Leonardo e Rheinmetall hanno ufficializzato un’offerta non vincolante per acquistare Iveco Defence Vehicles, la divisione militare del gruppo controllato da Exor. Ma sul dossier gravita un’incognita decisiva: il Golden Power italiano, strumento che potrebbe favorire — o bloccare — l’operazione. Intanto, la corsa si fa affollata e tra i pretendenti spunta anche la spagnola Indra. La partita per uno dei più importanti asset europei per la difesa è aperta
Da alcuni mesi, Iveco Defence Vehicles — la divisione militare del gruppo Iveco, controllata da Exor — è al centro di un acceso confronto industriale e politico. Dopo l’annuncio della volontà di scorporare IDV in vista di una valorizzazione o quotazione in Borsa entro fine 2025, è partita la fase delle offerte preliminari. E la prima mossa pubblica è arrivata da Leonardo, in cordata con la tedesca Rheinmetall, che lo scorso 8 maggio ha formalizzato un’offerta non vincolante. Un’operazione, come ha chiarito l’amministratore delegato Roberto Cingolani, che “avrebbe grande senso industriale” e non sarà condizionata da logiche finanziarie. “Non pagheremo più del giusto prezzo”, ha dichiarato l’ad.
Il valore stimato dell’offerta si aggira attorno a 1,5 miliardi di euro, secondo fonti vicine al dossier. Ma i contorni economici sono solo una parte della partita. IDV non è una semplice azienda manifatturiera, ma una realtà strategica, con un ruolo centrale nei programmi militari italiani e un portafoglio di prodotti già adottati da diversi eserciti europei. La corsa alla sua acquisizione si gioca quindi anche e soprattutto sul tavolo della politica.
Tutti gli interessati ad acquistare IDV
Al momento, l’offerta di Leonardo e Rheinmetall è sicuramente la più strutturata, ma non è l’unica all’orizzonte. Secondo il quotidiano spagnolo El Economista, anche Indra, gruppo iberico partecipato al 28% dallo Stato spagnolo, ha presentato una proposta non vincolante per rilevare IDV. L’obiettivo di Madrid in questo contesto è chiaro: consolidare un proprio polo industriale terrestre nel settore della difesa europea, e perché ciò sia possibile, IDV rappresenterebbe un elemento chiave. Indra ha infatti già avviato l’acquisizione del produttore di blindati Santa Bárbara Sistemas da General Dynamics e ha rafforzato le proprie relazioni con gruppi globali come Thales, Lockheed Martin ed Edge Group.
Altri pretendenti si muovono in modo più discreto, ma non meno deciso. KNDS, il colosso franco-tedesco nato dalla fusione tra Nexter e Krauss-Maffei Wegmann, è stato in passato in trattativa con Leonardo per un’alleanza sui carri armati di nuova generazione, trattativa poi naufragata nel 2023 e risultata nell’alleanza con Rheinmetall. BAE Systems, campione britannico della difesa, resta alla finestra, mentre il gruppo Czechoslovak Group (Csg) — già presente in Italia con partecipazioni in Fiocchi Munizioni e Armi Perazzi — potrebbe vedere in IDV l’occasione per espandere la propria presenza nel segmento terrestre europeo.
L’incognita Golden Power
Ogni attuale e futura offerta per acquistare IDV, per quanto forte, si scontra con una questione delicata: la tutela dell’interesse nazionale. IDV è infatti classificabile come asset strategico, e per questo soggetto al Golden Power, il potere che consente al governo di bloccare o condizionare acquisizioni in settori sensibili. Finora, Palazzo Chigi non ha espresso preferenze, ma indubbiamente la proposta Leonardo-Rheinmetall porterebbe in dote il fatto che, in caso di acquisizione effettiva, buona parte della produzione resterebbe sul territorio nazionale, magari in sinergia con la nuova joint venture Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (Lrmv).
Ma il Golden Power non è solo uno scudo, è anche un mezzo di negoziazione. Il governo può usarlo per orientare le trattative, condizionare eventuali cessioni e proteggere la filiera nazionale. La concorrenza estera — specie quella spagnola — potrebbe sollevare preoccupazioni legate al trasferimento di know-how, impianti e occupazione all’estero. In questo senso, il Golden Power sarà l’ago della bilancia che determinerà l’esito finale, ma anche lo strumento con cui Exor — oggi alla ricerca del miglior offerente — cercherà di spuntare un prezzo più alto.
L’ipotesi americana
Finora la rosa dei potenziali acquirenti di IDV si limita all’Europa, ma non si può escludere del tutto che l’azienda italiana possa essere attenzionata anche da parte di attori d’oltreoceano. In un momento in cui il necessario rafforzamento dell’industria europea si scontra con il dilemma delle acquisizioni da attori terzi (tema non poco controverso anche a Bruxelles), una partecipazione Usa in IDV potrebbe garantire al contempo il mantenimento della produzione in Europa senza escludere Washington (e il suo know-how) dall’equazione.
Colossi americani, come General Dynamics o Lockheed Martin — già presenti in Europa attraverso controllate, filiali e joint venture —, potrebbero anche valutare operazioni indirette, magari sostenendo una particolare offerta o stringendo alleanze post-acquisizione. Un ingresso statunitense nella partita IDV, sia esso diretto o mediato, al momento non sembra essere all’orizzonte. Tuttavia, arrivati a questo punto, la posta in palio, vale a dire uno dei migliori asset industriali europei nel campo dei mezzi terrestri, nessuna opzione può essere veramente esclusa.