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L’incertezza non porti all’inazione. L’allarme di Cavo Dragone dal Comitato militare Nato

 

La Nato è coesa, in trasformazione, e consapevole che la sicurezza collettiva non è più solo una formula diplomatica, ma una necessità strategica da concretizzare. È il quadro che emerge dalla riunione del Comitato militare dell’Alleanza Atlantica, dove i capi di Stato maggiore della Difesa dei 32 Paesi membri hanno discusso deterrenza, sostegno all’Ucraina e innovazione, in vista del prossimo vertice di L’Aia. A guidare i lavori, l’ammiraglio Cavo Dragone, che ha ribadito l’urgenza di agire uniti di fronte a minacce chiare e presenti

La Nato è coesa, in trasformazione, e consapevole che la sicurezza collettiva non è più solo una formula diplomatica, ma una necessità strategica da declinare in scelte operative concrete. È il quadro emerso dalla riunione del Comitato militare dell’Alleanza a Bruxelles, dove si sono riuniti i capi di Stato maggiore della Difesa dei trentadue Paesi alleati per affrontare le priorità strategiche dell’Alleanza Atlantica: deterrenza, difesa collettiva, sostegno all’Ucraina e preparazione del prossimo vertice Nato che si terrà a L’Aia nel mese di giugno. A inaugurare i lavori è stato l’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare, che ha sottolineato come la coesione tra gli eserciti alleati sia “la pietra angolare della difesa collettiva”. Parole che si inseriscono nel contesto di una Nato che, dopo oltre due anni di guerra in Europa e un progressivo mutamento degli equilibri globali, cerca di rispondere a nuove sfide con maggiore chiarezza strategica e senso di urgenza.

Una NATO più forte e più determinata

“Dopo quasi quattro mesi nel mio incarico, posso affermare con certezza che ho trovato una Nato in salute, più forte, più coordinata e più determinata”. Così Cavo Dragone in conferenza stampa ha sintetizzato lo spirito dell’incontro, mettendo in luce il ruolo crescente delle autorità militari dell’Alleanza nel fornire consigli tempestivi e incisivi ai vertici politici. “Il risveglio provocato dalla guerra in Ucraina e gli stimoli arrivati dagli Stati Uniti – ha aggiunto – sono stati accolti con responsabilità”. Le discussioni si sono articolate su tre direttrici principali: il rafforzamento della postura di deterrenza e difesa, il sostegno militare all’Ucraina, e l’innovazione strategica nel dominio operativo multi-dimensionale.

L’asse transatlantico tra deterrenza e trasformazione

Durante le sessioni operative, il Comandante supremo delle Forze alleate in Europa (Saceur), il generale Usa Christopher G. Cavoli, ha aggiornato i capi di Stato maggiore sull’evoluzione delle operazioni e missioni della Nato, ponendo l’accento sull’implementazione dei Piani di deterrenza e difesa dell’area euro-atlantica (Dda). Non solo documenti strategici, ma – nelle parole di Cavo Dragone – “la spina dorsale della Nato”, che definisce la capacità dell’Alleanza di rispondere rapidamente a minacce in qualsiasi ambito. Parallelamente, con il Comandante supremo per la trasformazione (Sact), l’ammiraglio Pierre Vandier, si è discusso di innovazione, digitalizzazione e nuove dottrine di comando e controllo per garantire che la Nato resti competitiva in uno scenario tecnologico e operativo in rapida evoluzione.

Ucraina: sostegno strategico, non solo morale

L’ultima sessione della giornata ha visto la partecipazione – in videoconferenza da Kyiv – del generale Oleksandr Syrskyi, capo di Stato maggiore ucraino. I leader militari alleati hanno ribadito il sostegno a lungo termine all’Ucraina, sottolineando che “aiutare Kyiv a difendersi è un investimento nella nostra stessa sicurezza”, oltre che un impegno morale. “Dobbiamo evitare che l’incertezza diventi una scusa per l’inazione”, ha avvertito Cavo Dragone. Le minacce, ha detto, sono chiare e presenti: l’espansionismo russo, la presenza destabilizzante della Cina in aree strategiche, il terrorismo, le cyber-minacce, senza dimenticare le tensioni crescenti nell’Artico e nello spazio. “I nostri avversari non stanno fermi, e potrebbero tentare di sfruttare ciò che è in realtà una nostra forza: la pluralità di prospettive che portiamo al tavolo”.


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