Il gruppo telefonico guidato da Pietro Labriola ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con ricavi in crescita e debito in linea con le attese. La Borsa prima rimane fredda, poi il titolo si scalda. Ora gli obiettivi sono le nuove sinergie con Poste, nuovo azionista forte, e le possibili nozze con la telco francese
I conti sono in linea con le attese e questa è, di per sé, già una buona notizia. Per la nuova Tim, targata Poste dopo il passaggio di consegne con Cassa depositi e prestiti e il disimpegno di Vivendi che ha permesso al gruppo delle spedizioni di diventare azionista di riferimento della compagnia telefonica, il primo trimestre si è chiuso sostanzialmente bene.
I numeri raccontano di tre mesi archiviati con ricavi totali di gruppo pari a 3,3 miliardi di euro, in crescita del 2,7% anno su anno (+1,6% nel domestico a 2,2 miliardi di euro, +4,9% in Brasile a 1 miliardo di euro). In accelerazione anche i margini, con l’Ebitda che aumenta del 5,7% anno su anno, mentre la perdita si è ridotta a 124 milioni di euro, in deciso miglioramento dal rosso di 400 milioni dello stesso periodo del 2024. E tiene, infine, anche il debito, attestatosi a 7,5 miliardi, in leggero aumento rispetto ai 7,3% dello scorso anno e che ancora beneficia dell’onda lunga della vendita della rete a Kkr, lo scorso luglio.
Eppure, nonostante un debito in linea con le attese e conti in crescita, la Borsa è rimasta piuttosto fredda, almeno all’inizio. Fin dalle prime battute a Piazza Affari, sono scattate le vendite sul titolo Tim che si è riportato sui livelli di due settimane fa (le azioni sono arrivate a perdere oltre il 6% poco dopo l’apertura a 0,3345 euro), per poi recuperare velocemente terreno e portarsi in zona positiv. Ma è dall’incontro tra il ceo Pietro Labriola con gli analisti, il giorno dopo la presentazione dei conti, che sono emerse indicazioni piuttosto chiare sul futuro della società.
“Poste ha accettato di acquisire una quota del 15% da Vivendi. Una volta definita la procedura Poste diventerà il maggiore azionista di Tim detenendo il 24,8% delle azioni ordinarie. Questo segna un passo fondamentale verso un maggiore allineamento della governance e una stabilità industriale di lungo periodo”, ha subito messo in chiaro Labriola.
“Il completamento dell’operazione di acquisizione del pacchetto azionario (il ceo di Poste, Matteo Del Fante, commentando i conti della società pubblica ha ribadito di essere al lavoro per nuove e solide sinergie con Tim, ndr)”, ha spiegato Labriola, “dovrebbe avvenire verso la metà di quest’anno, soggetto all’autorizzazione dell’antitrust. Poste ha dichiarato pubblicamente che si tratta di un investimento strategico di lungo periodo e che intende sostenere il consolidamento del settore delle telco italiane, cosa che molti sul mercato sostengono da tempo. Accogliamo con grande favore Poste come nostro principale azionista”.
Quanto alle sinergie poc’anzi citate, “con Poste abbiamo un partner potenziale che andrà a completare la nostra strategia di piattaforma clientela che abbiamo dichiarato nel 2022. Allora la cosa sembrava aggressiva ma la realtà è che oggi non solo siamo un operatore Telco puro, ricordiamo che siamo la seconda piattaforma tv in Italia, dobbiamo aggiungere assicurazioni, servizi finanziari, energia perchè il futuro delle telecomunicazioni consumer è di diventare piattaforma e noi siamo tra gli operatori più avanzati in Italia. E poi abbiamo la strategia che può derivare da Tim Enterprise ma per dimostrare che non stiamo dormendo abbiamo siglato un memorandum of undertanding con Poste per valutare diverse aree di possibili sinergie e creato diversi flussi di lavoro di cui parleremo non appena possibile”, ha aggiunto Labriola.
Il piatto forte è però il consolidamento industriale, in un mercato, quello delle telecomunicazioni, sempre affollato e sempre più competitivo. E qui il nome che ricorre è sempre uno, Iliad. “Siamo a favore di un consolidamento in Italia, non abbiamo mai nascosto che Iliad potrebbe essere un possibile deal ma non sarebbe un incubo per noi se ci fosse invece un consolidamento tra Wind e Iliad, nel frattempo continuiamo a lavorare sui nostri risultati. Di sicuro, continueremo a seguire la possibilità di seguire un deal con Iliad, ma allo stesso tempo anche con Wind potrebbe esserci un deal”.
E che le probabilità di nozze tra Telecom e il gruppo francese siano più alte rispetto a una possibile fusione tra Tim e Wind, lo ha ammesso lo stesso manager. di Altamura. “Un deal potenziale tra Tim e Wind tre è molto complesso perché la somma dei due è più alta del 40%-50% della quota mercato sia sul fisso che sul mobile. Quindi non posso chiedere miracoli anche se non sono troppo aggressivi sull’Antitrust. La sinergia avviene a livello di rete e non significa che ad un certo punto non ci possa essere una tendenza di mercato dove, ad esempio non sarà possibile, avere una certa customer base e ci sarà una sinergia a livello di rete, di frequenza, di condivisione della rete che potrebbe permetterci di aumentare ulteriormente l’efficienza della rete”.