Quanti sono i papabili oggi che possono subito parlare autorevolmente al mondo, che hanno una stima internazionale, conoscono la Curia, parlano con conservatori e progressisti, hanno capacità di ascolto delle varie parti, sono davvero sinodali ma possono dare una voce vera alla Chiesa nel mondo? C’è un solo uomo con queste caratteristiche: il Cardinale Pietro Parolin. Il commento di Francesco Sisci
Alla vigilia dell’inizio del Conclave il dibattito sulla scelta del prossimo papa non verte sulla geografia della Chiesa, Africa, Asia, Europa o America. Pare vertere intorno a due questioni: unità della chiesa o meno, un papa per l’esterno o per sé stessa. Le questioni sono divisive e, nella storia della Chiesa, di solito si cerca poi una personalità che raccolga i punti delle varie parti e trovi una sintesi.
Il mondo poi si aspetta una voce dalla chiesa. Negli ultimi mesi papa Francesco che proprio aveva inaugurato una proiezione al mondo da ospedale da campo, presente su ogni dossier delicato, con una parola misurata per ogni interlocutore, invece ha parlato poco. Bergoglio era un uomo che studiava i dossier. Voleva farsi un’idea profonda e sua della questione e poi decideva lui in coscienza. Negli ultimi mesi evidentemente non aveva le energie per studiare e quindi la sua voce si è diradata. La voce della chiesa si è diradata.
Ma questo è stato un vuoto importante per il mondo. L’inizio della presidenza in America di Donald Trump è stato sconvolgente praticamente su ogni tema vitale. Mai come adesso ci sarebbe bisogno di una voce della chiesa misurata, equilibrata ma anche chiara. Il prossimo papa sarà chiamato subito a parlare al mondo. Se non lo farà questa sarà una dichiarazione al mondo che la chiesa ha smesso di interessarsi dei problemi delicati e veri, che ha abbandonato il popolo di Dio e gli otto miliardi di uomini a sé stessi.
Sarebbe una sconfitta enorme per la Chiesa, la fuga di Cristo dalla chiesa. C’è bisogno quindi oggi più che mai di un prete che riesca a parlare subito al mondo con chiarezza e saggezza. Una persona conscio delle questioni internazionali e abbia una sua autorevolezza personale al di là del titolo che assume. Quanti sono i papabili oggi che possono subito parlare autorevolmente al mondo, che hanno una stima internazionale, conoscono la Curia, parlano con conservatori e progressisti, hanno capacità di ascolto delle varie parti, sono davvero sinodali ma possono dare una voce vera alla Chiesa nel mondo?
In realtà al di là di sogni e disegni ideali, c’è un solo uomo con queste caratteristiche: il Cardinale Pietro Parolin.
lo confesso lo conosco, non conosco tanti altri, e forse la mia percezione è falsata. Ma, se potessi scegliere, direi che prima di ogni cosa è un prete buono. C’è una esperienza che conosco da vicino. Durante la lunga e faticosa trattativa per l’accordo con la Cina, a un certo momento il Vaticano avrebbe potuto ottenere un vantaggio al prezzo però di danneggiare un funzionario cinese.
Parolin, allora capo delegazione, forse ne avrebbe anche tratto un vantaggio personale. Parolin si sbracciò per aiutare il funzionario cinese. Non si poteva fare male a nessuno per dare un presunto vantaggio alla Chiesa o a lui che conduceva la trattativa. Questo è il comportamento che oggi il mondo ha bisogno dalla Chiesa: un’entità per il bene comune che sia pronta a sacrificarsi. Il comportamento di Parolin commosse i cinesi e segnò un punto di svolta nella trattativa.
L’accordo avrà avuto risultati modesti, ma è stato un risultato storico, fondamentale per la Chiesa e la Cina. Senza accordo la Chiesa in Cina sarebbe stata peggio e abbandonata, non sarebbe stata meglio e fiorente. La realtà è superiore alle idee, come diceva papa Francesco.