A Roma si è aperta la seconda edizione dell’Aerospace Power Conference, un appuntamento chiave per comprendere le nuove direttrici del potere aerospaziale. Tra minacce ibride, trasformazioni tecnologiche e nuove alleanze, l’evento riunisce leader civili e militari da tutto il mondo per discutere di strategie condivise e cooperazione internazionale. Al centro, la consapevolezza che l’aerospazio è ormai un vero e proprio dominio operativo e una certezza: la sicurezza di domani si costruisce insieme oggi
Per due giorni Roma si fa capitale globale del dominio aerospaziale. Ha avuto inizio oggi, presso la Nuvola all’Eur, l’Aerospace Power Conference 2025. Giunta alla sua seconda edizione, la conferenza ha riunito nella Capitale ospiti istituzionali, militari e civili da tutto il mondo per discutere il presente e il futuro del dominio aerospaziale, alla luce dei profondi mutamenti geopolitici attualmente in corso.
“Viviamo in un momento difficile”, ha sottolineato il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Nel secolo scorso”, ha spiegato il ministro, “ogni Paese pensava di dover inseguire un livello più elevato di democrazia e giustizia sociale, mentre ora temo che viviamo in un mondo in cui la forza conterà più dei valori”. In questo contesto, il dovere delle Forze armate rimane quello di garantire la sicurezza e il benessere della collettività. L’assoluzione di questo compito passa anche (e soprattutto) dalla capacità di mantenere un elevato livello di avanzamento tecnologico in tutti i domini. Come spiegato dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano, “le guerre recenti hanno evidenziato come l’avvento delle nuove tecnologie si stia progressivamente estendendo anche ai nuovi domini del conflitto, dall’underwater all’outer space”. Le operazioni multidominio, i network informativi complessi, le nuove tecnologie, tutte sfide che, come avverte Portolano, “richiedono cooperazione per colmare i gap capacitivi” e che “non potranno essere affrontate unicamente con risorse nazionali, ma richiederanno anche il coinvolgimento di stakeholder internazionali”. Eppure, sono innanzitutto persone, esperti del settore e addetti ai lavori, che compongono la platea dei presenti. “La tecnologia da sola è insufficiente, l’elemento umano rimane insostituibile”, ha affermato il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, nonché padrone di casa, il generale Luca Goretti. Come sottolineato da Goretti, il valore aggiunto della conferenza sta nell’essere riuscita a riunire partner e alleati per discutere insieme degli scenari che caratterizzeranno il prossimo decennio. È infatti il valore della condivisione di intenti e sforzi a emergere con forza, così come evidenziato dal ministro Crosetto che, chiamando in causa Elon Musk, ha dichiarato: “Se un uomo solo ha potuto conquistare lo spazio con capitali privati, un insieme di Paesi può raggiungere qualsiasi obiettivo”.
Lo spazio, nuova frontiera della sicurezza
La rapida evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha profondamente rivoluzionato gli scenari securitari odierni, ponendo nuove condizioni e sfide per le Forze armate di tutto il mondo. “L’aerospazio è ormai la piattaforma primaria per ogni tipo di operazione militare”, ha spiegato il generale Bradley Chance Saltzman, comandante delle operazioni spaziali della Space Force degli Stati Uniti. Oggigiorno, “le Forze armate si preparano ad operare sul presupposto che le capacità spaziali saranno lì quando necessarie”, segnala Saltzman. Dal monitoraggio climatico per attività di protezione civile alla conduzione di operazioni militari full spectrum, lo spazio rappresenta quel link che permette di abbattere le barriere tra i domini e realizzare un vero ambiente informativo interconnesso. Come sottolineato da Saltzman, “la superiorità spaziale si rende necessaria per raggiungere la superiorità in ogni altro dominio”. Tuttavia, i più recenti avanzamenti tecnologici rendono oggi imprescindibile una riflessione più ampia, che non escluda il trasferimento della conflittualità anche nell’orbita terrestre. Per quanto possa apparire fantascientifico — come ironizza lo stesso Saltzman —, “non c’è poi gran differenza tra il dogfight aereo e le manovre tra satelliti”. “Dobbiamo riconoscere lo spazio come un warfight domain”, avverte il capo dei Guardiani, “perché se la superiorità spaziale non vincerà la prossima guerra, senza di essa sicuramente la si perderà”.
In questo contesto, caratterizzato da opportunità e minacce, la cooperazione tra gli Alleati rimane la pietra angolare del successo. “Se non possiamo lavorare insieme in tempo di pace”, sottolinea Saltzman, “come possiamo aspettarci di farlo in tempo di crisi?”. In questo, la cooperazione tra la Space Force e l’Aeronautica italiana assume un grande valore. “La Space Force vuole l’Aeronautica militare italiana al suo tavolo fin da subito”, annuncia il generale Usa, anticipando che la collaborazione con l’Italia sarà solo un primo passo verso altre e più estese collaborazioni interalleate per garantire la sicurezza collettiva.
Un modo nuovo di pensare la Difesa aerea
“L’aerospazio è ormai pienamente un dominio operativo”, ha spiegato il generale Goretti, evidenziando come gli assetti che vi operano rivestano un ruolo fondamentale sul piano strategico, oltre che tattico. Inevitabilmente, il pensiero corre alla sesta generazione e agli sforzi (in larga parte anche italiani) per sviluppare il Gcap, definito da Goretti come “la risposta più valida” alle odierne minacce in rapida evoluzione. A rendere effettivamente un assetto “di sesta generazione” non sono infatti i motori, le ali o l’armamento di bordo, quanto più la capacità di raccogliere, processare e distribuire informazioni in un ambiente unico e in condivisione tra piattaforme a terra, in cielo e sopra e sotto il mare, in un ciclo informativo costante e multidimensionale. “Oggi non possiamo permetterci il lusso di pensare da destra a sinistra”, segnala l’Air marshal della Royal Air Force e vice comandante del comando aereo alleato della Nato, Johnny Stringer. La moltiplicazione delle minacce e delle variabili impone infatti un cambio di mentalità, capace di superare i preconcetti. Basti pensare allo spazio. “Fino a poco tempo fa lo spazio era considerato sempre disponibile e non immaginavamo che potesse diventare un ambiente operativo contestato”.
Dall’Atlantico all’Indo-Pacifico, la chiave è la cooperazione
La possibilità di un conflitto tra grandi potenze, resa più probabile dall’aggravarsi dello scenario securitario internazionale, impone oggi riflessioni anche sul piano tattico e operativo. Secondo il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica delle Forze di autodifesa giapponesi, il generale Hiroaki Uchikura, “Dobbiamo essere pronti a un serio deterioramento delle comunicazioni in caso di conflitto con avversari di uguale livello”. Tali comunicazioni, ancora, possono essere garantite solo dalla superiorità aerospaziale, in grado di proteggere e rendere sempre disponibile il flusso di dati durante le operazioni. Tale consapevolezza operativa si traduce dunque in consapevolezza politica e strategica: le capacità si costruiscono e si mantengono insieme. A confermarlo è anche il comandante delle Forze aeree statunitensi nel Pacifico, il generale Kevin B. Schneider, che ha ulteriormente ribadito la necessità di fare di più insieme. “Io credo che le nazioni della Nato abbiano ragione, più si lavora insieme e più si può fare”. Come segnala Schneider, l’area euro-atlantica e quella indo-pacifica sono interconnesse, sia sul piano strategico sia su quello operativo. Una crisi da un lato si ripercuote inevitabilmente anche sull’altro, rendendo imprescindibile un approccio globale alla sicurezza collettiva. “Non sappiamo quale sarà la prossima crisi”, avverte Schneider, “ ma dobbiamo essere pronti e preparati, tutti insieme”.