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Trump e l’occasione di Roma. Il funerale del Papa come prova da leader dell’Occidente

Trump arriva a Roma con un’agenda che va ben oltre il lutto. La sua sarà una presenza attenta, visibile, studiata. Ogni parola, ogni incontro, ogni gesto sarà osservato e analizzato. Perché se è vero che il funerale di Francesco chiude una stagione, è altrettanto vero che può aprirne un’altra. E Trump vuole esserne il protagonista. Il commento di Roberto Arditti

Donald Trump non è certo noto per i gesti di umiltà. Eppure, sceglie di venire a Roma per inchinarsi davanti alla figura di papa Francesco, in occasione di un funerale destinato a essere molto più che un rito religioso. In realtà, è esattamente ciò che cerca: un momento altamente simbolico, carico di significato, che gli permetta di ribadire davanti al mondo – e soprattutto all’Europa – il suo ruolo di leader dell’Occidente.

Nessun altro appuntamento, nei prossimi mesi, potrà offrire la stessa combinazione di solennità, visibilità e presenza internazionale. A Roma arriveranno tutti: capi di Stato, primi ministri, delegazioni religiose, figure istituzionali da ogni angolo del pianeta. Una grande assemblea senza ordine del giorno, ma con un ordine simbolico potentissimo: chi c’è, e come si comporta. Trump lo sa, e per questo ci sarà.

La sua presenza, per molti, sarà sorprendente. Il suo rapporto con Francesco è stato tutto fuorché idilliaco: distanze pubbliche, visioni divergenti su migranti, ambiente, povertà, guerra. Eppure, proprio per questo, la sua decisione acquista un peso politico ancora maggiore. È un gesto che parla non solo ai credenti, ma soprattutto ai governi. È la manifestazione concreta di una nuova postura americana, quella che Trump vuole mostrare dopo l’inizio turbolento del suo secondo mandato: forte, presente, disponibile a dialogare, ma sempre in posizione centrale.

Per l’Europa è un segnale importante. Dopo mesi di tensioni transatlantiche, l’occasione romana consente al presidente americano di ricucire, o almeno di mettere in scena l’intenzione di farlo. A Roma trova un governo amico, quello guidato da Giorgia Meloni, e un terreno diplomatico fertile, anche per avviare o proseguire bilaterali di peso. Il Medio Oriente, l’Ucraina, l’Iran, la Cina: i dossier aperti non mancano, e Roma – per qualche giorno – torna a essere il cuore della politica internazionale.

Trump arriva, dunque, con un’agenda che va ben oltre il lutto. La sua sarà una presenza attenta, visibile, studiata. Ogni parola, ogni incontro, ogni gesto sarà osservato e analizzato. Perché se è vero che il funerale di Francesco chiude una stagione, è altrettanto vero che può aprirne un’altra. E Trump vuole esserne il protagonista.

E non è affatto escluso che cerchi di esserlo anche sul nome del successore di Bergoglio.

In definitiva, il papa che lo criticava gli offre, con la propria morte, la prima grande occasione per esercitare una leadership globale riconosciuta. Non è solo il leader degli Stati Uniti: è colui che, almeno per un giorno, può parlare a nome di tutto l’Occidente.


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