Gli attori ostili che gravitano nella macro area a cavallo tra due quadranti significativi come quello euromediterraneo e quello mediorientale, da tempo hanno investito risorse e tempo su quella proiezione geopolitica. Per cui avere la consapevolezza che tra Roma e Il Cairo esiste un legame intenso e di merito è un elemento che fortifica da un lato la postura italiana, dall’altro la sicurezza europea
Il perimetro di sicurezza nazionale italiano passa anche dall’Egitto, elemento che è all’attenzione del governo sin dal suo insediamento. Per questa ragione la visita del ministro degli esteri Antonio Tajani al Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Al Sisi, prosegue nella direzione di rafforzare la cooperazione bilaterale su tre dossier: energia, con il contributo attivo di Eni; immigrazione, data la possibilità che i flussi irregolari diretti in Italia possano essere parte di una strategia di destabilizzazione ibrida russa; geopolitica, con la presenza nel Mediterraneo e in Africa di un progetto a lunga gittata come il Piano Mattei.
I temi in comune
La stabilità del nord Africa passa dal Cairo: un punto di partenza nevralgico per riflettere su come il peso specifico dell’Egitto vada oltre il consueto cliché rappresentato dal dossier energetico. Gli attori ostili che gravitano nella macro area a cavallo tra due quadranti significativi come quello euromediterraneo e quello mediorientale da tempo hanno investito risorse e tempo su quella proiezione geopolitica, per cui avere la consapevolezza che tra Roma e Il Cairo esiste un legame intenso e di merito è un elemento che fortifica da un lato la postura italiana, dall’altro la sicurezza europea.
“C’è una comunità di intenti (tra Italia ed Egitto) per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso – ha spiegato il ministro degli Esteri – un problema è quello degli attacchi degli Houthi, gravi per l’Egitto che ha avuto danni enormi, per circa 7 miliardi di dollari”. Suez è uno dei temi sul tavolo, al pari dell’Ucraina su cui Tajani ha osservato che preoccupa tutto ciò che non porta alla fine della guerra, tema su cui l’Italia lavora per una “pace giusta in Ucraina ossia non la resa di Kyiv ma la fine di un conflitto avviato dalla Russia”. Al contempo il governo sostiene anche gli sforzi americani per arrivare ad un accordo che porti un cessate in fuoco, con l’obiettivo di una “pace con giustizia per tutti, compresi gli ucraini”.
Da Kyiv a Gaza
Da Kyiv a Gaza il passo è breve: “Ho ribadito al presidente Al Sisi il sostegno totale dell’Italia agli sforzi dell’Egitto per una mediazione tra Israele e Hamas al fine di arrivare ad un cessate il fuoco”, ha precisato Tajani, nella consapevolezza che il cessate il fuoco “per noi rappresenta una priorità e una tappa fondamentale per arrivare a una situazione di maggior stabilità nell’intero Medio Oriente”. La posizione ufficiale dell’Egitto è contraria all’allontanamento dei palestinesi dalla loro terra, con un punto altrettanto fermo che riguarda il riconoscimento di uno Stato palestinese indipendente, definito “l’unica garanzia per raggiungere una pace e una stabilita’ duratura nella regione”. Sul caso Regeni, Tajani ha aggiunto che spera in una collaborazione giudiziaria che possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, “perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso”.
Il ruolo del Piano Mattei
Alla presenza del capo della diplomazia egiziana Badr Abdelatty l’incontro ha permesso di approfondire i legami in settori trainanti come l’economia, gli investimenti, l’energia, la sicurezza alimentare, l’agricoltura, l’allevamento, tutti temi in linea con gli obiettivi del Piano Mattei, che contemplano anche un dossier delicato come la lotta all’immigrazione clandestina.
Ecco quindi tornare in auge il nesso con l’atteggiamento degli altri super player che hanno puntato gli occhi sulla macro regione, come Cina e Russia. Una convinzione che porta a osservare in chiave geopolitica tutti gli elementi che gravitano attorno Al Cairo, come ad esempio la Siria, la Libia, l’Iran o il Sudan: terreni dove il fattore stabilità è decisivo anche per le sorti dello stesso Egitto.
(Foto: Fonte Farnesina)