero la realtà dell’intelligence, che è decisiva per la sicurezza di un Paese e per il suo futuro. Diventa fuorviante che l’attenzione dell’opinione pubblica sull’intelligence si manifesti principalmente in fasi emergenziali, quando viene interpretata come luogo di trame e di azioni indicibili, invece di essere considerata uno strumento fondamentale per la sicurezza di uno Stato e di una democrazia. Attività che viene perseguita attraverso un lavoro finalizzato a conoscere, effettuato attraverso la raccolta informativa, sia con gli strumenti della Humint che quelli della tecnologia, che l’intelligence deve sapere maneggiare con sempre maggiore perizia”.

In definitiva, “l’Intelligence è indispensabile per conoscere, per difendersi, per anticipare le minacce, risultando quindi un’attività indispensabile, perché significa essere preparati e non solo reattivi, anticipando le tendenze per decidere in modo appropriato nell’interesse nazionale”. Ha poi ricordato che il lavoro di intelligence viene consegnato al decisore politico, con il quale c’è un evidente rapporto complementare, sia negli indirizzi della raccolta che nell’utilizzo delle informazioni. Per fare un esempio drammaticamente comprensibile a tutti, ha evidenziato che “verrà studiato per anni come il potere politico di Israele abbia utilizzato le analisi di intelligence su quanto è accaduto il 7 ottobre 2023 con l’attacco di Hamas. Di conseguenza, si dovrebbe sfatare il luogo comune di considerare l’intelligence come una minaccia per la democrazia, secondo alcune narrazioni cinematografiche e letterarie, per essere considerata per quella che è davvero: un pilastro insostituibile per la sicurezza delle istituzioni e dei cittadini”.


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