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L’epica mediatica del Conclave. Il racconto di D’Anna

Folgorati dall’enigmatico fascino dell’elezione del nuovo pontefice e dalla molteplice simbologia della scomparsa di papa Francesco in pieno Giubileo, in concomitanza col Natale di Roma e proprio il lunedì dell’Angelo che secondo i Vangeli segna l’annuncio della resurrezione di Gesù, network e stampa di tutto il mondo stanno letteralmente prendendo d’assalto il Conclave. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Conclave superstar. Come in tutti gli uffici vaticani, il tempo ha un’altro tempo all’interno delle sale della Sala Stampa Vaticana. La Sede Vacante e l’alternarsi delle Congregazioni dei Cardinali alla vigilia dell’extra omnes di giovedì, hanno impresso un’accelerazione che non ha fatto perdere il sorriso e l’efficienza ai funzionari e addetti che fronteggiano e filtrano le richieste e le domande per lo più in inglese, spagnolo e francese, ma con inflessioni dialettali che vanno dal mandarino cinese, all’arabo, allo swahili kenyota, all’hindi di New Delhi, degli oltre 5300 giornalisti e fotoreporter accrediti da tutto il mondo.

L’impatto delle cronache della morte di papa Francesco e i funerali del pontefice in Piazza San Pietro alla presenza dei potenti della Terra ed ora quello del Conclave è stato trasformato da molti media nella summa di diversi kolossal storico-epici cinematografici. Un gigantesco reality in presa diretta pervaso dalle quotazioni dei bookmaker inglesi sui Cardinali papabili, da indiscrezioni e fake news, per non parlare del cinismo dell’assalto dell’orda dei selfie della serie “magari lo fanno papa” ai porporati nei pressi delle mura Leonine. Souvenir e Santità, gossip e influencer.

Sul fronte delle indiscrezioni riguardanti le trattative sottotracccia fra i Cardinali elettori per un candidato prescelto e una fumata bianca lampo, ha fatto notizia l’inattesa e non richiesta smentita ufficiale dell’ambasciata Ungherese a Roma circa un’intesa che sarebbe stata raggiunta fra il Cardinale che viene considerato uno dei principali candidati alla successione di papa Francesco, il segretario di Stato uscente Pietro Parolin, e l’arcivescovo di Budapest, Cardinale Péter Erdő, indicato come l’esponente dall’ala tradizionalista del Collegio cardinalizio in grado di catalizzare diverse decine di voti.

Voti che sommati a quelli dei centristi moderati potrebbero consentire l’elezione di Parolin che, secondo le indiscrezioni che sono state avvalorate dalla smentita diplomatica, una volta papa nominerebbe Erdő segretario di Stato in maniera da garantire ai tradizionalisti un papato di novità nella continuità dottrinaria.

L’altra nomina post elezione papale della presunta intesa Parolin-Erdő, riguarderebbe l’attuale nunzio vaticano alle Nazioni Unite, Mons. Gabriele Giordano Caccia, che assumerebbe il ruolo di sostituto della segreteria di Stato.

Come a voler spezzare l’atmosfera di incertezza che caratterizza sempre più quella sorta di Conclave collaterale che va in scena ad ogni Tg e reportage da Piazza San Pietro, sulle Congregazioni generali dei Cardinali irrompono le istanze dei giovani. “Non scegliete solo un papa. Scegliete un pellegrino. Un pastore. Un costruttore di pace”, si invoca nella lettera aperta dei giovani di molti Paesi che sta girando tra i Porporati ormai quasi tutti giunti a Roma.

Scritta in diverse lingue la lettera-appello chiede esplicitamente il proseguimento sulla via tracciata da Bergoglio per la riforma della Chiesa evitando clericalismo, abusi ed impegnandosi per un maggiore coinvolgimento delle nuove generazioni. L’iniziativa è partita dall’organizzazione giovanile della Chiesa cattolica belga, “Kamino”, ed è sostenuta dal famoso prete DJ portoghese, padre Guilherme e da “suor TikTok”, la religiosa nicaraguense Xiskya Valladares della Congregazione spagnola della Purezza di Maria che ha partecipato al Sinodo dei vescovi.

“Il nuovo Papa? Non abbiamo ancora un nome, ora stiamo solo discutendo”, ha affermato il Cardinale pakistano Joseph Coutts, arcivescovo Metropolita emerito di Karachi, confermando la mancanza di un candidato di riferimento.

“Non c’è fretta per la fumata bianca, l’ importante è avere un buon Papa”, gli ha fatto eco il Cardinale Louis Raphaël Sako, arcivescovo metropolita di Algeri, arrivando alla appena iniziata Congregazione del lunedì mattina in Vaticano. “Il nuovo Papa – ha sottolineato Sako – dovrà essere un padre, un pastore per le sfide di oggi, difendere i poveri e affermare la pace. Il papa deve leggere i segni dei tempi e non essere chiuso nel palazzo”. In merito ai tempi dell’elezione il porporato ha aggiunto: “Speravo in 2-3, ma credo ce ne vorranno 3 o 4”.

Paradossalmente per essere un maratoneta che corre frequentemente, il Cardinale Arcivescovo primate dell’Algeria, una delle figure nuove e interessanti della Chiesa del Maghreb per la sua storia tra l’Europa e l’Africa, in questi giorni è sempre l’ultimo ad arrivare alla Congregazione generale.

Ritardi legati alla sua gentilezza: non ce la fa a tirare dritto e ad ignorare i fedeli e i giornalisti che lo salutano e pongono domande ed ogni volta si ferma, saluta ringrazia tutti ed arriva ogni volta trafelato alla Congregazioni dei confratelli. Gli ultimi saranno i primi?


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