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Monti allo Spiegel e la nuova fase costituente necessaria

L´articolo apparso oggi sul quotidiano Die Welt con il titolo “Montis Anschlag auf Demokratie” (l´attacco di Monti alla democrazia), prende le mosse dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio allo Spiegel, in un’intervista di cui la stampa italiana ha ricordato quasi esclusivamente l’allarme per una crescente animosità antitedesca. In uno dei passaggi più rilevanti dell’intervista, Monti sostiene che l’influenza dei Parlamenti nazionali rappresenta, oggi, un pericolo per la sopravvivenza dell’euro.
 
I Governi dovrebbero mantenere quindi “spazi di manovra” autonomi, e non lasciarsi vincolare dalle decisioni delle assemblee nazionali. Con questa affermazione Monti si posiziona chiaramente all’interno del dibattito politico tedesco ed europeo, sulla linea di un processo di integrazione che si è sviluppato attraverso “decisioni tecnocratiche”, nella convinzione che la politica partitica si muova in ambiti più ristretti di quelli dell’interesse generale europeo. La posizione è coerente con il riconoscimento della dimensione – e delle cause – sovranazionali della crisi, che non potrà essere risolta senza il compimento del disegno di integrazione in senso federale, con una decisa cessione di sovranità a Bruxelles.
 
L’intervista – comprensibilmente – ha suscitato forti reazioni in Germania, dove – come rileva correttamente Pier Virgilio Dastoli – il dibattito ha assunto da tempo una natura (e dimensione) costituzionale. Se è infatti vero che dalle sentenze di Karlsruhe, “sono scaturiti importanti aggiornamenti della Costituzione tedesca per renderla conforme all’evoluzione del sistema costituzionale europeo”, è altrettanto indubbio che tale fase “costituente” avviata nel 1993, con il giudizio sul Trattato di Maastricht, sembra essere giunta a conclusione con la decisione Trattato di Lisbona nel 2009. Da Lisbona in poi, il Tribunale ha dichiarato siano stati raggiunti i limiti di compatibilità – nel quadro costituzionale vigente – tra il diritto comunitario, progressivamente in espansione, e la Legge Fondamentale di Bonn. Tale confine invalicabile – il diritto di autodeterminazione del Popolo tedesco – è minacciato dagli automatismi impliciti nei Trattati, in particolare, nelle decisioni di spesa previste dal Fiscal Compact (“no taxation without representation”).
 
Per procedere ad ulteriori cessioni di sovranità, sarebbe necessaria pertanto l’apertura di una nuova fase costituente, che renda possibile la rottura e il superamento del sistema di diritto su cui si fonda lo Stato Federale. È su questa frattura che Karlsruhe è chiamata a decidere il prossimo 14 settembre.
 
 
Arvea Marieni
Esperta di processi di internazionalizzazione, ha maturato esperienza nella gestione commerciale e nel business development in particolare in Cina e nel Sud Est Asiatico. Dal 2009 è responsabile di progetti di Innovazione e Trasferimento Tecnologico – anche di R&S finanziati – e delle relazioni esterne del Piano Energia ENERPLAN dell’AREA Science Park di Trieste e del Ministero dell´Ambiente.


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