A poche settimane dal vertice Nato, l’Unione europea è chiamata a definire una linea comune in materia di sicurezza e difesa: tra le incognite del disimpegno statunitense, le divisioni interne e le ambiguità di alcuni Stati membri, costruire una credibile capacità militare europea è ormai una priorità strategica non rinviabile
Il grande tema della difesa europea si sta complicando. Tra i 16 Stati membri che hanno chiesto la deroga alla Commissione europea per aumentare le spese per la difesa ci sono l’Ungheria e la Slovacchia. Tutti gli osservatori più attenti – di qua e di là dell’ Atlantico – si stanno ponendo in questi giorni la stessa domanda: ha senso consentire un aumento del bilancio militare a due Paesi che si sono caratterizzati e si caratterizzano tuttora per i buoni rapporti con il Cremlino?
A chi avesse dubbi ricordo che il prossimo 9 maggio Robert Fico parteciperà nella piazza Rossa a fianco di Vladimir Putin nella sfilata militare e che Viktor Orban non solo si sta opponendo a nuove sanzioni contro Mosca, ma negli ultimi tempi ha intensificato la cooperazione con la Russia in campo energetico (nucleare, gas e petrolio) per non parlare dell’ aumento esponenziale influenza della Cina in Ungheria, in particolare in ambiti strategici quali il comparto digitale e le telecomunicazioni. A mio avviso i vertici della Ue e dei principali Stati membri dovrebbero valutare al più presto (e comunque prima del vertice del Nato del 24 e 25 giugno) se è possibile – e come – prevenire possibili effetti boomerang determinati dalle politiche estere di Budapest e/o Bratislava.
La seconda domanda che si pongono gli analisti è la seguente: al prossimo summit dell’ Alleanza i singoli Stati membri della Ue si presenteranno in ordine sparso limitandosi a presentare qualche percentuale in aumento delle spese militari o viceversa sarà presentato un primo pacchetto di proposte unitarie e di carattere operativo? Sono passati più di 25 anni da quando Javier Solana è stato nominato Alto Rappresentante dell’Unione europea. Era l’ottobre del 1999 e all’epoca il progetto della difesa europea sembrava a portata di mano. La realtà (amara) è oggi sotto gli occhi di tutti: siamo ancora ai blocchi di partenza.
Le incognite legate al parziale disimpegno degli Stati Uniti rendono inutili le risposte nazionali in ordine sparso, serve costruire un vero pilastro europeo della Nato guidato da una forte leadership politico-militare. Non deve ripetersi quanto è accaduto nelle scorse settimane quando i paesi dell’Unione europea si sono presentati con posizioni divergenti sull’ipotesi di una missione di peacekeeping in Ucraina da dislocarsi in una fase di tregua.
In vista del vertice Nato del 25 e 25 giugno a L’Aja appare essenziale che i ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna in primis, nonché tutti gli altri Stati membri disponibili – preparino insieme una piattaforma operativa pluriennale allo scopo di agire in modo unitario e coordinato all’interno dell’Alleanza Atlantica. Nel documento Readiness/Rearm 2030 presentato da Ursula von der Leyen si riafferma la centralità della cooperazione tra Ue e Nato, ma questa affermazione rischia per l’ennesima volta di restare sulla carta per il giuoco di veti e contro veti con risultato a somma zero. È sufficiente ricordare qui un episodio. Nel luglio 2018 la promettente cooperazione nel mediterraneo tra le missione Ue Sofia e Sea Guardian della Nato fu bloccata da Matteo Salvini all’ epoca ministro dell’ Interno del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte.
Per come oggi sono le regole che presiedono al funzionamento dell’ Unione europea non è sufficiente affidarsi alle proposte della presidente Ursula von der Leyen e dell’ Alto Rappresentante Kaya Kallas; serve anzi è urgente promuovere una solida cooperazione intergovernativa nel campo della difesa europea. Senza la volontà politica di un nucleo di Stati membri (ed una conseguente strategia operativa) la cooperazione Ue-Nato non farà alcun progresso.
È su questo terreno che i partiti più responsabili dell’ opposizione dovrebbero incalzare il governo che dopo aver chiesto per primo la deroga al patto di stabilità per le spese militari non si è ancora mosso in questa direzione (di questo ha parlato Vincenzo Camporini in una intervista con Formiche.net). Al 24 e 25giugno mancano meno di due mesi e sarebbe importante conoscere dal ministro Guido Crosetto quali iniziative intenda assumere sia in materia di bilancio della difesa sia verso i partner europei perché l’ Italia al summit Nato dell’Aja assuma un ruolo di primo piano.