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Italia globale. Così Meloni andrà in missione nell’Indo-Pacifico

Giorgia Meloni rilancia la strategia italiana nell’Indo-Pacifico, presentando l’Italia come ponte tra Atlantico e Asia e annunciando una missione multilivello per rafforzare relazioni strategiche. L’obiettivo è affermare l’interesse nazionale attraverso diplomazia, cooperazione economica e presenza militare

Non appena avrà spazio, tempo e opportunità, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni guiderà una “ampia missione” nell’Indo-Pacifico, regione cruciale per economia e politica globale su cui l’Italia sta alzando il livello di attività e protagonismo. La volontà della missione è stata espressa direttamente da Meloni durante il “premier time” ieri in Senato, in cui ha tracciato una visione ambiziosa per la politica estera italiana, indicando l’Indo-Pacifico come snodo chiave della nuova proiezione strategica del Paese. “Il concetto di Mediterraneo allargato deve oggi lasciare il passo a quello di Mediterraneo globale”, ha dichiarato Meloni, definendolo “la via più breve tra i due grandi spazi marittimi del globo: l’Indo-Pacifico e l’Atlantico”.

L’intervento ha sottolineato il tentativo del governo di ridefinire il posizionamento internazionale dell’Italia, non solo nel suo vicinato immediato, ma lungo le dorsali marittime e commerciali che connettono l’Occidente all’Asia. “L’Italia ha oggi un’identità chiara e un nuovo protagonismo internazionale”, ha rivendicato la premier, presentando l’Italia come “ponte dell’Occidente”.

Un’azione multilivello: governo, marina, diplomazia parlamentare

Questa visione non resta sulla carta. L’Italia ha già attivato più livelli d’azione. In ambito governativo, Meloni ha citato relazioni privilegiate in via di consolidamento con diversi attori della regione, oltre a un rinnovato dialogo con la Cina su basi “diverse” rispetto al passato — non a caso il governo Meloni è uscito dal memorandum di adesione alla Belt and Road Initiative.

Lo scorso anno questa visione ha avuto un’evoluzione sul piano militare, l’Italia ha già lasciato un segno importante nel 2023 con il dispiegamento del Carrier Strike Group della Marina Militare guidato dalla portaerei Cavour. Per oltre cinque mesi, le unità italiane hanno navigato nelle acque dell’Oceano Indiano e del Pacifico, toccando porti chiave come Mumbai, Singapore, Tokyo, Manila e Jakarta. È stata un’operazione di naval diplomacy in piena regola, che ha proiettato capacità, affidabilità e volontà politica.

In parallelo, la diplomazia parlamentare ha fatto la sua parte. Abbinato a vari incontri tra delegazioni sia a Roma che all’estero, il Comitato sull’Indo-Pacifico della Commissione Affari Esteri della Camera ha redatto un importante documento strategico dopo oltre un anno di audizioni e consultazioni con ambasciatori, analisti, istituzioni e imprese. Il testo — ora punto di riferimento trasversale — offre una base conoscitiva e concettuale su cui fondare una strategia italiana duratura nella regione.

Le tappe chiave: India, Giappone, Sud-Est asiatico

La futura missione della presidente del Consiglio si collocherebbe su questa traiettoria. Tra le possibili tappe, il Giappone rappresenta un partner chiave nella cooperazione industriale e militare — basti pensare al programma per il caccia di sesta generazione Gcap sviluppato congiuntamente da Italia, Regno Unito e Tokyo.

Singapore, hub logistico-finanziario del Sud-Est asiatico, è uno snodo di crescente interesse per l’export e le imprese italiane. E Paesi come Vietnam e Bangladesh — i cui leader hanno recentemente visitato Roma — si stanno profilando come partner industriali e commerciali emergenti. Inoltre potrebbe esserci l’India, l’intesa con il premier Narendra Modi ha già prodotto una Dichiarazione di Partenariato Strategico nel 2023, con focus su difesa, connettività, industria e tecnologia. La missione, quindi, potrebbe includere un’ampia agenda fatta di accordi economici, cooperazione tecnologica, dialogo politico e iniziative nel campo della sicurezza marittima.

Una strategia di sistema

Al di là della missione in sé, ciò che emerge è una strategia di sistema, che punta a rafforzare la presenza italiana nelle aree dove si gioca la competizione tra grandi potenze e dove si moltiplicano le opportunità economiche e diplomatiche. L’Indo-Pacifico non è solo un teatro lontano, ma uno spazio che condiziona sempre più gli interessi vitali europei — dalla sicurezza delle rotte marittime alla resilienza delle catene di approvvigionamento.

Meloni, nel presentare questa visione, ha ribadito che il fine ultimo è affermare l’interesse nazionale “con rispetto, costruendo legami e aprendo nuove porte al sistema produttivo italiano”. Una politica estera pragmatica, ma ambiziosa, che cerca di posizionare l’Italia non più come osservatore, ma come attore attivo nel ridisegno degli equilibri globali.


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