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Il Conclave è una lezione di comunicazione. Arditti spiega perché

Il Conclave è una lezione di comunicazione, un evento che senza mai tradire la propria essenza si rivela ogni volta perfetto per il nostro tempo. E, proprio per questo, continuerà a incantare le generazioni future, indipendentemente dai cambiamenti imposti dal progresso

Prima fumata nera, elemento che indubbiamente accresce le aspettative verso le prossime votazioni. Adesso però spostiamoci dal tema di chi sarà il nuovo papa, già in troppi se ne occupano.

Concentriamoci invece sul fatto che se c’è un evento che resiste immutabile al tempo, mantenendo intatta la sua capacità di catalizzare l’attenzione globale, è il Conclave. Un rito millenario che, nella sua precisione liturgica e nella sua misteriosa riservatezza, riesce a essere più contemporaneo di qualsiasi format ideato per il pubblico digitale. La sua struttura è perfetta per la società della comunicazione istantanea e della tensione narrativa che scandisce il dibattito pubblico.

Dall’“extra omnes” alla fumata: una regia millimetrica

Il momento in cui il maestro delle cerimonie pronuncia il celebre “extra omnes”, chiudendo le porte della Cappella Sistina ai non elettori, ha un impatto teatrale che non ha bisogno di effetti speciali. È l’istante in cui il mondo si ferma e attende, mentre la suspense cresce, alimentata dalla totale assenza di fughe di notizie. Un vero e proprio cliffhanger che nessuna piattaforma streaming potrebbe orchestrare meglio.

Le votazioni si susseguono, scandite da un ritmo preciso, senza distrazioni esterne, senza speculazioni in tempo reale: il digitale si trova a fare da spettatore, più che da protagonista. Questo “vuoto informativo” diventa esso stesso un elemento di attrazione, generando una febbrile attesa che culmina nel segnale più iconico di tutti: la fumata. Bianca o nera, essa è la sintesi perfetta del linguaggio simbolico, così potente da trasformarsi automaticamente in contenuto virale sui social, oggetto di meme, analisi, commenti e speculazioni.

Un evento globale a misura di social

Quando finalmente si pronunciano le parole “Habemus Papam”, l’evento diventa immediatamente globale. Il rito millenario si fonde con le dinamiche della comunicazione moderna: la diretta streaming, le reazioni in tempo reale, gli approfondimenti che si moltiplicano nelle ore successive. Anche la prima apparizione del Pontefice sul balcone di San Pietro è perfettamente inserita in una narrazione che sembra pensata per la generazione digitale: poche parole, un’immagine forte, un messaggio chiaro, immediatamente condivisibile.

Non è un caso che ogni Conclave diventi il punto focale del dibattito pubblico per giorni, coinvolgendo credenti e non credenti, appassionati di storia e semplici curiosi. La sua struttura narrativa, fatta di silenzi carichi di attesa e di momenti iconici, dimostra che la vera contemporaneità non è sempre nella tecnologia più avanzata, ma spesso nella capacità di rispettare riti che parlano all’immaginario collettivo.

Il Conclave è una lezione di comunicazione, un evento che senza mai tradire la propria essenza si rivela ogni volta perfetto per il nostro tempo. E, proprio per questo, continuerà a incantare le generazioni future, indipendentemente dai cambiamenti imposti dal progresso.


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