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Un Primo maggio di lotta per un’Europa amica del lavoro. Scrive Bonanni

La festa del lavoro deve essere un richiamo a una lotta, oggi più urgente che mai: costruire un’Europa che sia amica del lavoro e delle libertà. È fondamentale evitare le scorciatoie di chi promuove assistenzialismo fine a se stesso, ostacola la competitività energetica, ignora il disastro educativo, nega professionalità, confonde le relazioni industriali con lo scontro permanente o preferisce bonus a soluzioni strutturali. Il commento di Raffaele Bonanni

Il Primo Maggio, oggi più che mai, assume un’importanza cruciale, richiamando l’attenzione su valori e indicazioni che vanno oltre le consuete celebrazioni. È un momento per riflettere sull’unità dei lavoratori, una promessa che deve essere carica di tensione positiva per affrontare le nuove sfide. Tuttavia, l’unità non può prescindere dal pluralismo, dall’ascolto, dall’umiltà e dall’assenza di estremismi. Essa richiede autonomia dal potere politico e responsabilità nel trovare soluzioni che rispettino le diverse opinioni e interessi.

In un contesto di turbolenze globali, è essenziale che tutti i soggetti collettivi dimostrino di amare il Paese e la sua gente, adottando un approccio che valorizzi il lavoro come cuore pulsante di ogni bisogno materiale e spirituale. Il lavoro è il fulcro della comunità, della sua economia, del suo prestigio e della sua coesione. Per garantire occupazione, salari adeguati e una società giusta e libera, è necessario cambiare prospettiva. Il primo obiettivo è costruire un sistema statale capace di competere con i grandi attori globali, rispettato per la sua dimensione economica, politica e autonomia strategica.

Un sistema che possa negoziare da pari a pari nei commerci e nell’accesso alle risorse naturali, partecipando attivamente alla divisione internazionale del lavoro. Ed allora i lavoratori italiani e le loro organizzazioni dovranno essere in prima fila nel chiedere la evoluzione rapida dell’Europa federale. Ma le risorse naturali non sono sufficienti. È indispensabile una competitività basata su fattori di sviluppo come un sistema fiscale equo, istruzione e formazione di eccellenza, innovazione continua, energia accessibile, infrastrutture materiali e digitali, logistica efficiente, una pubblica amministrazione e una giustizia rapide, relazioni industriali mature e una solida coesione sociale.

Solo in ecosistemi che cooperano e vigilano costantemente è possibile generare lavoro di qualità e imprese sane. In questi contesti sicurezza del lavoro e salari prosperano. La festa del lavoro deve essere un richiamo a questa lotta, oggi più urgente che mai: costruire un’Europa che sia amica del lavoro e delle libertà. È fondamentale evitare le scorciatoie di chi promuove assistenzialismo fine a se stesso, ostacola la competitività energetica, ignora il disastro educativo, nega professionalità, confonde le relazioni industriali con lo scontro permanente o preferisce bonus a soluzioni strutturali.

Serve una rivoluzione di pensiero che coinvolga lavoratori, imprese e le loro organizzazioni. Sebbene spetti alla politica agire, il mondo del lavoro, se determinato, può influenzare la politica, soprattutto in tempi incerti e di trasformazione. Un cambiamento epocale sarebbe possibile se governo e parti sociali, con un impegno sincero e senza scaricare responsabilità, lavorassero insieme per migliorare la competitività, coinvolgendo i lavoratori nella progettazione di soluzioni che garantiscano maggiore occupazione e salari più alti.


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