La Romania si appresta a tornare al voto. La scelta sarà tra George Simion, leader del partito nazional-populista Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), e Nicusor Dan, sindaco indipendente di Bucarest ed ex matematico diventato noto per la sua battaglia contro la corruzione. La vittoria di un candidato euroscettico e filo-Trump o uno europeista e moderato potrebbe ridefinire l’orientamento geopolitico del Paese
Gli elettori romeni tornano domani alle urne in una delle elezioni più polarizzate della storia democratica del Paese. A contendersi la presidenza al secondo turno sono George Simion, leader del partito nazional-populista Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), e Nicusor Dan, sindaco indipendente di Bucarest ed ex matematico diventato noto per la sua battaglia contro la corruzione.
La Romania è membro della Nato e dell’Unione europea, nonché Paese confinante con l’Ucraina in guerra. Per questa ragione la competizione elettorale va ben oltre i confini nazionali, come hanno dimostrato anche le interferenze che hanno portato all’annullamento il precedente primo turno che si era tenuto lo scorso 24 novembre. La scelta tra un candidato euroscettico e filo-Trump e uno europeista e moderato potrebbe ridefinire l’orientamento geopolitico del Paese.
LA SORPRESA DEL TESTA A TESTA NEI SONDAGGI
Mentre il primo turno ha visto prevalere il candidato nazionalista Simion, a quanto pare al momento secondo i sondaggi, i due candidati sono invece quasi alla pari. Simion aveva ottenuto il 40% dei voti al primo turno del 4 maggio contro il 20% di Dan, ma il divario si è progressivamente assottigliato. Un rilevamento condotto da AtlasIntel mercoledì ha dato i due candidati appaiati al 48%, mentre solo giovedì l’istituto Irsop ha indicato Dan in vantaggio con il 52% contro il 48% di Simion.
Tuttavia, l’affidabilità dei sondaggi rimane oggetto di dibattito in un Paese in cui molti elettori non rivelano le proprie intenzioni di voto per timore di ritorsioni. Secondo un’analisi di Politico, la chiave sarà l’affluenza. Se dovesse superare il 60%, le probabilità di vittoria per Dan aumenterebbero sensibilmente.
IL TRUMP DELL’EUROPA DELL’EST
A 38 anni, Simion si presenta come l’erede spirituale di Donald Trump in Europa orientale. Nazionalista, anti-establishment, ostile all’immigrazione e scettico verso l’Unione europea, ha costruito il suo consenso tra la diaspora e tra chi è deluso dai partiti tradizionali. Simion ha promesso di riaprire i dossier sull’annullamento delle elezioni del 2024, dichiarate invalide per presunte irregolarità finanziarie e ingerenze straniere. È un dichiarato sostenitore di Calin Georgescu, il candidato ultranazionalista escluso dalla corsa, che ha già proposto come futuro primo ministro.
Nonostante proclami ufficiali di neutralità, Simion è critico sull’invio di aiuti militari all’Ucraina, è bandito da Ucraina e Moldavia, e ha invocato il ripristino delle “antiche frontiere” della Romania. Durante la campagna, ha evitato il confronto diretto con Dan, partecipando a un solo dibattito e privilegiando una strategia mediatica aggressiva sui social, dove attacca media e istituzioni e promuove valori tradizionali.
L’ALTERNATIVA ISTITUZIONALE PER LA VIA EUROPEA
Nicusor Dan, 55 anni, si propone come difensore della via europea e garante di riforme profonde. Fondatore dell’Unione Salva Romania, oggi corre da indipendente, attirando soprattutto l’elettorato urbano e istruito. Nel corso della campagna ha insistito su temi come lotta all’evasione fiscale, traffico di droga, frodi, e ha promesso di creare le condizioni per il ritorno della grande diaspora rumena (oltre 5 milioni di persone). Ha definito Simion “una gazzetta russa” e ha chiesto un maggiore impegno degli Usa contro la Russia di Vladimir Putin. “La stabilità promessa dall’élite degli ultimi 35 anni si è rivelata un’illusione”, ha dichiarato Dan . “Serve un cambiamento profondo, ma responsabile, ancorato all’identità europea e alla dignità nazionale”.
Il clima politico è segnato da sfiducia diffusa e dalla percezione che la democrazia sia in crisi. La Romania è stata declassata nel Democracy Index dell’Economist da “democrazia imperfetta” a “regime ibrido”. Dopo le recenti dimissioni del premier Marcel Ciolacu, il nuovo presidente avrà il compito di nominare un nuovo capo del governo. Se il parlamento non approverà la nomina, la Romania potrebbe andare verso elezioni politiche anticipate.